In questo contributo si analizzerà il settore economico ed energetico della Germania Est come strumento politico ed economico. Si porrà attenzione all’utilizzo che Berlino Est fa delle fonti energetiche primarie e secondarie prima, durante e dopo il primo Shock Energetico, tentando di capire se e quanto questo specifico commercio abbia influito sulle dinamiche di riavvicinamento e/o allontanamento tra la Repubblica Democratica Tedesca ed altri Stati occidentali e quanto sia stato importante nel suo tentativo di emancipazione politica ed economica. Tra la fine degli anni Sessanta e durante tutti gli anni Settanta, la RDT visse un’evoluzione e una ridefinizione della rete di commercio internazionale. Se durante il primo ventennio di vita lo scambio reciproco con gli altri Paesi del Comecon, in particolare con l’Unione Sovietica, era bastato per sostenere – talvolta con successo, talvolta meno – lo sviluppo dell’apparato economico dello Stato, a cavallo fra i decenni suddetti era ormai chiaro che questa cooperazione non solo non era sufficiente a raggiungere i risultati di sviluppo sperati, ma era anche instabile, essendo stato più volte rallentato o bloccato sia per motivi economici che politici. Si assiste in questi anni, quindi, a un cambiamento della strategia di politica estera e commercio estero, che rimane sì aperto agli altri stati del Blocco Orientale, ma presta attenzione anche ad altri Stati dell’Europa Occidentale, soprattutto alla Repubblica Federale Tedesca. Questi rapporti si basavano su motivazioni economiche e politiche, riscontrabili sia nei Paesi ad Ovest sia ad Est della Cortina di Ferro. Lungi dal voler inglobare la RDT in una ancora giovane Comunità Europea, questa era vista dagli attori occidentali come un ponte per poter accedere al mercato del Blocco Orientale. Tra essi, era in particolare la RFT a poter giovare delle particolari condizioni daziarie e di interscambio vigenti con la controparte orientale. Da parte di Bonn, però, vi era un ulteriore motivo per mantenere queste relazioni «di cui si può tranquillamente fare a meno», come disse Klaus Bölling ad inizio anni ’80 : il riavvicinamento politico attraverso la vivacità del commercio interzonale. Ugualmente, lo sviluppo di relazioni politico-economiche con gli Stati europei poteva giovare la RDT in vari settori: in primo luogo poteva elevare la nazione al grado di partner commerciale ufficiale, e quindi portare al naturale riconoscimento dello Stato, che a inizio anni ’70 era ancora lontano dall’essere considerato soggetto sovrano; in secondo luogo, l’aumento del flusso di scambio con i paesi industrializzati avrebbe dovuto da un lato aumentare la capacità tecnologica della RDT stessa tramite l’import di impianti avanzati, dall’altro implementare l’export verso Ovest con lo scopo di ottenere più valuta forte. L’analisi verrà condotta tramite l’utilizzo di documenti originali provenienti dal Bundesarchiv di Belino e Koblenz, dall’Archivio Politico del Ministero degli Affari Esteri tedesco-orientale e dall’Archivio della Stasi.
Uno scambio energetico: le relazioni Est-Ovest della RDT negli anni ’70 / A.M. Scognamiglio. ((Intervento presentato al convegno Lo spazio europeo. Equilibri geo-economici e potere nella lunga durata tenutosi a Milano nel 2023.
Uno scambio energetico: le relazioni Est-Ovest della RDT negli anni ’70
A.M. Scognamiglio
2023
Abstract
In questo contributo si analizzerà il settore economico ed energetico della Germania Est come strumento politico ed economico. Si porrà attenzione all’utilizzo che Berlino Est fa delle fonti energetiche primarie e secondarie prima, durante e dopo il primo Shock Energetico, tentando di capire se e quanto questo specifico commercio abbia influito sulle dinamiche di riavvicinamento e/o allontanamento tra la Repubblica Democratica Tedesca ed altri Stati occidentali e quanto sia stato importante nel suo tentativo di emancipazione politica ed economica. Tra la fine degli anni Sessanta e durante tutti gli anni Settanta, la RDT visse un’evoluzione e una ridefinizione della rete di commercio internazionale. Se durante il primo ventennio di vita lo scambio reciproco con gli altri Paesi del Comecon, in particolare con l’Unione Sovietica, era bastato per sostenere – talvolta con successo, talvolta meno – lo sviluppo dell’apparato economico dello Stato, a cavallo fra i decenni suddetti era ormai chiaro che questa cooperazione non solo non era sufficiente a raggiungere i risultati di sviluppo sperati, ma era anche instabile, essendo stato più volte rallentato o bloccato sia per motivi economici che politici. Si assiste in questi anni, quindi, a un cambiamento della strategia di politica estera e commercio estero, che rimane sì aperto agli altri stati del Blocco Orientale, ma presta attenzione anche ad altri Stati dell’Europa Occidentale, soprattutto alla Repubblica Federale Tedesca. Questi rapporti si basavano su motivazioni economiche e politiche, riscontrabili sia nei Paesi ad Ovest sia ad Est della Cortina di Ferro. Lungi dal voler inglobare la RDT in una ancora giovane Comunità Europea, questa era vista dagli attori occidentali come un ponte per poter accedere al mercato del Blocco Orientale. Tra essi, era in particolare la RFT a poter giovare delle particolari condizioni daziarie e di interscambio vigenti con la controparte orientale. Da parte di Bonn, però, vi era un ulteriore motivo per mantenere queste relazioni «di cui si può tranquillamente fare a meno», come disse Klaus Bölling ad inizio anni ’80 : il riavvicinamento politico attraverso la vivacità del commercio interzonale. Ugualmente, lo sviluppo di relazioni politico-economiche con gli Stati europei poteva giovare la RDT in vari settori: in primo luogo poteva elevare la nazione al grado di partner commerciale ufficiale, e quindi portare al naturale riconoscimento dello Stato, che a inizio anni ’70 era ancora lontano dall’essere considerato soggetto sovrano; in secondo luogo, l’aumento del flusso di scambio con i paesi industrializzati avrebbe dovuto da un lato aumentare la capacità tecnologica della RDT stessa tramite l’import di impianti avanzati, dall’altro implementare l’export verso Ovest con lo scopo di ottenere più valuta forte. L’analisi verrà condotta tramite l’utilizzo di documenti originali provenienti dal Bundesarchiv di Belino e Koblenz, dall’Archivio Politico del Ministero degli Affari Esteri tedesco-orientale e dall’Archivio della Stasi.Pubblicazioni consigliate
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