L’immigrazione in epoca contemporanea è legata ai fabbisogni del mercato del lavoro: un tempo più espliciti e visibili, all’epoca dello sviluppo industriale post-bellico, oggi generalmente più opachi e controversi. La migliore definizione dell’atteggiamento dei governi dei paesi sviluppati nei confronti degli immigrati negli ultimi decenni rimane quella di “importatori riluttanti” (Hollifield e Al. 2014). Politicamente, in linea di principio i governi come la maggioranza degli elettori non li vorrebbero. Economicamente, non è agevole farne a meno. Quando si tratta di rifugiati, la questione si complica ancora di più. Il loro arrivo non è legato a fabbisogni del mercato del lavoro, nemmeno impliciti, ma ad altre e più drammatiche ragioni. Oltre tutto, più sono veri rifugiati, meno si sono preparati a partire, più hanno subito traumi e violenze, più difficile risulta inserirli efficacemente nel mercato del lavoro. Si parla al riguardo di refugee gap (Ambrosini 2023). Per giunta di fronte al lavoro gli immigrati sono imprigionati in un dilemma polemico: se non lavorano, sono considerati dei parassiti, beneficiari abusivi di una spesa pubblica finanziata con le tasse pagate dai cittadini. E’ il caso oggi soprattutto dei richiedenti asilo, di cui molti contestano l’inazione ma nello stesso tempo ostacolano l’inserimento. Se gli immigrati invece lavorano, si espongono all’accusa di rubare posti di lavoro agli italiani (Ambrosini 2019).
Importatori riluttanti: la versione italiana di un dilemma insoluto / M. Ambrosini - In: Oltre gli sbarchi. Governance delle migrazioni economiche in Italia e nuove proposte di policy / [a cura di] B. Coccia, R. Cramerotti, L. Di Sciullo, A. Ricci. - Prima edizione. - Roma : IDOS, 2024 Mar. - ISBN 978-88-6480-089-9. - pp. 56-63
Importatori riluttanti: la versione italiana di un dilemma insoluto
M. Ambrosini
2024
Abstract
L’immigrazione in epoca contemporanea è legata ai fabbisogni del mercato del lavoro: un tempo più espliciti e visibili, all’epoca dello sviluppo industriale post-bellico, oggi generalmente più opachi e controversi. La migliore definizione dell’atteggiamento dei governi dei paesi sviluppati nei confronti degli immigrati negli ultimi decenni rimane quella di “importatori riluttanti” (Hollifield e Al. 2014). Politicamente, in linea di principio i governi come la maggioranza degli elettori non li vorrebbero. Economicamente, non è agevole farne a meno. Quando si tratta di rifugiati, la questione si complica ancora di più. Il loro arrivo non è legato a fabbisogni del mercato del lavoro, nemmeno impliciti, ma ad altre e più drammatiche ragioni. Oltre tutto, più sono veri rifugiati, meno si sono preparati a partire, più hanno subito traumi e violenze, più difficile risulta inserirli efficacemente nel mercato del lavoro. Si parla al riguardo di refugee gap (Ambrosini 2023). Per giunta di fronte al lavoro gli immigrati sono imprigionati in un dilemma polemico: se non lavorano, sono considerati dei parassiti, beneficiari abusivi di una spesa pubblica finanziata con le tasse pagate dai cittadini. E’ il caso oggi soprattutto dei richiedenti asilo, di cui molti contestano l’inazione ma nello stesso tempo ostacolano l’inserimento. Se gli immigrati invece lavorano, si espongono all’accusa di rubare posti di lavoro agli italiani (Ambrosini 2019).| File | Dimensione | Formato | |
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