La prostituzione nell'Italia liberata

At the end of the Second World War, during the period of the Allied presence in Italy, the situation of the civilian population was particularly difficult, at times even dramatic. Around the allied bases, their camps and in the cities, large and small, where the soldiers spent periods of leave away from the front, a varied humanity gathered: they lived by their wits and hoped to be able to take advantage of some of the apparent well-being of the Allied troops: black market workers, begging kids, grown up too quickly, women who sold their bodies to survive. It even seemed that, in such a situation, relations between soldiers and civilians were based exclusively on a misunderstood law of supply and demand and, above all, the prostitution seemed to undermine the moral values of an entire country, with a clear degeneration of customs, especially women’s ones. The prostitution, in the areas of occupation, whether regulated or not, has always existed and was also contemplated by the Allied headquarters during the Second World War; it was tolerated and, at times, even encouraged, in brothels supervised by the army and intended for the troops, also on the base of preconceptions of gender, race and culture which, inevitably, led to very precise conclusions about the morality of a certain country.

Al termine del Secondo conflitto mondiale, nel periodo della presenza alleata in Italia, la situazione della popolazione civile si dimostrò particolarmente difficile, a volte addirittura drammatica. Attorno alle basi alleate, ai loro accampamenti e nelle città, grandi e piccole, dove i soldati trascorrevano periodi di congedo lontani dal fronte, si raccoglieva una varia umanità che viveva di espedienti e che sperava di poter usufruire di un po’ dell’apparente benessere che, soprattutto gli americani, ostentavano: borsari neri, ragazzini macilenti e cresciuti troppo in fretta, donne che vendevano il proprio corpo per sopravvivere. Pareva addirittura che, in un tale clima, i rapporti tra militari e civili si basasse esclusivamente su una malintesa legge della domanda e dell’offerta e soprattutto l’esercizio della prostituzione sembrò mettere in crisi i valori morali di un intero Paese, con una palese degenerazione dei costumi, soprattutto femminili. La prostituzione nelle zone di occupazione e al seguito dei soldati, che fosse regolamentato o meno, esisteva da sempre e fu contemplato anche dai comandi alleati durante la Seconda guerra mondiale; esso fu tollerato e, a volte, persino incoraggiato, in bordelli supervisionati dall’esercito e destinati alle truppe, basandosi anche su preconcetti di genere, razza e cultura che, inevitabilmente, portavano a ben precise conclusioni sulla moralità di un certo paese.