Questo piccolo intervento si propone di presentare gli sviluppi ancora incipienti della mia ricerca sui beni comuni nel Brasile coloniale, tra il XVIII e l'inizio del XIX secolo. Il problema è quello della “geometria variabile” delle “pratiche di attivazione” delle risorse naturali: in altri termini, le risorse fra proprietà privata, proprietà pubblica e bene collettivo; ma anche fra merce e sussistenza (biologica e culturale). La proposta è quella di attaccare il problema da un angolo particolare: quello delle fonti “giurisdizionali”. La cronaca ci consente di raccogliere la politica non soltanto nelle sue manifestazioni fiscali-amministrative, ma anche nel dialogo forense fra sudditi e istituzioni, fra monarchia, comunità amministrativa e comunità insediative. Le tensioni costanti fra norme e pratiche (lavorative o rituali) svelate da questi fonti danno vita a un dialogo che, dal punto di vista sociale, non è soltanto conflittuale ma altrettanto integrativo. Per realizzarla, ho deciso di analizzare la documentazione dell’Arquivo Histórico Ultramarino, composta in gran parte dalla corrispondenza fra le capitanerie brasiliane (divisione giuridico-amministrativa dei domini d'oltremare, ampia a livello territoriale e sottoposta all'autorità di capitani legati alla corona) e il Consiglio Oltremarino (istituzione portoghese di controllo delle istituzioni delle conquiste oltremarine) fra il 1600 e il 1808 circa. La lettura etnografica delle fonti – pertanto, microanalitica e a scala sempre topografica – ci consente una maggiore prossimità agli attori sociali e ai loro contesti territoriali, quello che a sua volta rende possibile di individuare un insieme di pratiche e saperi che "fanno comunità": ovvero che creano istituzioni che rivendicano e attivano le risorse naturali in modo particolare. La conclusione parziale è che le differenti decisioni dalla parte del monarca e del suo consiglio ci permettono di riflettere sulle diverse componenti situazionali di ciascun caso, a scala locale, regionale o "imperiale". Così facendo, possiamo iniziare a ipotizzare: a) l'evoluzione delle modalità di attivazione delle risorse da parte delle comunità locali e della Corona; b) i diversi rapporti di potere che questa evoluzione rifletteva o creava all'interno del sistema politico ed economico dell'impero.
La terra brasilis fra proprietà privata, bene pubblico e risorsa collettiva: una lettura etnografica delle fonti giurisdizionali (XVII-XIX secolo) / E. Saad Campos. ((Intervento presentato al convegno Forme e pratiche della politica locale. Gruppi sociali, risorse ed istituzioni in Antico Regime tenutosi a Vercelli nel 2023.
La terra brasilis fra proprietà privata, bene pubblico e risorsa collettiva: una lettura etnografica delle fonti giurisdizionali (XVII-XIX secolo)
E. Saad Campos
2023
Abstract
Questo piccolo intervento si propone di presentare gli sviluppi ancora incipienti della mia ricerca sui beni comuni nel Brasile coloniale, tra il XVIII e l'inizio del XIX secolo. Il problema è quello della “geometria variabile” delle “pratiche di attivazione” delle risorse naturali: in altri termini, le risorse fra proprietà privata, proprietà pubblica e bene collettivo; ma anche fra merce e sussistenza (biologica e culturale). La proposta è quella di attaccare il problema da un angolo particolare: quello delle fonti “giurisdizionali”. La cronaca ci consente di raccogliere la politica non soltanto nelle sue manifestazioni fiscali-amministrative, ma anche nel dialogo forense fra sudditi e istituzioni, fra monarchia, comunità amministrativa e comunità insediative. Le tensioni costanti fra norme e pratiche (lavorative o rituali) svelate da questi fonti danno vita a un dialogo che, dal punto di vista sociale, non è soltanto conflittuale ma altrettanto integrativo. Per realizzarla, ho deciso di analizzare la documentazione dell’Arquivo Histórico Ultramarino, composta in gran parte dalla corrispondenza fra le capitanerie brasiliane (divisione giuridico-amministrativa dei domini d'oltremare, ampia a livello territoriale e sottoposta all'autorità di capitani legati alla corona) e il Consiglio Oltremarino (istituzione portoghese di controllo delle istituzioni delle conquiste oltremarine) fra il 1600 e il 1808 circa. La lettura etnografica delle fonti – pertanto, microanalitica e a scala sempre topografica – ci consente una maggiore prossimità agli attori sociali e ai loro contesti territoriali, quello che a sua volta rende possibile di individuare un insieme di pratiche e saperi che "fanno comunità": ovvero che creano istituzioni che rivendicano e attivano le risorse naturali in modo particolare. La conclusione parziale è che le differenti decisioni dalla parte del monarca e del suo consiglio ci permettono di riflettere sulle diverse componenti situazionali di ciascun caso, a scala locale, regionale o "imperiale". Così facendo, possiamo iniziare a ipotizzare: a) l'evoluzione delle modalità di attivazione delle risorse da parte delle comunità locali e della Corona; b) i diversi rapporti di potere che questa evoluzione rifletteva o creava all'interno del sistema politico ed economico dell'impero.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.