Le questioni della tutela dei diritti umani, e segnatamente del diritto di asilo, hanno assunto un rango di assoluto rilievo nel dibattito pubblico degli ultimi anni, in modo abbastanza indipendente dalla portata effettiva del fenomeno . I rifugiati in Italia, a fine 2022, erano circa 340.000, compresi circa 150.000 ucraini arrivati nel 2022, su 5,3 milioni di residenti stranieri: una componente del 6,4% ha catalizzato per anni il dibattito pubblico sull’immigrazione, tanto che agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica immigrati e rifugiati si sovrappongono. A livello europeo con le controverse attività di Frontex, a livello nazionale con le polemiche nei confronti delle ONG e gli interventi legislativi per limitare l’accesso alla protezione umanitaria, a livello locale con le polemiche sull’insediamento dei centri di accoglienza, il tema dei rifugiati è diventato una posta in gioco di alto significato simbolico nel dibattito politico, nonché un fattore di polarizzazione dell’opinione pubblica. L’accoglienza si è configurata come un campo di battaglia, ai diversi livelli sopra ricordati. Una linea di tensione in molti paesi sviluppati attraversa il rapporto tra governi nazionali e poteri locali: mentre le politiche di ammissione e di tutela sono una tipica competenza nazionale, è a livello locale che i rifugiati effettivamente si stabiliscono, o vengono assegnati, in ogni caso richiedendo diversi servizi di welfare [Kreichauf e Glorius 2021]. L’eventuale esclusione sociale diventa inevitabilmente visibile e disturbante nelle città, specialmente quando i richiedenti asilo ricevono un diniego, ma rimangono sul territorio. Le questioni di regolazione degli ingressi si traducono in problemi di povertà visibile e dignità umana, ma anche di decoro urbano e coesione sociale, per alcuni di sicurezza, dilatando il concetto dal contrasto del crimine alla presenza fastidiosa di individui marginali e bisognosi. Su questo terreno possono manifestarsi priorità diverse: gli Stati enfatizzano la difesa della sovranità nazionale e il controllo dei confini, sempre più legato alla sicurezza dei cittadini, mentre i governi urbani possono rivolgere maggiore attenzione al benessere e all’integrazione delle comunità locali. Di conseguenza, possono accordare qualche forma di protezione sociale anche a rifugiati e immigrati socialmente vulnerabili e legalmente fragili, concedendo l’accesso ad alcuni servizi universali, organizzando forme specifiche di assistenza, o evitando di svolgere controlli accurati sullo status legale dei richiedenti [Spencer 2018]. In questo senso, i governi urbani possono ricavare degli spazi di discrezionalità, offerti dal quadro legale o strappati in contesa con i governi nazionali, sviluppando diverse forme di divergenza rispetto al quadro normativo delle politiche migratorie [Oomen e Al. 2021].
Diritti umani e solidarietà verso i rifugiati: il significato politico delle mobilitazioni della società civile / M. Ambrosini (UNIVERSITÀ). - In: Il punto di approdo : i flussi migratori e la sfida delle politiche europee / [a cura di] W. Greco. - Prima edizione. - Soveria Mannelli : Rubbettino, 2024 Oct. - ISBN 978-88-498-8330-5. - pp. 59-74
Diritti umani e solidarietà verso i rifugiati: il significato politico delle mobilitazioni della società civile
M. Ambrosini
Writing – Original Draft Preparation
2024
Abstract
Le questioni della tutela dei diritti umani, e segnatamente del diritto di asilo, hanno assunto un rango di assoluto rilievo nel dibattito pubblico degli ultimi anni, in modo abbastanza indipendente dalla portata effettiva del fenomeno . I rifugiati in Italia, a fine 2022, erano circa 340.000, compresi circa 150.000 ucraini arrivati nel 2022, su 5,3 milioni di residenti stranieri: una componente del 6,4% ha catalizzato per anni il dibattito pubblico sull’immigrazione, tanto che agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica immigrati e rifugiati si sovrappongono. A livello europeo con le controverse attività di Frontex, a livello nazionale con le polemiche nei confronti delle ONG e gli interventi legislativi per limitare l’accesso alla protezione umanitaria, a livello locale con le polemiche sull’insediamento dei centri di accoglienza, il tema dei rifugiati è diventato una posta in gioco di alto significato simbolico nel dibattito politico, nonché un fattore di polarizzazione dell’opinione pubblica. L’accoglienza si è configurata come un campo di battaglia, ai diversi livelli sopra ricordati. Una linea di tensione in molti paesi sviluppati attraversa il rapporto tra governi nazionali e poteri locali: mentre le politiche di ammissione e di tutela sono una tipica competenza nazionale, è a livello locale che i rifugiati effettivamente si stabiliscono, o vengono assegnati, in ogni caso richiedendo diversi servizi di welfare [Kreichauf e Glorius 2021]. L’eventuale esclusione sociale diventa inevitabilmente visibile e disturbante nelle città, specialmente quando i richiedenti asilo ricevono un diniego, ma rimangono sul territorio. Le questioni di regolazione degli ingressi si traducono in problemi di povertà visibile e dignità umana, ma anche di decoro urbano e coesione sociale, per alcuni di sicurezza, dilatando il concetto dal contrasto del crimine alla presenza fastidiosa di individui marginali e bisognosi. Su questo terreno possono manifestarsi priorità diverse: gli Stati enfatizzano la difesa della sovranità nazionale e il controllo dei confini, sempre più legato alla sicurezza dei cittadini, mentre i governi urbani possono rivolgere maggiore attenzione al benessere e all’integrazione delle comunità locali. Di conseguenza, possono accordare qualche forma di protezione sociale anche a rifugiati e immigrati socialmente vulnerabili e legalmente fragili, concedendo l’accesso ad alcuni servizi universali, organizzando forme specifiche di assistenza, o evitando di svolgere controlli accurati sullo status legale dei richiedenti [Spencer 2018]. In questo senso, i governi urbani possono ricavare degli spazi di discrezionalità, offerti dal quadro legale o strappati in contesa con i governi nazionali, sviluppando diverse forme di divergenza rispetto al quadro normativo delle politiche migratorie [Oomen e Al. 2021].| File | Dimensione | Formato | |
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