Le vicende speculative e fraudolente che hanno caratterizzato il mondo delle criptovalute fin dalla loro comparsa hanno posto una pesante ipoteca sulla comprensione autentica del fenomeno. La loro natura di asset, il cui valore è stato protagonista - nel bene e nel male - di una crescita senza pari, ha via via oscurato la loro funzione genetica di moneta. Anche la lettura storica ha trovato per lo più una facile gratificazione nell'inserire la madre delle criptovalute, i btc, nella lunga serie di bolle finanziarie, da quella dei tulipani e della South Sea Company a quella del 1929 e dei dotcom, contribuendo così ad enfatizzarne la dimensione di prodotto finanziario. La genealogia concettuale delle criptovalute, che indaga il passato non come conferma necessitante di quanto osserviamo nel presente ma come uno specifico dominio di ricerca, ne fa emergere invece pienamente la funzione primigenia, quella valutaria; e consente di ricondurla all'interno del non-lineare percorso evolutivo della moneta, mostrandoci di fatto come quello che può essere considerato il primo sistema di pagamenti virtuale, messo a punto nell'Europa del Cinquecento, si regga proprio sull'interesse dei soggetti privati coinvolti, vale a dire sullo stesso meccanismo di consenso (la proof of stake) di alcune strutture tecnologiche sottostanti alle criptovalute. Grazie alla compartecipazione di un manipolo di mercanti-banchieri, che formavano una sorta di Repubblica internazionale del denaro, venne realizzato un network distribuito, centrato sulle fiere di cambi (tenute prima a Lione e poi a Bisenzone-Piacenza) e basato su una moneta non reale (lo scudo di marche), in grado di compiere pagamenti internazionali sempre più efficaci per uno spazio commerciale che stava conoscendo una crescita inarrestabile. La piena decentralizzazione del registro e delle informazioni contabili permetteva la completa verificabilità delle transazioni, che perse però importanza quando, dai primi decenni del Seicento, la moneta di fiera acquisì sempre più il carattere di bene di investimento e poi di speculazione nelle trame del più ampio gioco finanziario dei banchieri genovesi, al servizio della corona di Spagna.

Per una genealogia concettuale delle criptovalute: la moneta internazionale delle fiere di cambio in età moderna / T. Brollo, G. De Luca (QUADERNI DE IL DIRITTO DEGLI AFFARI). - In: Criptovalute : Profili storico-economici e giuridici / [a cura di] M. Lorenzini, M. Zulberti, C. Imbrosciano. - Torino : Giappicchelli, 2023 Jun. - ISBN 978-88-921-2479-0. - pp. 1-36

Per una genealogia concettuale delle criptovalute: la moneta internazionale delle fiere di cambio in età moderna

G. De Luca
2023

Abstract

Le vicende speculative e fraudolente che hanno caratterizzato il mondo delle criptovalute fin dalla loro comparsa hanno posto una pesante ipoteca sulla comprensione autentica del fenomeno. La loro natura di asset, il cui valore è stato protagonista - nel bene e nel male - di una crescita senza pari, ha via via oscurato la loro funzione genetica di moneta. Anche la lettura storica ha trovato per lo più una facile gratificazione nell'inserire la madre delle criptovalute, i btc, nella lunga serie di bolle finanziarie, da quella dei tulipani e della South Sea Company a quella del 1929 e dei dotcom, contribuendo così ad enfatizzarne la dimensione di prodotto finanziario. La genealogia concettuale delle criptovalute, che indaga il passato non come conferma necessitante di quanto osserviamo nel presente ma come uno specifico dominio di ricerca, ne fa emergere invece pienamente la funzione primigenia, quella valutaria; e consente di ricondurla all'interno del non-lineare percorso evolutivo della moneta, mostrandoci di fatto come quello che può essere considerato il primo sistema di pagamenti virtuale, messo a punto nell'Europa del Cinquecento, si regga proprio sull'interesse dei soggetti privati coinvolti, vale a dire sullo stesso meccanismo di consenso (la proof of stake) di alcune strutture tecnologiche sottostanti alle criptovalute. Grazie alla compartecipazione di un manipolo di mercanti-banchieri, che formavano una sorta di Repubblica internazionale del denaro, venne realizzato un network distribuito, centrato sulle fiere di cambi (tenute prima a Lione e poi a Bisenzone-Piacenza) e basato su una moneta non reale (lo scudo di marche), in grado di compiere pagamenti internazionali sempre più efficaci per uno spazio commerciale che stava conoscendo una crescita inarrestabile. La piena decentralizzazione del registro e delle informazioni contabili permetteva la completa verificabilità delle transazioni, che perse però importanza quando, dai primi decenni del Seicento, la moneta di fiera acquisì sempre più il carattere di bene di investimento e poi di speculazione nelle trame del più ampio gioco finanziario dei banchieri genovesi, al servizio della corona di Spagna.
Criptovalute; fiera dei cambi; scudo di marche
Settore SECS-P/12 - Storia Economica
giu-2023
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Genealogia criptovalute Brollo De Luca 2023.pdf

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