Tra il Quattrocento e il Cinquecento si diffondono lungo il corso del Reno le versioni in volgare di un genere di preghiera mariana attestato in latino tra il XIII e il XV secolo: si tratta di un’orazione in cui l’Avemaria è ampliata inserendo le benedizioni di 23 o 24 parti del corpo della Vergine, ricordate per il ruolo che esse svolsero nella cura del Figlio bambino. Diffusa soprattutto nell’area del basso e medio corso del Reno, questa forma di devozione - riconducibile al tipo dell’orazione Benedictus - accomuna aree linguistiche e dialettali diverse, dal neerlandese al basso-renano al ripuario, fino a giungere nella seconda metà del XV secolo in area alemanna, a riflesso delle reti di rapporti che intercorrevano in questa macroregione. Poiché inoltre l’orazione è conservata in libri di preghiera di ordini monastici differenti (francescani, agostiniani, domenicani), si rivela essere una forma di devozione trasversale agli ordini stessi. In area alemanna avrà anche punti di contatto con un’altra tipologia di lode del corpo di Maria che, uscendo dallo stretto ambito monastico, si ritrova pure nei libri di preghiera per i laici. D’altronde, la narrazione va a colmare la lacuna relativa alla prima infanzia di Gesù, ma la diffusione è da ricondurre anche alla forza evocativa delle immagini di cura materna evocate dalle singole benedizioni, poiché corrisponde a un contesto culturale (religioso e laico) fortemente determinato dalla componente visuale. Mai traduzioni dirette delle versioni latine che si sono conservate, queste preghiere le echeggiano da vicino, presentando le variazioni caratteristiche della preghiera in volgare, nella quale la dimensione dell’oralità influisce sulla tradizione: il nucleo del ricordo, il gesto di Maria, è quasi sempre lo stesso, ma la formulazione e il lessico presentano differenze. A partire da un confronto preliminare tra alcuni testimoni delle diverse aree dialettali e la tradizione latina, il contributo si propone di evidenziarne le peculiarità sullo sfondo del ruolo culturale che la preghiera e i libri di preghiera in volgare rivestivano tra la fine del medioevo e la prima età moderna. Sebbene infatti in area basso-renana fosse diffuso in prevalenza il libro di preghiere liturgico e in quella sud-occidentale invece quello di devozione privata e non-liturgico, la presenza di alcune orazioni su tutto lo sviluppo del Reno si configura come un elemento di continuità.
Dal latino al volgare: un'orazione renana nel XV e XVI secolo / P.E.C. Spazzali (THE MEDIEVAL TRANSLATOR). - In: Linguistic Fragmentation and Cultural Inclusion in the Middle Ages : Translation, Plurilingualism, Multilingualism / [a cura di] D. Bertagnolli, A. Zironi. - [s.l] : Brepols, 2025. - ISBN 978-2-503-61364-2. - pp. 21-38
Dal latino al volgare: un'orazione renana nel XV e XVI secolo
P.E.C. Spazzali
2025
Abstract
Tra il Quattrocento e il Cinquecento si diffondono lungo il corso del Reno le versioni in volgare di un genere di preghiera mariana attestato in latino tra il XIII e il XV secolo: si tratta di un’orazione in cui l’Avemaria è ampliata inserendo le benedizioni di 23 o 24 parti del corpo della Vergine, ricordate per il ruolo che esse svolsero nella cura del Figlio bambino. Diffusa soprattutto nell’area del basso e medio corso del Reno, questa forma di devozione - riconducibile al tipo dell’orazione Benedictus - accomuna aree linguistiche e dialettali diverse, dal neerlandese al basso-renano al ripuario, fino a giungere nella seconda metà del XV secolo in area alemanna, a riflesso delle reti di rapporti che intercorrevano in questa macroregione. Poiché inoltre l’orazione è conservata in libri di preghiera di ordini monastici differenti (francescani, agostiniani, domenicani), si rivela essere una forma di devozione trasversale agli ordini stessi. In area alemanna avrà anche punti di contatto con un’altra tipologia di lode del corpo di Maria che, uscendo dallo stretto ambito monastico, si ritrova pure nei libri di preghiera per i laici. D’altronde, la narrazione va a colmare la lacuna relativa alla prima infanzia di Gesù, ma la diffusione è da ricondurre anche alla forza evocativa delle immagini di cura materna evocate dalle singole benedizioni, poiché corrisponde a un contesto culturale (religioso e laico) fortemente determinato dalla componente visuale. Mai traduzioni dirette delle versioni latine che si sono conservate, queste preghiere le echeggiano da vicino, presentando le variazioni caratteristiche della preghiera in volgare, nella quale la dimensione dell’oralità influisce sulla tradizione: il nucleo del ricordo, il gesto di Maria, è quasi sempre lo stesso, ma la formulazione e il lessico presentano differenze. A partire da un confronto preliminare tra alcuni testimoni delle diverse aree dialettali e la tradizione latina, il contributo si propone di evidenziarne le peculiarità sullo sfondo del ruolo culturale che la preghiera e i libri di preghiera in volgare rivestivano tra la fine del medioevo e la prima età moderna. Sebbene infatti in area basso-renana fosse diffuso in prevalenza il libro di preghiere liturgico e in quella sud-occidentale invece quello di devozione privata e non-liturgico, la presenza di alcune orazioni su tutto lo sviluppo del Reno si configura come un elemento di continuità.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
PAOLA SPAZZALI (1).pdf
accesso riservato
Tipologia:
Publisher's version/PDF
Dimensione
1.22 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.22 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.




