Nel 1930, nella mia coscienza politica e sociale si insinuò una profonda depressione, alla cui origine vi fu l’eliminazione dei kulaki come classe sociale. La mia impressione su questo processo viene espressa nella mia poesia Una fredda primavera. [Poljanovskij E., Gibel’ Osipa Mandel’štama. Pietroburgo 1993, p. 90. n: Lekmanov, O. A. Osip Mandel’štam. Vorovannyj vozduch. Biografija. Mosca, 2016, p. 298.] Estrapolate dal protocollo dell’interrogatorio dell’NKVD del 25 maggio 1934, queste frasi di Osip Mandel’štam sono l’emblema del ruolo che il viaggio nella Crimea devastata da fame e violenza ebbe sul crudo epilogo del percorso biografico del poeta. L’impressione emanata dal componimento Una fredda primavera prende corpo e vita nella «natura che non riconosce il suo volto» e nei «contadini affamati con scarpe di feltro» e si erge a spietata, acrimoniosa e mirata denuncia dei crimini sovietici nell’Ucraina del tempo. Questa poesia costituisce il primo elemento di quello che si potrebbe definire «trittico del suicidio sociale» mandel’štamiano, risalente al 1933. Insieme a L’appartamento è silenzioso come un foglio di carta, feroce attacco ai valori sociali del Komsomol e della società sovietica tutta, e all’arcinota Viviamo, senza più fiutare sotto di noi la nazione, impietosa catilinaria indirizzata a Stalin, infatti, detto «trittico» costò al poeta due arresti nel 1934 e 1938 e la conseguente morte nel lager di transito di Vtoraja Rečka, nei pressi di Vladivostok, il 27 dicembre 1938. Una fredda primavera non è, tuttavia, la prima traduzione in prosa e poesia che Mandel’štam fece delle impressioni esalate dai suoi viaggi in Ucraina. Al 1919 risale, infatti, il primo soggiorno del poeta tra Char’kov, Kiev e la Crimea che gli permise di introdursi nel variopinto panorama culturale ucraino e, soprattutto, di conoscere Nadežda Chazina, futura moglie e coraggiosa custode dell’eredità artistica di Mandel’štam. Il 1926 è l’anno a cui risale un fugace viaggio del poeta che, tuttavia, diviene l’occasione per produrre due saggi intitolati Kiev (da me tradotti e inediti in Italia) e riflettenti i processi di trasformazione che hanno coinvolto l’ebraismo sovietico dopo la Rivoluzione e la Guerra Civile. Il punto di vista del poeta, non estraneo al mondo ebraico di Pietroburgo antecedente alla Rivoluzione e al mondo ebraico moscovita dei primi anni post-rivoluzionari, fornisce un’immagine peculiare ed estremamente vivida di come gli ebrei della capitale difesero i loro compatrioti kieviani. Pur ritornando in Ucraina solamente in sporadiche occasioni, Mandel’štam dedicherà alla capitale i versi di Come per le strade d’una Kiev posseduta dal Vij, composti durante l’esilio di Voronež, nel 1937 e assorbenti impressioni e riflessioni sull’Ucraina risalenti a più di vent’anni prima. L’intervento si propone di analizzare i componimenti poetici e prosastici menzionati, unitamente a materiale memorialistico inerente alle esperienze di Mandel’štam in Ucraina, al fine di restituire uno sguardo complesso sulla policroma influenza che il panorama sociale, culturale e percettivo ucraino ebbe sul percorso biografico del poeta.
E ombre spaventose dell’Ucraina, del Kuban’... . L’effetto Ucraina nel percorso biografico e letterario di Osip Mandel’štam / G. Gorla. ((Intervento presentato al convegno Stati Generali dell’Ucrainistica Italiana tenutosi a Napoli nel 2024.
E ombre spaventose dell’Ucraina, del Kuban’... . L’effetto Ucraina nel percorso biografico e letterario di Osip Mandel’štam
G. Gorla
2024
Abstract
Nel 1930, nella mia coscienza politica e sociale si insinuò una profonda depressione, alla cui origine vi fu l’eliminazione dei kulaki come classe sociale. La mia impressione su questo processo viene espressa nella mia poesia Una fredda primavera. [Poljanovskij E., Gibel’ Osipa Mandel’štama. Pietroburgo 1993, p. 90. n: Lekmanov, O. A. Osip Mandel’štam. Vorovannyj vozduch. Biografija. Mosca, 2016, p. 298.] Estrapolate dal protocollo dell’interrogatorio dell’NKVD del 25 maggio 1934, queste frasi di Osip Mandel’štam sono l’emblema del ruolo che il viaggio nella Crimea devastata da fame e violenza ebbe sul crudo epilogo del percorso biografico del poeta. L’impressione emanata dal componimento Una fredda primavera prende corpo e vita nella «natura che non riconosce il suo volto» e nei «contadini affamati con scarpe di feltro» e si erge a spietata, acrimoniosa e mirata denuncia dei crimini sovietici nell’Ucraina del tempo. Questa poesia costituisce il primo elemento di quello che si potrebbe definire «trittico del suicidio sociale» mandel’štamiano, risalente al 1933. Insieme a L’appartamento è silenzioso come un foglio di carta, feroce attacco ai valori sociali del Komsomol e della società sovietica tutta, e all’arcinota Viviamo, senza più fiutare sotto di noi la nazione, impietosa catilinaria indirizzata a Stalin, infatti, detto «trittico» costò al poeta due arresti nel 1934 e 1938 e la conseguente morte nel lager di transito di Vtoraja Rečka, nei pressi di Vladivostok, il 27 dicembre 1938. Una fredda primavera non è, tuttavia, la prima traduzione in prosa e poesia che Mandel’štam fece delle impressioni esalate dai suoi viaggi in Ucraina. Al 1919 risale, infatti, il primo soggiorno del poeta tra Char’kov, Kiev e la Crimea che gli permise di introdursi nel variopinto panorama culturale ucraino e, soprattutto, di conoscere Nadežda Chazina, futura moglie e coraggiosa custode dell’eredità artistica di Mandel’štam. Il 1926 è l’anno a cui risale un fugace viaggio del poeta che, tuttavia, diviene l’occasione per produrre due saggi intitolati Kiev (da me tradotti e inediti in Italia) e riflettenti i processi di trasformazione che hanno coinvolto l’ebraismo sovietico dopo la Rivoluzione e la Guerra Civile. Il punto di vista del poeta, non estraneo al mondo ebraico di Pietroburgo antecedente alla Rivoluzione e al mondo ebraico moscovita dei primi anni post-rivoluzionari, fornisce un’immagine peculiare ed estremamente vivida di come gli ebrei della capitale difesero i loro compatrioti kieviani. Pur ritornando in Ucraina solamente in sporadiche occasioni, Mandel’štam dedicherà alla capitale i versi di Come per le strade d’una Kiev posseduta dal Vij, composti durante l’esilio di Voronež, nel 1937 e assorbenti impressioni e riflessioni sull’Ucraina risalenti a più di vent’anni prima. L’intervento si propone di analizzare i componimenti poetici e prosastici menzionati, unitamente a materiale memorialistico inerente alle esperienze di Mandel’štam in Ucraina, al fine di restituire uno sguardo complesso sulla policroma influenza che il panorama sociale, culturale e percettivo ucraino ebbe sul percorso biografico del poeta.Pubblicazioni consigliate
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