La collezione di coroplastica votiva conservata al Museo Provinciale Campano di Capua, esito per la gran parte degli scavi ottocenteschi del santuario di Fondo Patturelli, pur con i ben noti limiti di informazioni contestuali precise e problemi di dispersione di materiali, costituisce ancora oggi uno dei principali giacimenti per numero e varietà di soggetti attestati nonché un riferimento per gli studi morfotipologici sul tema. Nel novero delle ricerche in corso, condotte da lungo tempo dall’Università di Milano e attualmente anche inserite nelll’ambito più ampio del progetto PRIN 2022 De rerum figura. Things inside images, portato avanti in sinergia con gli atenei di Pavia (capofila) e Padova, in questa sede si intende approfondire l’esame di alcuni soggetti che presentano influssi che vanno al di là dei modelli più canonici e noti di ambito greco-continentale (beotico e attico in primis) e magnogreco e si estendono ad altre realtà del bacino orientale del Mediterraneo. Nell’ampio repertorio a disposizione ci si soffermerà in particolare su soggetti quali i pupi in fasce, pur ben noti e documentati nella penisola, che, nel caso capuano (e campano, se consideriamo Paestum), dimostrano influssi ciprioti, Bes-Sileno (inquadrato in letteratura, a partire dai contributi di V. Dasen, anche più genericamente tra le figure demoniche e naniformi connesse con la tutela dell’infanzia e dei passaggi di stato) che aprono a contatti e stratificazioni di modelli iconografici variegati, fino a particolari casi di raffigurazioni grottesche e deformi che si pongono a cavallo tra la sfera della comicità teatrale e della rappresentazione realistica di patologie fisiche. L’analisi di tali casi mira a mettere in luce l’apertura di Capua e più latamente della Campania a suggestioni e ispirazioni provenienti dal levante mediterraneo a partire dal IV-III sec. a.C. e che potrebbero avere costituito una sorta di prodromo alla precoce accettazione dei culti orientali nella regione allo scorcio del II sec. a.C.
Ispirazioni iconografiche dal Mediterraneo orientale nella coroplastica votiva capuana: a proposito di ricezione e rielaborazione di modelli allogeni e delle possibili loro implicazioni a livello del culto locale / E. Giovanelli, G. Mancini. ((Intervento presentato al convegno META-MARE. IL MARE DEGLI DÈI. Circolazione di culti e frequentazione dei santuari nel Mediterraneo antico : 11-12 giugno tenutosi a Macerata nel 2025.
Ispirazioni iconografiche dal Mediterraneo orientale nella coroplastica votiva capuana: a proposito di ricezione e rielaborazione di modelli allogeni e delle possibili loro implicazioni a livello del culto locale
E. Giovanelli
;
2025
Abstract
La collezione di coroplastica votiva conservata al Museo Provinciale Campano di Capua, esito per la gran parte degli scavi ottocenteschi del santuario di Fondo Patturelli, pur con i ben noti limiti di informazioni contestuali precise e problemi di dispersione di materiali, costituisce ancora oggi uno dei principali giacimenti per numero e varietà di soggetti attestati nonché un riferimento per gli studi morfotipologici sul tema. Nel novero delle ricerche in corso, condotte da lungo tempo dall’Università di Milano e attualmente anche inserite nelll’ambito più ampio del progetto PRIN 2022 De rerum figura. Things inside images, portato avanti in sinergia con gli atenei di Pavia (capofila) e Padova, in questa sede si intende approfondire l’esame di alcuni soggetti che presentano influssi che vanno al di là dei modelli più canonici e noti di ambito greco-continentale (beotico e attico in primis) e magnogreco e si estendono ad altre realtà del bacino orientale del Mediterraneo. Nell’ampio repertorio a disposizione ci si soffermerà in particolare su soggetti quali i pupi in fasce, pur ben noti e documentati nella penisola, che, nel caso capuano (e campano, se consideriamo Paestum), dimostrano influssi ciprioti, Bes-Sileno (inquadrato in letteratura, a partire dai contributi di V. Dasen, anche più genericamente tra le figure demoniche e naniformi connesse con la tutela dell’infanzia e dei passaggi di stato) che aprono a contatti e stratificazioni di modelli iconografici variegati, fino a particolari casi di raffigurazioni grottesche e deformi che si pongono a cavallo tra la sfera della comicità teatrale e della rappresentazione realistica di patologie fisiche. L’analisi di tali casi mira a mettere in luce l’apertura di Capua e più latamente della Campania a suggestioni e ispirazioni provenienti dal levante mediterraneo a partire dal IV-III sec. a.C. e che potrebbero avere costituito una sorta di prodromo alla precoce accettazione dei culti orientali nella regione allo scorcio del II sec. a.C.| File | Dimensione | Formato | |
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