Alla fine della Seconda guerra mondiale una “inconsueta” forma di migrazione prese il via dall’Italia alla volta degli Stati Uniti: quella delle spose (e delle fidanzate) di guerra, le ragazze che, durante il periodo dell’occupazione, avevano conosciuto, si erano innamorate e, alla fine, avevano sposato soldati americani Secondo i dati forniti dall’US Immigration and Naturalization Service, le italiane che raggiunsero gli Stati Uniti sotto l’egida del War Brides Act, tra il febbraio del 1946 e il dicembre 1947, furono poco meno di diecimila; inoltre, a queste donne vanno aggiunte più di mille “fidanzate di guerra”, i cui innamorati erano stati richiamati in patria prima di riuscire a regolarizzare la propria unione. Si trattò, dunque, di quella che si potrebbe definire una vera e propria “migrazione sentimentale”. Le italiane si legarono a questi uomini americani che parevano tutti belli, sani e allegri (e ricchi…), senza badare al fatto che appartenessero ai background più disparati, sia dal punto di vista sociale, sia da quello etnico (ma parecchie delle relazioni nate nel nostro Paese ebbero come protagonisti soldati italoamericani). A volte non si trattò di “semplice innamoramento”: l’America rappresentava, da sempre, un miraggio di benessere e, dunque, era logico che molte donne cercassero semplicemente l’opportunità di fuggire alla situazione di profonda miseria che attraversava l’Italia. Molte delle spose riuscirono a inserirsi nella comunità da cui provenivano i loro mariti, altre ebbero enormi difficoltà. L’ostacolo maggiore che si parava davanti alle nuove immigrate era spesso quello linguistico (oltre a quello culturale): molte ragazze partirono alla volta degli Stati Uniti senza conoscere una sola parola di inglese, e, almeno all’inizio, dovettero dipendere in tutto e per tutto dal marito e dalla sua famiglia. Queste donne erano, però, giovani e desiderose di imparare e si dimostrarono pronte ad assimilare ogni novità che veniva loro offerta.
Una «migrazione sentimentale» : Le spose di guerra italiane della Seconda guerra mondiale / S. Cassamagnaghi (LETTERATURE E CULTURE DELL'AMERICA LATINA). - In: Migrazioni al femminile : dinamiche di genere tra percorsi ufficiali e vie informali (secc. 13.-20.) / [a cura di] A. Cioppi, P.B. Spinato. - Prima edizione. - Roma : Bulzoni, 2025. - ISBN 978-88-6897-357-5. - pp. 41-54 (( convegno Migrazioni al femminile. Dinamiche di genere tra percorsi ufficiali e vie informali tenutosi a Milano nel 2022.
Una «migrazione sentimentale» : Le spose di guerra italiane della Seconda guerra mondiale
S. Cassamagnaghi
Primo
2025
Abstract
Alla fine della Seconda guerra mondiale una “inconsueta” forma di migrazione prese il via dall’Italia alla volta degli Stati Uniti: quella delle spose (e delle fidanzate) di guerra, le ragazze che, durante il periodo dell’occupazione, avevano conosciuto, si erano innamorate e, alla fine, avevano sposato soldati americani Secondo i dati forniti dall’US Immigration and Naturalization Service, le italiane che raggiunsero gli Stati Uniti sotto l’egida del War Brides Act, tra il febbraio del 1946 e il dicembre 1947, furono poco meno di diecimila; inoltre, a queste donne vanno aggiunte più di mille “fidanzate di guerra”, i cui innamorati erano stati richiamati in patria prima di riuscire a regolarizzare la propria unione. Si trattò, dunque, di quella che si potrebbe definire una vera e propria “migrazione sentimentale”. Le italiane si legarono a questi uomini americani che parevano tutti belli, sani e allegri (e ricchi…), senza badare al fatto che appartenessero ai background più disparati, sia dal punto di vista sociale, sia da quello etnico (ma parecchie delle relazioni nate nel nostro Paese ebbero come protagonisti soldati italoamericani). A volte non si trattò di “semplice innamoramento”: l’America rappresentava, da sempre, un miraggio di benessere e, dunque, era logico che molte donne cercassero semplicemente l’opportunità di fuggire alla situazione di profonda miseria che attraversava l’Italia. Molte delle spose riuscirono a inserirsi nella comunità da cui provenivano i loro mariti, altre ebbero enormi difficoltà. L’ostacolo maggiore che si parava davanti alle nuove immigrate era spesso quello linguistico (oltre a quello culturale): molte ragazze partirono alla volta degli Stati Uniti senza conoscere una sola parola di inglese, e, almeno all’inizio, dovettero dipendere in tutto e per tutto dal marito e dalla sua famiglia. Queste donne erano, però, giovani e desiderose di imparare e si dimostrarono pronte ad assimilare ogni novità che veniva loro offerta.| File | Dimensione | Formato | |
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