I Domanda - «Il problema di fondo relativo ai diritti dell’uomo è oggi non tanto quello di giustificarli, quanto quello di proteggerli. È un problema non filosofico ma politico» (N. Bobbio, L’età dei diritti, 1990). Appare significativo che negli ultimi tempi esponenti politici di spicco che apertamente si richiamano ad una visione pro-life si siano affrettati a prendere posizione sulla l. n. 194 del 1978 affermando che non si deve toccare. Quella legge, come è ampiamento noto, fece compiere un notevole balzo in avanti in termini di civiltà giuridica alla società italiana, garantendo la tutela della salute della donna, in precedenza posta a forte rischio dagli aborti clandestini. Se per oltre quarant’anni la 194 ha rappresentato una conquista non negoziabile ed un baluardo invalicabile, è pur vero che lo “spirito compromissorio” in cui quella disciplina vide la luce ha minato il pieno dispiegamento successivo delle sue potenzialità. Non solo il massiccio ricorso all’obiezione di coscienza (oltre che) da parte di ginecologi, (anche) di anestesisti e di personale non medico (di fatto di intere strutture) rende sovente inaccessibile il diritto in questione (oltre ad essere costato all’Italia anche una condanna da parte del Comitato Europeo dei Diritti Sociali); le disparità tra Regioni nel garantire l’IVG fotografano poi anche in tema di aborto un doloroso “turismo dei diritti” già sperimentato su altri fronti; infine la strutturazione del ricorso all’aborto farmacologico come una vera “corsa ad ostacoli” rappresentano le principali coordinate che invece suggerirebbero di “toccare” la 194. Lasciando tutto così com’è non si rischia infatti di consegnare il diritto in questione alla completa ineffettività? II Domanda - Ritiene immaginabile superare l’impostazione di base della legge 194, che relega in secondo piano la dimensione della libera scelta della donna, ponendo invece l’accento sulle condizioni sfavorevoli al proseguimento della gravidanza, il cui mancato superamento dà accesso alla interruzione? III Domanda - Gli arretramenti in tema di aborto registrati recentemente per via giurisprudenziale in Polonia e negli USA potrebbero avere ripercussioni su future scelte legislative nel nostro Paese?

La legge n. 194 non si tocca? / M. D’Amico, F. Angelini, B. Liberali, A. Lorenzetti, E. Olivito, B. Pezzini, L. Ronchetti, A. Schillaci, P. Veronesi. - In: GRUPPO DI PISA. - ISSN 2039-8026. - 2022:3(2022), pp. 157-202.

La legge n. 194 non si tocca?

M. D’Amico;B. Liberali
;
2022

Abstract

I Domanda - «Il problema di fondo relativo ai diritti dell’uomo è oggi non tanto quello di giustificarli, quanto quello di proteggerli. È un problema non filosofico ma politico» (N. Bobbio, L’età dei diritti, 1990). Appare significativo che negli ultimi tempi esponenti politici di spicco che apertamente si richiamano ad una visione pro-life si siano affrettati a prendere posizione sulla l. n. 194 del 1978 affermando che non si deve toccare. Quella legge, come è ampiamento noto, fece compiere un notevole balzo in avanti in termini di civiltà giuridica alla società italiana, garantendo la tutela della salute della donna, in precedenza posta a forte rischio dagli aborti clandestini. Se per oltre quarant’anni la 194 ha rappresentato una conquista non negoziabile ed un baluardo invalicabile, è pur vero che lo “spirito compromissorio” in cui quella disciplina vide la luce ha minato il pieno dispiegamento successivo delle sue potenzialità. Non solo il massiccio ricorso all’obiezione di coscienza (oltre che) da parte di ginecologi, (anche) di anestesisti e di personale non medico (di fatto di intere strutture) rende sovente inaccessibile il diritto in questione (oltre ad essere costato all’Italia anche una condanna da parte del Comitato Europeo dei Diritti Sociali); le disparità tra Regioni nel garantire l’IVG fotografano poi anche in tema di aborto un doloroso “turismo dei diritti” già sperimentato su altri fronti; infine la strutturazione del ricorso all’aborto farmacologico come una vera “corsa ad ostacoli” rappresentano le principali coordinate che invece suggerirebbero di “toccare” la 194. Lasciando tutto così com’è non si rischia infatti di consegnare il diritto in questione alla completa ineffettività? II Domanda - Ritiene immaginabile superare l’impostazione di base della legge 194, che relega in secondo piano la dimensione della libera scelta della donna, ponendo invece l’accento sulle condizioni sfavorevoli al proseguimento della gravidanza, il cui mancato superamento dà accesso alla interruzione? III Domanda - Gli arretramenti in tema di aborto registrati recentemente per via giurisprudenziale in Polonia e negli USA potrebbero avere ripercussioni su future scelte legislative nel nostro Paese?
aborto; diritti; salute; Corte costituzionale
Settore IUS/08 - Diritto Costituzionale
2022
https://www.gruppodipisa.it/images/rivista/fascicoli/Rivista_Gruppo_di_Pisa_Fascicolo_3_2022.pdf
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