The paper aims to analyze the effects on the urban structure and economic topography of Milan of the foundation and development of the Ospedale Maggiore, focusing on two key turning points in the its long story: its origin in the mid-15th century and its transformation at the time of the so- called “Risorgimento sanitario”, between the last decades of the 19th century and the early 20th.
Nel paper si analizzano gli effetti che sulla struttura urbana e sulla topografia economica di Milano hanno avuto la fondazione e lo sviluppo dell’Ospedale Maggiore. Si prendono in esame due momenti particolarmente significativi della lunga storia di questo ente: la sua istituzione a metà XV secolo e la sua trasformazione all’epoca del cosiddetto Risorgimento sanitario nazionale, tra gli ultimi decenni del XIX secolo e i primi del XX. Queste due fasi di vita dell’Ospedale Maggiore corrispondono alle due grandi svolte conosciute dagli ospedali nella società occidentale, quella tre-quattrocentesca, quando l’Europa assistette a un processo generale di riforma ospedaliera, che portò a una razionalizzazione dell’assistenza precedentemente concepita, e quella otto-novecentesca, caratterizzata da innovazioni ad alto contenuto scientifico e tecnologico e da una questione ospedaliera intesa ormai come problema coinvolgente più ampi strati sociali e più specialisti (medici, chimici, architetti, ingegneri). In entrambe le circostanze, l’Ospedale Maggiore, ben presto noto come Ca’ Granda, andò a posizionarsi ai vertici dell’assistenza ospedaliera italiana (e non solo). In primo luogo si prenderà in considerazione la nascita della Ca’ Granda (1456), esito di una profonda riforma amministrativa, discussa dalle autorità civili, dalla Chiesa e dalla cittadinanza, che si accompagnò alla costruzione di un nuovo ospedale “grande”, simbolo della nuova gestione centralizzata e, al contempo, del potere del nuovo duca, Francesco Sforza. Recenti ricerche archivistiche, che permettono di ricostruire il processo di spossessamento da parte del duca Sforza di terreni facenti precedentemente parte della cittadella residenziale viscontea e poi donati al nuovo ente assistenziale per risemantizzarli ad uso civico e sotto il proprio nome, fanno emergere nuove e diverse logiche localizzative rispetto a quelle tradizionalmente considerate. La nuova “fabbrica della salute”, che si insediò a ridosso della cerchia dei Navigli, avrebbe modificato e determinato per secoli la geografia ospedaliera della città plasmandone le aree circostanti. Successivamente, si esamina il periodo che si avvia con le epidemie di colera del 1884-1885 e che segna per l’Italia umbertina un deciso impulso riformatore in ambito sanitario. Sebbene gli effetti delle leggi di Crispi furono, soprattutto sotto il profilo del sostegno finanziario dello Stato a favore degli ospedali, quasi inesistenti, le scoperte medico-scientifiche e il numero crescente dei ricoveri spinsero comunque verso la modernizzazione, che la governance della Ca’ Granda scelse di sostenere rompendo il pareggio del bilancio. Si decise infatti di perseguire il potenziamento e l’innovazione della struttura ospedaliera investendo in capitale fisso le generose donazioni dei cittadini, lasciando che l’insufficienza delle entrate del patrimonio venisse aggravata dall’aumento dei costi di gestione delle nuove cliniche. Vennero così costruiti nuovi padiglioni decentralizzati e specializzati (il Litta nel 1895; i due padiglioni Ponti, nel 1902, per gli infortuni sul lavoro e per gli organi offesi; il Moneta; i due padiglioni Beretta, nel 1904, per la chirurgia e la medicina pediatrica; il Moscati nel 1906; il Cesarina Riva nel 1911, e il Biffi per la medicina generale, l’anno successivo), allargando la città del welfare all’area al di là del Naviglio dietro l’antica sede monumentale della Ca’ Granda, disegnando il nuovo Policlinico secondo un modello architettonico ritenuto più efficace. Nonostante l’assenza di una politica sanitaria nazionale, la Ca’ Granda riuscì, grazie alle donazioni dei benefattori e agli interventi degli istituti finanziari locali, a perseguire l’obiettivo di estendere efficacemente l’assistenza sanitaria e di raggiungere risultati clinici di assoluto rilievo, tanto che nel 1920, in una conferenza alla Medical Society di Portland, il medico statunitense Ulysses Moore affermò che «né in America né in Francia, né in Inghilterra c’è un ospedale che per la sua grandiosità, per la sua organizzazione […] e per le sue specializzazioni» superi l’Ospedale Maggiore di Milano. Gli avanzamenti diagnostici-terapeutici, sperimentati e adottati nella Ca’ Granda tra fine Ottocento e inizio Novecento, ebbero inoltre l’effetto di fare nascere un’articolata e florida rete di aziende di strumenti chirurgici ed elettromedicali, che disegnava una sorta di corona produttiva intorno all’Ospedale Maggiore e alle sue cliniche.
L’Ospedale Maggiore di Milano e la Città del Welfare: Strategie e Investimenti tra XV e XX secolo / G. De Luca, M. Gazzini - In: Oltre Lo Sguardo = Beyond The Gaze. 1: La città prisma = The prism city / [a cura di] F.R. Fiano. - Prima edizione. - Torino : AISU International, 2025. - ISBN 978-88-31277-11-2. - pp. 554-566
L’Ospedale Maggiore di Milano e la Città del Welfare: Strategie e Investimenti tra XV e XX secolo
G. De Luca;M. Gazzini
2025
Abstract
The paper aims to analyze the effects on the urban structure and economic topography of Milan of the foundation and development of the Ospedale Maggiore, focusing on two key turning points in the its long story: its origin in the mid-15th century and its transformation at the time of the so- called “Risorgimento sanitario”, between the last decades of the 19th century and the early 20th.| File | Dimensione | Formato | |
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