Il Decreto del 1616 dell’Indice contro i libri copernicani portò il Sant’Uffizio a sancire come eretico il modello eliocentrico e a condannare nel 1633 Galileo Galilei (1564-1642), il quale fu costretto ad abiurare la sua idea secondo la quale la Terra si muoveva attorno al Sole. Soltanto nel 1835, i libri come il De Revolutionibus di Niccolò Copernico (1473-1543) furono tolti dall’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa Cattolica, la quale non aveva però mai impedito l’utilizzo astronomico del cannocchiale che, proprio a Galileo qualche decennio prima, aveva svelato inattesi fenomeni celesti. Sulla scia della tradizione galileiana, i membri dell’Accademia del Cimento volsero la loro attenzione non solo ai fenomeni fisici naturali, ma anche agli astri, facendo uso di strumenti osservativi realizzati da due dei più rinomati costruttori di ottiche dell'epoca: Eustachio Divini (1610-1685) e Giuseppe Campani (1635-1715). Nonostante ciò, la più importante nonché unica pubblicazione ufficiale dell’Accademia fiorentina, i Saggi di naturali esperienze (1667), non menziona alcun tema o dibattito astronomico portato avanti nel decennio di attività (1657-1667). Eppure, gli accademici del Cimento si interessarono, e non poco, ad una serie di fenomeni celesti come eclissi lunari, fasi di Venere, apparizione di straordinarie comete, per non parlare dell’osservazione di Saturno e del fervido dibattito (non solo in Italia ma in tutta Europa) sull'esistenza di un sistema di anelli concentrici che circondavano il pianeta. Il Cimento si ritrovò persino ad agire come una sorta di tribunale scientifico, guidato inevitabilmente dal Principe Leopoldo de’ Medici, chiamato a sancire la fine di questa importante disputa astronomica che vide come protagonisti l’astronomo olandese Christiaan Huygens (1629-1695) e il gesuita francese Honorè Fabri (1608-1688): il primo giustificava le diverse apparenze di Saturno attraverso la presenza di un anello (“annulo”) sottile, staccato completamente dal globo e inclinato rispetto all'eclittica, teoria che si rivelò essere corretta. Il Cimento si interessò inoltre alla questione delle quattro lune che orbitavano attorno a Giove, la cui scoperta telescopica da parte di Galileo venne dedicata a Cosimo II de’ Medici, da cui il nome Satelliti Medicei. Direttamente sollecitati dall’allora professore di Astronomia all’Università di Bologna Giovanni Domenico Cassini (1625-1712), gli accademici puntarono i loro strumenti telescopici verso i satelliti, confermando (nella maggior parte dei casi) le predizioni delle efemeridi compilate da Cassini. Egli infatti, stava in quegli anni lavorando a tavole astronomiche contenenti dati di posizione, movimento ed eclissi dei satelliti, e necessitava di conferme osservative di altri astronomi: si rivolse per questo al Cimento, come attesta una missiva di uno dei membri Vincenzo Viviani (1622-1703) al Principe Leopoldo, datata 29 Luglio 1665, nel quale si afferma che lo stesso giorno Cassini si era recato personalmente a Firenze, chiedendo di “fargli pervenire qualche notizia dell'osservazioni fatte (…) con l'occhialone del Campani o d'altri, e particolarmente intorno a quell'ombre de pianetini sopra a Giove con ogn'altro ragguaglio circa quanto egli aveva pronosticato”. L’Accademia fiorentina si adoperò con i migliori strumenti a disposizione per osservare i suddetti satelliti e benché questa possa apparire come un’incongruenza di base (siccome l’osservazione di corpi orbitanti attorno ad un altro pianeta di fatto conferma l’ipotesi eliocentrica) in questo, come negli altri ambiti d’indagine esplorati, il Cimento fece sempre attenzione a non entrare in conflitto con l’autorità religiosa. Grazie alle conferme osservative da colleghi da diverse parti d’Europa, Cassini poté terminare nel 1668 la compilazione delle sue tavole astronomiche, che risultarono così accurate da catturare l’attenzione del Re Sole e degli scienziati dell’Académie des Sciences di Parigi. Qualche anno più tardi, dalle stanze del nuovo magnifico Observatoire Royal di cui era divenuto direttore, Cassini diede una prima stima accurata della longitudine di diversi luoghi sulla Terra, attraverso un metodo (proposto da Galileo) basato sull’osservazione simultanea delle eclissi di Io, uno dei satelliti di Giove: la frequenza