Mentre si attende di capire attraverso quali canali il Libro della Pittura di Leonardo compilato da Francesco Melzi (1491-1567) a Milano sia infine approdato nella biblioteca di Francesco Maria II Della Rovere duca di Urbino (Bibl. Vat., Urb. Lat. 1270), si prova qui a leggere ex novo il celeberrimo brano delle Memorie di Giovanni Ambrogio Mazenta (1565-1635), in cui si ricorda come «Lelio Gavardi maestro d’humanità» presso gli eredi Melzi seppe «cavarne quanto colse» dei «libri e dei disegni di Leonardo» obliati nella villa Melzi di Vaprio d’Adda dopo la morte dell’erede del Vinci, «sperandone gran prezzo» dal granduca Francesco de’ Medici. Se molti dubbi sono già stati sollevati sull’attendibilità dei ricordi del vecchio barnabita Mazenta, la ricontestualizzazione delle relazioni milanesi dell’asolano Lelio Gavardi (1542- post 1611), parente e stretto sodale di Aldo Manuzio il Giovane (1547-1597), conferma che la preziosa eredità cartacea di Leonardo deve essere stata cercata con la piena, non casuale, conoscenza del suo valore scientifico e filosofico (se non artistico). Allo stato attuale delle ricerche, resteranno molte ombre nella ricostruzione ma nel contempo si apriranno nuovi orizzonti interpretativi da sviluppare in modo interdisciplinare, come richiede ogni approccio a Leonardo e alla sua immensa produzione intellettuale.
La dispersione dell’eredità cartacea di Leonardo nella Milano del Cinquecento / R. Sacchi. ((Intervento presentato al convegno Nel segno di Leonardo : tra Firenze e Milano : Il progetto della conoscenza tenutosi a Firenze nel 2024.
La dispersione dell’eredità cartacea di Leonardo nella Milano del Cinquecento
R. Sacchi
2024
Abstract
Mentre si attende di capire attraverso quali canali il Libro della Pittura di Leonardo compilato da Francesco Melzi (1491-1567) a Milano sia infine approdato nella biblioteca di Francesco Maria II Della Rovere duca di Urbino (Bibl. Vat., Urb. Lat. 1270), si prova qui a leggere ex novo il celeberrimo brano delle Memorie di Giovanni Ambrogio Mazenta (1565-1635), in cui si ricorda come «Lelio Gavardi maestro d’humanità» presso gli eredi Melzi seppe «cavarne quanto colse» dei «libri e dei disegni di Leonardo» obliati nella villa Melzi di Vaprio d’Adda dopo la morte dell’erede del Vinci, «sperandone gran prezzo» dal granduca Francesco de’ Medici. Se molti dubbi sono già stati sollevati sull’attendibilità dei ricordi del vecchio barnabita Mazenta, la ricontestualizzazione delle relazioni milanesi dell’asolano Lelio Gavardi (1542- post 1611), parente e stretto sodale di Aldo Manuzio il Giovane (1547-1597), conferma che la preziosa eredità cartacea di Leonardo deve essere stata cercata con la piena, non casuale, conoscenza del suo valore scientifico e filosofico (se non artistico). Allo stato attuale delle ricerche, resteranno molte ombre nella ricostruzione ma nel contempo si apriranno nuovi orizzonti interpretativi da sviluppare in modo interdisciplinare, come richiede ogni approccio a Leonardo e alla sua immensa produzione intellettuale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
LOCANDINA_LEONARDO.pdf
accesso aperto
Descrizione: Programma
Tipologia:
Post-print, accepted manuscript ecc. (versione accettata dall'editore)
Dimensione
708.86 kB
Formato
Adobe PDF
|
708.86 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.