Costituitosi come bizzocaggio nell'ultimo quarto del Trecento, il luogo di Santa Marta si era rapidamente radicato nel tessuto ecclesiale del ducato di Milano e si era rafforzato in seguito all’assunzione della regola agostiniana. Nonostante la soggezione a una regola il monastero rimase largamente autonomo nel modo di vivere e nella dipendenza spirituale da un sacerdote secolare che le monache avevano facoltà di eleggere, configurandosi, almeno fino al periodo borromaico, come un monastero aperto. Caratterizzatosi fin dagli albori per una religiosità mistica che nel discorso di alcune delle sue ospiti assumeva una peculiare cifra profetica, il monastero acquisì un inedito rilievo nei primi decenni del Cinquecento per la presenza della badessa Arcangela Panigarola, il cui magistero attirò sull’istituto l’attenzione dei francesi, nuovi signori della città ambrosiana. Durante il suo abbadessato il monastero non solo fu sede di una singolarissima esperienza di religiosità carismatica femminile ma si distinse anche come centro di speculazione teologica. La ricerca, prendendo le mosse dalla constatazione dell’esistenza di margini inesplorati nella ricostruzione di questa esperienza, che potevano offrire spazio per ulteriori approfondimenti, si propone di evidenziare i caratteri peculiari che questa vicenda assunse nella temperie spirituale milanese della prima età moderna, caratterizzata dall'intreccio tra istanze di riforma, misticismo, teologia e storia sacra, al fine di evidenziare i cambiamenti nella sensibilità religiosa intervenuti nel medesimo periodo.
Riforma profetica e potere politico. Il monastero agostiniano di Santa Marta e le sue mistiche nel ducato di Milano fra Quattro e Cinquecento / M. Teoldi. ((Intervento presentato al convegno Percorsi di storia religiosa in età moderna: cantieri di ricerca : 18 -19 marzo tenutosi a Roma nel 2024.
Riforma profetica e potere politico. Il monastero agostiniano di Santa Marta e le sue mistiche nel ducato di Milano fra Quattro e Cinquecento
M. Teoldi
2024
Abstract
Costituitosi come bizzocaggio nell'ultimo quarto del Trecento, il luogo di Santa Marta si era rapidamente radicato nel tessuto ecclesiale del ducato di Milano e si era rafforzato in seguito all’assunzione della regola agostiniana. Nonostante la soggezione a una regola il monastero rimase largamente autonomo nel modo di vivere e nella dipendenza spirituale da un sacerdote secolare che le monache avevano facoltà di eleggere, configurandosi, almeno fino al periodo borromaico, come un monastero aperto. Caratterizzatosi fin dagli albori per una religiosità mistica che nel discorso di alcune delle sue ospiti assumeva una peculiare cifra profetica, il monastero acquisì un inedito rilievo nei primi decenni del Cinquecento per la presenza della badessa Arcangela Panigarola, il cui magistero attirò sull’istituto l’attenzione dei francesi, nuovi signori della città ambrosiana. Durante il suo abbadessato il monastero non solo fu sede di una singolarissima esperienza di religiosità carismatica femminile ma si distinse anche come centro di speculazione teologica. La ricerca, prendendo le mosse dalla constatazione dell’esistenza di margini inesplorati nella ricostruzione di questa esperienza, che potevano offrire spazio per ulteriori approfondimenti, si propone di evidenziare i caratteri peculiari che questa vicenda assunse nella temperie spirituale milanese della prima età moderna, caratterizzata dall'intreccio tra istanze di riforma, misticismo, teologia e storia sacra, al fine di evidenziare i cambiamenti nella sensibilità religiosa intervenuti nel medesimo periodo.Pubblicazioni consigliate
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