di questi fenomeni celesti portò gli astronomi a pensare di utilizzare le lune come orologi naturali da osservare, simultaneamente, da diverse stazioni astronomiche. Non è stato inatteso quindi scoprire che gli accademici del Cimento fossero interessati, come attesta la corrispondenza del 1665-1666 tra Viviani e Leopoldo, tra Ottavio Falconieri (1636-1675) e Cassini, assieme ad altre missive (alcune delle quali non hanno né destinatario né mittente identificati), a portare alla luce la realtà osservativa delle orbite delle lune gioviane, le quali misero in discussione la grande e secolare tradizione del modello geocentrico tolemaico. Scopo del mio intervento sarà analizzare proprio questi dati osservativi, annotazioni ed esperienze dei membri del Cimento, attraverso l’analisi di lettere scientifiche a Leopoldo (Gal. 275-280), lettere di accademici ed altri scienziati (Gal. 283-284) e scritture astronomiche (Gal. 272-273) facenti parte del corpus di documenti dell’Accademia del Cimento, conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. In questi faldoni ho rintracciato la storia delle osservazioni di Giove e della rete scientifica che permise lo scambio di informazioni sia tra membri interni all’Accademia (il Principe e i membri fondatori) che esterni. Evidenziando il valore di questo scambio epistolare del Cimento con figure che gravitarono attorno all’istituzione, ne porterò alcuni esempi, dimostrando come la tradizione galileiana non si limitò agli scienziati italiani ma si diffuse anche in tutta Europa, dove nuove accademie di studiosi di diversa formazione, iniziavano in quegli anni a prestare maggiore attenzione ai fatti e alle osservazioni (piuttosto che alle teorie o alle ipotesi) tramite un lavoro effettuato, come era solito scrivere Cassini, “de concert”. [parte del panel: I “satelliti” del Granduca. Network scientifici e reti informative alla metà del XVII secolo]
Gli Astri del Cimento: da Firenze al resto d’Europa attraverso l’osservazione dei Satelliti Medicei / E. Rossi. ((Intervento presentato al 29. convegno Assemblea SISEM - Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna. Attraverso la Storia VI tenutosi a Bologna nel 2022.
Gli Astri del Cimento: da Firenze al resto d’Europa attraverso l’osservazione dei Satelliti Medicei
E. Rossi
2022
Abstract
Il Decreto del 1616 dell’Indice contro i libri copernicani portò il Sant’Uffizio a sancire come eretico il modello eliocentrico e a condannare nel 1633 Galileo Galilei (1564-1642), il quale fu costretto ad abiurare la sua idea secondo la quale la Terra si muoveva attorno al Sole. Soltanto nel 1835, i libri come il De Revolutionibus di Niccolò Copernico (1473-1543) furono tolti dall’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa Cattolica, la quale non aveva però mai impedito l’utilizzo astronomico del cannocchiale che, proprio a Galileo qualche decennio prima, aveva svelato inattesi fenomeni celesti. Sulla scia della tradizione galileiana, i membri dell’Accademia del Cimento volsero la loro attenzione non solo ai fenomeni fisici naturali, ma anche agli astri, facendo uso di strumenti osservativi realizzati da due dei più rinomati costruttori di ottiche dell'epoca: Eustachio Divini (1610-1685) e Giuseppe Campani (1635-1715). Nonostante ciò, la più importante nonché unica pubblicazione ufficiale dell’Accademia fiorentina, i Saggi di naturali esperienze (1667), non menziona alcun tema o dibattito astronomico portato avanti nel decennio di attività (1657-1667). Eppure, gli accademici del Cimento si interessarono, e non poco, ad una serie di fenomeni celesti come eclissi lunari, fasi di Venere, apparizione di straordinarie comete, per non parlare dell’osservazione di Saturno e del fervido dibattito (non solo in Italia ma in tutta Europa) sull'esistenza di un sistema di anelli concentrici che circondavano il pianeta. Il Cimento si ritrovò persino ad agire come una sorta di tribunale scientifico, guidato inevitabilmente dal Principe Leopoldo de’ Medici, chiamato a sancire la fine di questa importante disputa astronomica che vide come protagonisti l’astronomo olandese Christiaan Huygens (1629-1695) e il gesuita francese Honorè Fabri (1608-1688): il primo giustificava le diverse apparenze di Saturno attraverso la presenza di un anello (“annulo”) sottile, staccato