Il saggio si propone di indagare la rappresentazione delle conquiste scientifiche sovietiche nelle principali fonti a stampa del Partito Comunista Italiano (PCI) tra il 1949 e il 1969. Dalla fine degli anni ’40 e ancor più nei due decenni successivi, la magnificazione dei successi dell’URSS in campo scientifico era infatti una costante della stampa comunista internazionale. Perfettamente allineato, anche il PCI faceva eco a questo trend generale, contribuendo in tal modo a co–costruire il mito di Mosca. Ma con dei distinguo. Militanti o simpatizzanti del partito appartenenti alla comunità scientifica sottoposero a vaglio critico molte delle scoperte sovietiche con esiti anche opposti a quelli previsti, come nel caso del rifiuto pressoché unanime delle teorie scientifiche dell’agronomo ucraino Lysenko, esaltato in patria da Stalin ed elevato a dottrina ufficiale. Tutto questo farebbe trapelare un’opzione narrativa del partito a sostegno dell’Unione sovietica tutt’altro che unilaterale. Come per altri ambiti — per esempio, nel settore artistico, il cubismo e la figura problematica di Picasso — il PCI si muoveva infatti con spinte contraddittorie e ambivalenti che miscelavano l’adesione al canone celebrativo ad atteggiamenti più cauti. Inoltre, si dimostrerà come la narrazione comunista italiana sulla scienza sovietica non si basasse soltanto su di un’affinità ideologica o su di un’opzione narrativa unilaterale del PCI per un sostegno dovuto e incondizionato all’URSS, ma su una disposizione del tutto autonoma favorevole al moderno e alla modernità.
Solo con il socialismo comincia un’epoca nuova nella scienza : Mito e ambivalenze del PCI sul discorso scientifico sovietico (1949-1969) / G. Bassi (I LIBRI DI VIELLA). - In: Scienziati e guerra fredda : tra collaborazione e diritti umani / [a cura di] E. Bini, E. Vezzosi. - [s.l] : Viella, 2020. - ISBN 978-88-3313-234-1. - pp. 37-64
Solo con il socialismo comincia un’epoca nuova nella scienza : Mito e ambivalenze del PCI sul discorso scientifico sovietico (1949-1969)
G. Bassi
2020
Abstract
Il saggio si propone di indagare la rappresentazione delle conquiste scientifiche sovietiche nelle principali fonti a stampa del Partito Comunista Italiano (PCI) tra il 1949 e il 1969. Dalla fine degli anni ’40 e ancor più nei due decenni successivi, la magnificazione dei successi dell’URSS in campo scientifico era infatti una costante della stampa comunista internazionale. Perfettamente allineato, anche il PCI faceva eco a questo trend generale, contribuendo in tal modo a co–costruire il mito di Mosca. Ma con dei distinguo. Militanti o simpatizzanti del partito appartenenti alla comunità scientifica sottoposero a vaglio critico molte delle scoperte sovietiche con esiti anche opposti a quelli previsti, come nel caso del rifiuto pressoché unanime delle teorie scientifiche dell’agronomo ucraino Lysenko, esaltato in patria da Stalin ed elevato a dottrina ufficiale. Tutto questo farebbe trapelare un’opzione narrativa del partito a sostegno dell’Unione sovietica tutt’altro che unilaterale. Come per altri ambiti — per esempio, nel settore artistico, il cubismo e la figura problematica di Picasso — il PCI si muoveva infatti con spinte contraddittorie e ambivalenti che miscelavano l’adesione al canone celebrativo ad atteggiamenti più cauti. Inoltre, si dimostrerà come la narrazione comunista italiana sulla scienza sovietica non si basasse soltanto su di un’affinità ideologica o su di un’opzione narrativa unilaterale del PCI per un sostegno dovuto e incondizionato all’URSS, ma su una disposizione del tutto autonoma favorevole al moderno e alla modernità.| File | Dimensione | Formato | |
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