La sera del 2 giugno 1896, alla Salle Pleyel di Parigi si tenne un grande evento per celebrare il famoso compositore e concertista francese Camille Saint-Saëns che, 50 anni prima, aveva esordito, appena decenne, in quella stessa sala. Il programma della serata prevedeva che Saint-Saëns suonasse come solista un’opera originale, scritta per l’occasione: il Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 5 in Fa maggiore, Op. 103. L’esibizione è ricordata come un successo clamoroso e il Concerto, a causa dei motivi esotici del secondo movimento, rimase noto come ‘L’Egiziano’. Il Concerto ‘Egiziano’ è considerato uno dei grandi capolavori del compositore francese e, più in generale, della musica sinfonica del XIX secolo; è noto a tutti – è lo stesso Saint-Saëns a rivelarlo – che il tema centrale è tratto da un canto nubiano che egli aveva ascoltato da alcuni barcaioli sul Nilo in uno dei suoi tanti viaggi. Questi viaggi in tutto il mondo erano iniziati sei anni prima, poco dopo la morte dell’adorata madre Clémence. Alla ricerca della serenità – e di un clima più ideale per la sua cagionevole salute – il compositore si recò sovente in Nord Africa. Fra il 1890 e il 1914 viaggiò ben sedici volte in Egitto e, appassionato cultore di archeologia, ebbe modo di visitare i grandi templi di Karnak e Luxor in compagnia dell’amico Georges Legrain (cui il destino proprio in quegli anni avrebbe riservato un’importantissima scoperta). Dell’Egitto e delle sue rovine archeologiche Saint-Saëns lascia un’immagine idilliaca che affida alle note di diverse composizioni esplicitamente ispirate alla Terra dei Faraoni (Souvenir d’Ismaïlia, La Foi, Le lever du soleil sur le Nil, Sur le bords du Nil). Ma il rapporto fra Saint-Saëns e l’Egitto non si limitò alla produzione musicale: egli godette della calorosa accoglienza della famiglia regnante, e particolarmente di Mohammed Ali Pasha, fratello del Khedive, con il quale intrattenne una ricca corrispondenza; nel novembre del 1911 il suo busto venne inaugurato al Teatro dell’Opera del Cairo; egli raccolse anche una modesta collezione di antichità egiziane che donò al Museo di Dieppe. Tuttavia, i motivi del suo amore per l’Egitto vanno individuati in quella ricerca delle fonti della civiltà occidentale che avrebbero potuto ispirare una nuova visione del futuro, luminosa alternativa al presente declino della civiltà occidentale e della sua musica. Proprio in Egitto, nell’aggressivo sperimentalismo orientalista, Saint-Saëns trovò la linfa vitale del suo essere strenuamente ‘classico’ in un mondo che guardava tragicamente altrove.
Saint-Saëns e l’Egitto : Storia di un musicista viaggiatore nella Terra dei Faraoni / L. Guardiano (QUADERNI DEL MUSEO DEL PAPIRO). - In: Atti del 22. Convegno di Egittologia e Papirologia / [a cura di] A. Di Natale, C. Basile. - Prima edizione. - Siracusa : Tyche, 2025. - ISBN 9791221098853. - pp. 19-31 (( Intervento presentato al 22. convegno Convegno di Egittologia e Papirologia tenutosi a Siracusa nel 2023.
Saint-Saëns e l’Egitto : Storia di un musicista viaggiatore nella Terra dei Faraoni
L. Guardiano
2025
Abstract
La sera del 2 giugno 1896, alla Salle Pleyel di Parigi si tenne un grande evento per celebrare il famoso compositore e concertista francese Camille Saint-Saëns che, 50 anni prima, aveva esordito, appena decenne, in quella stessa sala. Il programma della serata prevedeva che Saint-Saëns suonasse come solista un’opera originale, scritta per l’occasione: il Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 5 in Fa maggiore, Op. 103. L’esibizione è ricordata come un successo clamoroso e il Concerto, a causa dei motivi esotici del secondo movimento, rimase noto come ‘L’Egiziano’. Il Concerto ‘Egiziano’ è considerato uno dei grandi capolavori del compositore francese e, più in generale, della musica sinfonica del XIX secolo; è noto a tutti – è lo stesso Saint-Saëns a rivelarlo – che il tema centrale è tratto da un canto nubiano che egli aveva ascoltato da alcuni barcaioli sul Nilo in uno dei suoi tanti viaggi. Questi viaggi in tutto il mondo erano iniziati sei anni prima, poco dopo la morte dell’adorata madre Clémence. Alla ricerca della serenità – e di un clima più ideale per la sua cagionevole salute – il compositore si recò sovente in Nord Africa. Fra il 1890 e il 1914 viaggiò ben sedici volte in Egitto e, appassionato cultore di archeologia, ebbe modo di visitare i grandi templi di Karnak e Luxor in compagnia dell’amico Georges Legrain (cui il destino proprio in quegli anni avrebbe riservato un’importantissima scoperta). Dell’Egitto e delle sue rovine archeologiche Saint-Saëns lascia un’immagine idilliaca che affida alle note di diverse composizioni esplicitamente ispirate alla Terra dei Faraoni (Souvenir d’Ismaïlia, La Foi, Le lever du soleil sur le Nil, Sur le bords du Nil). Ma il rapporto fra Saint-Saëns e l’Egitto non si limitò alla produzione musicale: egli godette della calorosa accoglienza della famiglia regnante, e particolarmente di Mohammed Ali Pasha, fratello del Khedive, con il quale intrattenne una ricca corrispondenza; nel novembre del 1911 il suo busto venne inaugurato al Teatro dell’Opera del Cairo; egli raccolse anche una modesta collezione di antichità egiziane che donò al Museo di Dieppe. Tuttavia, i motivi del suo amore per l’Egitto vanno individuati in quella ricerca delle fonti della civiltà occidentale che avrebbero potuto ispirare una nuova visione del futuro, luminosa alternativa al presente declino della civiltà occidentale e della sua musica. Proprio in Egitto, nell’aggressivo sperimentalismo orientalista, Saint-Saëns trovò la linfa vitale del suo essere strenuamente ‘classico’ in un mondo che guardava tragicamente altrove.Pubblicazioni consigliate
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