Questo lavoro ha lo scopo di esplorare applicativamente i diversi comportamenti attuati dai medici operanti sul territorio di fronte a situazioni di interesse necroscopico, mediante la somministrazione di un sondaggio. Tale sondaggio è stato articolato in 3 parti. Nella prima parte si sono richieste informazioni generali dei partecipanti (genere, età, esperienza lavorativa, Regione e Provincia di lavoro). Nella seconda parte (sezione tanatologica), si è chiesto di indicare il comportamento che verrebbe adottato in 10 diversi scenari di potenziale comune riscontro sul territorio con richiesta di constatazione di decesso dell’assistito. Sono state fornite 4 diverse risposte: 1) constatazione decesso e compilazione scheda ISTAT; 2) constatazione decesso e avviso Forze dell’Ordine; 3) constatazione decesso, avviso Forze dell’Ordine ed esecuzione preliminare ispezione esterna in loco; 4) constatazione decesso e richiesta riscontro diagnostico ex art. 37. Nella terza parte (sezione certificativa) si è voluto investigare il ragionamento causale adottato dai medici territoriali in riferimento all’identificazione della causa di morte, indicando tra 5 opzioni quale potesse essere il primo evento che avrebbe dato avvio alla sequenza causale del decesso. Per tutti gli scenari è stata prevista l’opzione “è necessario chiedere l’esame autoptico”. Infine, si sono chieste le ragioni per cui tale accertamento non fosse stato eventualmente richiesto. Il sondaggio è stato preparato sulla piattaforma digitale Google Forms con obbligo di risposta a tutte le domande, ed è stato veicolato ai medici di medicina generale e di continuità assistenziale tramite gli Ordini Provinciali dei Medici Chirurghi aderenti al progetto da febbraio 2024. 261 medici hanno partecipato al sondaggio. Tale campione è risultato statisticamente significativo [IC: 90%, errore: 5%, DS: 50%] per la specifica popolazione selezionata composta da circa 50.000 medici. Il rapporto M:F è stato di 1.3:1. Hanno risposto medici di età comprese tra 24-35 anni (29.9%), 36-45 (18.4%), 46-55 (9.2%), 56-75 (42.5%). Le Regioni più rappresentative sono state: Lombardia (37.9%), Piemonte (20.3%), Veneto (9.6%), Emilia-Romagna (9.2%) e Campania (4.6%). Nella sezione tanatologica è risultato altamente significativo [p<0.001] un diverso modo di operare dei medici se di fronte a cadaveri di soggetti più giovani (≤50 anni) o meno giovani/anziani (>50 anni), limitandosi per questi ultimi a rilasciare la sola constatazione di decesso e scheda ISTAT (65.30% vs 1.87%), anche di fronte a quadri lesivi ad interpretazione non univoca. Viceversa, sono altamente significative [p<0.001] l’attivazione delle Forze dell’Ordine e l’esecuzione di una preliminare ispezione esterna per soggetti più giovani (rispettivamente 59.53% vs 13.24% e 23.72% vs 10.05%). Significativa è anche la diversa attitudine a valutare il cadavere in avanzato stato di decomposizione in cui è prevalentemente non eseguita una preliminare ispezione esterna cadaverica in loco [p=0.008] o ci si limita all’attivazione delle Forze dell’Ordine [p<0.001]. Nella sezione certificativa, la maggior parte delle risposte è frutto di speculazioni invece che di reali evidenze scientifiche, talune formalmente errate. La scelta di richiedere prevalentemente l’esame autoptico per la definizione della causa di morte è in percentuale significativamente [p<0.0001] maggiore per soggetti più giovani indipendentemente dalla presenza/assenza di reperti morfologici utili per la definizione della denuncia di causa di morte (31.18% vs 1.16%). Infatti, il 74.7% dei medici ha risposto che i dati anamnestici e clinici fossero più che sufficienti per formulare un'appropriata causa di morte, mentre il 34.5% che non a ritenuto utile un accertamento invasivo in questi casi. Questo studio ha rilevato che l’età anagrafica e lo stato di conservazione del cadavere sono scriminanti (statisticamente significative) usate dai medici del territorio per decidere se adottare comportamenti maggiormente cautelativi di potenziale interesse giudiziario. Altresì, sono emerse severe criticità nel denunciare correttamente le cause di morte, ed una tendenza a rinunciare all’autopsia quale strumento di tutela sociale e valore epidemiologico-sanitario.

Criticità dell’attività di medicina necroscopica territoriale: risultati di un sondaggio esplorativo rivolto ai medici di medicina generale e continuità assistenziale / N. Galante, G. Lodetti, M. Disegna, A. Battistini. ((Intervento presentato al 46. convegno Congresso SIMLA : Un ponte verso il futuro della sanità italiana tenutosi a Catania nel 2024.

