Disintermediazione e rappresentanza organizzata degli interessi: dalla concertazione alla sua negazione, verso nuove forme di intermediazione

Il termine «disintermediazione» indica, in generale, il processo di rimozione di un intermediario da una relazione. L’uso del termine, coniato originariamente in ambito finanziario intorno agli anni ottanta, ha visto un’accelerazione in corrispondenza dello sviluppo massivo di internet. Internet, infatti, permette l’incontro «diretto» di domanda e offerta, una maggiore conoscenza diffusa (riducendo quindi il potere di quanti potevano vantare un predominio basato sull’informazione) e lo scavalcamento delle precedenti organizzazioni intermedie. Un chiaro esempio di questa dinamica è senza dubbio il commercio. Per una fascia di persone sempre più ampia, la pianificazione di un viaggio, dalla decisione della meta all’acquisto del biglietto, può avvenire direttamente online. Amazon ha cambiato non solo il modo con cui facciamo acquisti ma come pensiamo al commercio. Come conseguenza di queste nuove modalità di transazione, il modo in cui le merci si muovono (la logistica) si trasforma, così come l’organizzazione del lavoro in generale. Ma questo processo di rimozione di intermediari va oltre il campo delle relazioni e transazioni economiche: si tratta di una dinamica generalizzata a diversi ambiti sociali: la politica, la comunicazione, la rappresentanza degli interessi. E sebbene, come detto, internet l’abbia accelerato, le sue radici affondano ben più in profondità.