Come un filo rosso, a volte più, a volte meno evidente, quasi tutti i contributi di questo volume tengono in qualche modo conto della lunghissima storia delle ricerche in questi speciali contesti. Che si tratti di individuare siti noti in letteratura, ma ormai in parte difficilmente ubicabili sul terreno, come nel caso del Laghetto della Costa di Arquà, ed è ciò che fanno Bianchin Citton, Balista e Martinelli; recuperare la memoria storica della Valle di Ledro rispetto agli scavi avviati da Battaglia nel 1929 nella palafitta di Molina, integrando la ricerca scientifica con un meritevole progetto di archeologia pubblica e partecipata, grazie a Fedrigotti; gettare luce sulle acquisizioni tardottocentesche, da parte di molti musei italiani, di reperti palafitticoli italiani e transalpini, come nel caso della collezione Capellini al Museo archeologico di Bologna, ciò che troviamo nel poster di Minarini; o riandare alle radici delle ricerche nel Lagone di Mercurago ripercorrendo l’opera di Gastaldi e la scoperta dei siti perilacustri all’alba dell’Unità d’Italia, come fa Rubat Borel, quale insomma che sia l’obiettivo, lo spessore cronologico della storia delle ricerche nelle palafitte è un dato caratterizzante, che tocca ogni aspetto, dalla ricerca alla tutela alla valorizzazione. Una eredità entusiasmante, e spesso pesante, che l’iscrizione delle palafitte tra i siti Unesco sottolinea non solo a livello simbolico.
Presentazione del volume Le Palafitte: Ricerca, Conservazione, Valorizzazione / L. Rinaldi, M. Abbiati, U. Tecchiati, M. Baioni, C. Margani, M.G. Ruggiero. ((Intervento presentato al convegno Giornata di studi in occasione della presentazione del volume Le Palafitte: Ricerca, Conservazione, Valorizzazione : 19 Novembre tenutosi a Milano nel 2019.
Presentazione del volume Le Palafitte: Ricerca, Conservazione, Valorizzazione
U. Tecchiati
Writing – Original Draft Preparation
;
2019
Abstract
Come un filo rosso, a volte più, a volte meno evidente, quasi tutti i contributi di questo volume tengono in qualche modo conto della lunghissima storia delle ricerche in questi speciali contesti. Che si tratti di individuare siti noti in letteratura, ma ormai in parte difficilmente ubicabili sul terreno, come nel caso del Laghetto della Costa di Arquà, ed è ciò che fanno Bianchin Citton, Balista e Martinelli; recuperare la memoria storica della Valle di Ledro rispetto agli scavi avviati da Battaglia nel 1929 nella palafitta di Molina, integrando la ricerca scientifica con un meritevole progetto di archeologia pubblica e partecipata, grazie a Fedrigotti; gettare luce sulle acquisizioni tardottocentesche, da parte di molti musei italiani, di reperti palafitticoli italiani e transalpini, come nel caso della collezione Capellini al Museo archeologico di Bologna, ciò che troviamo nel poster di Minarini; o riandare alle radici delle ricerche nel Lagone di Mercurago ripercorrendo l’opera di Gastaldi e la scoperta dei siti perilacustri all’alba dell’Unità d’Italia, come fa Rubat Borel, quale insomma che sia l’obiettivo, lo spessore cronologico della storia delle ricerche nelle palafitte è un dato caratterizzante, che tocca ogni aspetto, dalla ricerca alla tutela alla valorizzazione. Una eredità entusiasmante, e spesso pesante, che l’iscrizione delle palafitte tra i siti Unesco sottolinea non solo a livello simbolico.File | Dimensione | Formato | |
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