Criticità dell’attività di medicina necroscopica territoriale: risultati di un sondaggio esplorativo rivolto ai medici di medicina generale e continuità assistenziale

N. Galante;G. Lodetti;A. Battistini
2024

Abstract

Questo lavoro ha lo scopo di esplorare applicativamente i diversi comportamenti attuati dai medici operanti sul territorio di fronte a situazioni di interesse necroscopico, mediante la somministrazione di un sondaggio. Tale sondaggio è stato articolato in 3 parti. Nella prima parte si sono richieste informazioni generali dei partecipanti (genere, età, esperienza lavorativa, Regione e Provincia di lavoro). Nella seconda parte (sezione tanatologica), si è chiesto di indicare il comportamento che verrebbe adottato in 10 diversi scenari di potenziale comune riscontro sul territorio con richiesta di constatazione di decesso dell’assistito. Sono state fornite 4 diverse risposte: 1) constatazione decesso e compilazione scheda ISTAT; 2) constatazione decesso e avviso Forze dell’Ordine; 3) constatazione decesso, avviso Forze dell’Ordine ed esecuzione preliminare ispezione esterna in loco; 4) constatazione decesso e richiesta riscontro diagnostico ex art. 37. Nella terza parte (sezione certificativa) si è voluto investigare il ragionamento causale adottato dai medici territoriali in riferimento all’identificazione della causa di morte, indicando tra 5 opzioni quale potesse essere il primo evento che avrebbe dato avvio alla sequenza causale del decesso. Per tutti gli scenari è stata prevista l’opzione “è necessario chiedere l’esame autoptico”. Infine, si sono chieste le ragioni per cui tale accertamento non fosse stato eventualmente richiesto. Il sondaggio è stato preparato sulla piattaforma digitale Google Forms con obbligo di risposta a tutte le domande, ed è stato veicolato ai medici di medicina generale e di continuità assistenziale tramite gli Ordini Provinciali dei Medici Chirurghi aderenti al progetto da febbraio 2024. 261 medici hanno partecipato al sondaggio. Tale campione è risultato statisticamente significativo [IC: 90%, errore: 5%, DS: 50%] per la specifica popolazione selezionata composta da circa 50.000 medici. Il rapporto M:F è stato di 1.3:1. Hanno risposto medici di età comprese tra 24-35 anni (29.9%), 36-45 (18.4%), 46-55 (9.2%), 56-75 (42.5%). Le Regioni più rappresentative sono state: Lombardia (37.9%), Piemonte (20.3%), Veneto (9.6%), Emilia-Romagna (9.2%) e Campania (4.6%). Nella sezione tanatologica è risultato altamente significativo [p<0.001] un diverso modo di operare dei medici se di fronte a cadaveri di soggetti più giovani (≤50 anni) o meno giovani/anziani (>50 anni), limitandosi per questi ultimi a rilasciare la sola constatazione di decesso e scheda ISTAT (65.30% vs 1.87%), anche di fronte a quadri lesivi ad interpretazione non univoca. Viceversa, sono altamente significative [p<0.001] l’attivazione delle Forze dell’Ordine e l’esecuzione di una preliminare ispezione esterna per soggetti più giovani (rispettivamente 59.53% vs 13.24% e 23.72% vs 10.05%). Significativa è anche la diversa attitudine a valutare il cadavere in avanzato stato di decomposizione in cui è prevalentemente non eseguita una preliminare ispezione esterna cadaverica in loco [p=0.008] o ci si limita all’attivazione delle Forze dell’Ordine [p<0.001]. Nella sezione certificativa, la maggior parte delle risposte è frutto di speculazioni invece che di reali evidenze scientifiche, talune formalmente errate. La scelta di richiedere prevalentemente l’esame autoptico per la definizione della causa di morte è in percentuale significativamente [p<0.0001] maggiore per soggetti più giovani indipendentemente dalla presenza/assenza di reperti morfologici utili per la definizione della denuncia di causa di morte (31.18% vs 1.16%). Infatti, il 74.7% dei medici ha risposto che i dati anamnestici e clinici fossero più che sufficienti per formulare un'appropriata causa di morte, mentre il 34.5% che non a ritenuto utile un accertamento invasivo in questi casi. Questo studio ha rilevato che l’età anagrafica e lo stato di conservazione del cadavere sono scriminanti (statisticamente significative) usate dai medici del territorio per decidere se adottare comportamenti maggiormente cautelativi di potenziale interesse giudiziario. Altresì, sono emerse severe criticità nel denunciare correttamente le cause di morte, ed una tendenza a rinunciare all’autopsia quale strumento di tutela sociale e valore epidemiologico-sanitario.
giu-2024
Settore MED/43 - Medicina Legale
Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni
https://www.simlaweb.it/iscrizione-congresso-simla-2024/
Criticità dell’attività di medicina necroscopica territoriale: risultati di un sondaggio esplorativo rivolto ai medici di medicina generale e continuità assistenziale / N. Galante, G. Lodetti, M. Disegna, A. Battistini. ((Intervento presentato al 46. convegno Congresso SIMLA : Un ponte verso il futuro della sanità italiana tenutosi a Catania nel 2024.
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