The article analyses the acoustic dimension in a selection of works by Joseph Beuys (Krefeld 1921-Düsseldorf 1986), illustrating how sound, initially expressed through musical performance and then conveyed through voice and language, represents a specific area of investigation for Beuys, one fertile with original poetic developments. The essay proceeds by examining some exemplary actions, but also pays attention to some lesser-studied episodes of Beuys’ very early contacts with the Italian artistic and cultural scene. It was precisely in Italy, and especially in Milan, that two important sound multiples were produced. These works exemplify the transition from a performance practice with a dramatic and hermetic character, to an oral, dialogical one, capable of conveying social and political concepts to a wide audience. Joseph Beuys strenuously devoted his artistic research to a new definition of sculpture, striving conceptually and materially to overcome the conventional delimitations of the three-dimensional sculptural object. His activity of the Sixties saw the artist expand the boundaries of sculptural practice, making it the prime vehicle for the anthropological and political renewal of society that he yearned for. In this decade of pivotal and constant evolution of the artist’s thought, sound and the sense of hearing constitute a fundamental means of implementing a new idea of entirely dematerialised sculpture, which will come to coincide with the very possibility of shaping human thought through dialogic exchange with the audience.

Oggetto del presente articolo è l’analisi della dimensione sonora in alcune opere scelte di Joseph Beuys (Krefeld 1921-Düsseldorf 1986), che illustrano come il suono, espresso dapprima tramite l’esecuzione musicale e poi trasmesso con la voce e il linguaggio, rappresenti un terreno d’indagine specifico per l’artista, fertile di sviluppi poetici originali. Il saggio procede prendendo in esame alcune azioni esemplari, ma si è posta attenzione ad alcuni episodi poco studiati dei primissimi contatti di Beuys con la scena artistica e culturale italiana. Proprio in Italia, e in special modo a Milano, vedono la luce due importanti multipli sonori che esemplificano efficacemente il passaggio da una pratica performativa dal carattere drammatico ed ermetico, a un tipo di restituzione sempre più basato sull’oralità e sulla forma dialogica, capace di trasmettere a un pubblico ampio concetti sociali e politici. Joseph Beuys ha dedicato strenuamente il suo lavoro alla definizione di un nuovo statuto per la scultura, impegnandosi a superare, sotto il profilo concettuale e operativo, le tradizionali delimitazioni di campo che ne fanno un’arte dell’oggetto tridimensionale. La sua attività degli anni Sessanta lo vede ampliare i confini della pratica scultorea per farne il veicolo principale di un ambito rinnovamento antropologico e politico. In questo decennio di delicata e costante evoluzione del pensiero dell’artista, il suono e il senso dell’udito costituiscono un fondamentale strumento di attuazione di una nuova idea di scultura interamente smaterializzata, che verrà a coincidere con la possibilità stessa di plasmare il pensiero umano attraverso uno scambio dialogico con il pubblico.

Suono e sonorità in alcune opere di Joseph Beuys / G. Colombo. - In: MUSICA & FIGURA. - ISSN 2284-032X. - 2022:9(2024), pp. 141-220.

Suono e sonorità in alcune opere di Joseph Beuys

G. Colombo
2024

Abstract

The article analyses the acoustic dimension in a selection of works by Joseph Beuys (Krefeld 1921-Düsseldorf 1986), illustrating how sound, initially expressed through musical performance and then conveyed through voice and language, represents a specific area of investigation for Beuys, one fertile with original poetic developments. The essay proceeds by examining some exemplary actions, but also pays attention to some lesser-studied episodes of Beuys’ very early contacts with the Italian artistic and cultural scene. It was precisely in Italy, and especially in Milan, that two important sound multiples were produced. These works exemplify the transition from a performance practice with a dramatic and hermetic character, to an oral, dialogical one, capable of conveying social and political concepts to a wide audience. Joseph Beuys strenuously devoted his artistic research to a new definition of sculpture, striving conceptually and materially to overcome the conventional delimitations of the three-dimensional sculptural object. His activity of the Sixties saw the artist expand the boundaries of sculptural practice, making it the prime vehicle for the anthropological and political renewal of society that he yearned for. In this decade of pivotal and constant evolution of the artist’s thought, sound and the sense of hearing constitute a fundamental means of implementing a new idea of entirely dematerialised sculpture, which will come to coincide with the very possibility of shaping human thought through dialogic exchange with the audience.
Oggetto del presente articolo è l’analisi della dimensione sonora in alcune opere scelte di Joseph Beuys (Krefeld 1921-Düsseldorf 1986), che illustrano come il suono, espresso dapprima tramite l’esecuzione musicale e poi trasmesso con la voce e il linguaggio, rappresenti un terreno d’indagine specifico per l’artista, fertile di sviluppi poetici originali. Il saggio procede prendendo in esame alcune azioni esemplari, ma si è posta attenzione ad alcuni episodi poco studiati dei primissimi contatti di Beuys con la scena artistica e culturale italiana. Proprio in Italia, e in special modo a Milano, vedono la luce due importanti multipli sonori che esemplificano efficacemente il passaggio da una pratica performativa dal carattere drammatico ed ermetico, a un tipo di restituzione sempre più basato sull’oralità e sulla forma dialogica, capace di trasmettere a un pubblico ampio concetti sociali e politici. Joseph Beuys ha dedicato strenuamente il suo lavoro alla definizione di un nuovo statuto per la scultura, impegnandosi a superare, sotto il profilo concettuale e operativo, le tradizionali delimitazioni di campo che ne fanno un’arte dell’oggetto tridimensionale. La sua attività degli anni Sessanta lo vede ampliare i confini della pratica scultorea per farne il veicolo principale di un ambito rinnovamento antropologico e politico. In questo decennio di delicata e costante evoluzione del pensiero dell’artista, il suono e il senso dell’udito costituiscono un fondamentale strumento di attuazione di una nuova idea di scultura interamente smaterializzata, che verrà a coincidere con la possibilità stessa di plasmare il pensiero umano attraverso uno scambio dialogico con il pubblico.
suono; sonorità; linguaggio; performance; conferenza; Fluxus; multipli
Settore ARTE-01/C - Storia dell'arte contemporanea
2024
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