L’intervento mira a fornire uno spaccato storico-culturale del milieu fiorentino del secolo XV; focalizzandosi su personalità ascrivibili allo “strato culturale intermedio” – secondo la definizione di Carlo Maccagni di recente riecheggiata dagli studi di Pamela Hohti Erichsen sulla cultura materiale senese –, intende sottolineare la centralità e la pregnanza delle scienze esatte in una società dedita alla mercatura e all’artigianato nella quale era indispensabile dotarsi di un bagaglio di tecnicalità, ovvero ragioni, in modo da “saper fare”. E particolarmente l’intervento si volgerà alla matematica “pratica” insegnata sui banchi delle “botteghe d’abaco”, scuole professionali assai diffuse e frequentate trasversalmente, ove apprendere, mediante procedimenti analogici, una “scienza volgare” quale la “scienza/arte dei conti”; centri del sapere in cui imparare e approfondire le conoscenze matematiche, dall’aritmetica all’astronomia-astrologia, dalla geometria alla sempre più richiesta algebra; laboratori di irradiazione di una incipiente culture of precise quantification (così definita da Richard A. Goldthwaite), in parte cresciuta fuori dall’università e parallelamente al processo di recupero delle opere latine e greche, a cui studi recenti riconoscono un contributo non secondario nella matematizzazione del sapere tardomedievale e della prima modernità, nella modificazione della nozione di “scienza” e delle forme della conoscenza.
Matematica e saper-fare nell’umanesimo fiorentino: abacisti/mercanti e intellettuali / A. Papi. ((Intervento presentato al 1. convegno Storie di scienza : Convegno SISS di giovani studiose e studiosi di storia tenutosi a (Online) nel 2021.
Matematica e saper-fare nell’umanesimo fiorentino: abacisti/mercanti e intellettuali
A. Papi
2021
Abstract
L’intervento mira a fornire uno spaccato storico-culturale del milieu fiorentino del secolo XV; focalizzandosi su personalità ascrivibili allo “strato culturale intermedio” – secondo la definizione di Carlo Maccagni di recente riecheggiata dagli studi di Pamela Hohti Erichsen sulla cultura materiale senese –, intende sottolineare la centralità e la pregnanza delle scienze esatte in una società dedita alla mercatura e all’artigianato nella quale era indispensabile dotarsi di un bagaglio di tecnicalità, ovvero ragioni, in modo da “saper fare”. E particolarmente l’intervento si volgerà alla matematica “pratica” insegnata sui banchi delle “botteghe d’abaco”, scuole professionali assai diffuse e frequentate trasversalmente, ove apprendere, mediante procedimenti analogici, una “scienza volgare” quale la “scienza/arte dei conti”; centri del sapere in cui imparare e approfondire le conoscenze matematiche, dall’aritmetica all’astronomia-astrologia, dalla geometria alla sempre più richiesta algebra; laboratori di irradiazione di una incipiente culture of precise quantification (così definita da Richard A. Goldthwaite), in parte cresciuta fuori dall’università e parallelamente al processo di recupero delle opere latine e greche, a cui studi recenti riconoscono un contributo non secondario nella matematizzazione del sapere tardomedievale e della prima modernità, nella modificazione della nozione di “scienza” e delle forme della conoscenza.Pubblicazioni consigliate
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