completamente dal globo e inclinato rispetto all'eclittica, teoria che si rivelò essere corretta. Il Cimento si interessò inoltre alla questione delle quattro lune che orbitavano attorno a Giove, la cui scoperta telescopica da parte di Galileo venne dedicata a Cosimo II de’ Medici, da cui il nome Satelliti Medicei. Direttamente sollecitati dall’allora professore di Astronomia all’Università di Bologna Giovanni Domenico Cassini (1625-1712), gli accademici puntarono i loro strumenti telescopici verso i satelliti, confermando (nella maggior parte dei casi) le predizioni delle efemeridi compilate da Cassini. Egli infatti, stava in quegli anni lavorando a tavole astronomiche contenenti dati di posizione, movimento ed eclissi dei satelliti, e necessitava di conferme osservative di altri astronomi: si rivolse per questo al Cimento, come attesta una missiva di uno dei membri Vincenzo Viviani (1622-1703) al Principe Leopoldo, datata 29 Luglio 1665, nel quale si afferma che lo stesso giorno Cassini si era recato personalmente a Firenze, chiedendo di “fargli pervenire qualche notizia dell'osservazioni fatte (…) con l'occhialone del Campani o d'altri, e particolarmente intorno a quell'ombre de pianetini sopra a Giove con ogn'altro ragguaglio circa quanto egli aveva pronosticato”. L’Accademia fiorentina si adoperò con i migliori strumenti a disposizione per osservare i suddetti satelliti e benché questa possa apparire come un’incongruenza di base (siccome l’osservazione di corpi orbitanti attorno ad un altro pianeta di fatto conferma l’ipotesi eliocentrica) in questo, come negli altri ambiti d’indagine esplorati, il Cimento fece sempre attenzione a non entrare in conflitto con l’autorità religiosa. Grazie alle conferme osservative da colleghi da diverse parti d’Europa, Cassini poté terminare nel 1668 la compilazione delle sue tavole astronomiche, che risultarono così accurate da catturare l’attenzione del Re Sole e degli scienziati dell’Académie des Sciences di Parigi. Qualche anno più tardi, dalle stanze del nuovo magnifico Observatoire Royal di cui era divenuto direttore, Cassini diede una prima stima accurata della longitudine di diversi luoghi sulla Terra, attraverso un metodo (proposto da Galileo) basato sull’osservazione simultanea delle eclissi di Io, uno dei satelliti di Giove: la frequenza di questi fenomeni celesti portò gli astronomi a pensare di utilizzare le lune come orologi naturali da osservare, simultaneamente, da diverse stazioni astronomiche. Non è stato inatteso quindi scoprire che gli accademici del Cimento fossero interessati, come attesta la corrispondenza del 1665-1666 tra Viviani e Leopoldo, tra Ottavio Falconieri (1636-1675) e Cassini, assieme ad altre missive (alcune delle quali non hanno né destinatario né mittente identificati), a portare alla luce la realtà osservativa delle orbite delle lune gioviane, le quali misero in discussione la grande e secolare tradizione del modello geocentrico tolemaico. Scopo del mio intervento sarà analizzare proprio questi dati osservativi, annotazioni ed esperienze dei membri del Cimento, attraverso l’analisi di lettere scientifiche a Leopoldo (Gal. 275-280), lettere di accademici ed altri scienziati (Gal. 283-284) e scritture astronomiche (Gal. 272-273) facenti parte del corpus di documenti dell’Accademia del Cimento, conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. In questi faldoni ho rintracciato la storia delle osservazioni di Giove e della rete scientifica che permise lo scambio di informazioni sia tra membri interni all’Accademia (il Principe e i membri fondatori) che esterni. Evidenziando il valore di questo scambio epistolare del Cimento con figure che gravitarono attorno all’istituzione, ne porterò alcuni esempi, dimostrando come la tradizione galileiana non si limitò agli scienziati italiani ma si diffuse anche in tutta Europa, dove nuove accademie di studiosi di diversa formazione, iniziavano in quegli anni a prestare maggiore attenzione ai fatti e alle osservazioni (piuttosto che alle teorie o alle ipotesi) tramite un lavoro effettuato, come era solito scrivere Cassini, “de concert”. [parte del panel: I “satelliti” del Granduca. Network scientifici e reti informative alla metà del XVII secolo]Pubblicazioni consigliate
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