Il governo delle acque e la realizzazione di opere pubbliche volte a promuovere l’economia di un paese modificandone il paesaggio è una pratica cui l’uomo si è dedicato da tempi molto antichi. Una pratica assai complessa, perché può trovare una concretizzazione solamente attraverso l’intersezione di piani di lavoro molto diversi fra di loro. La Lombardia nel XVIII secolo attraversava una congiuntura particolarmente favorevole per la realizzazione di opere di grande impatto, e anche per una valutazione degli esiti che tali imprese potevano sortire. I sovrani austriaci avevano ispirato la propria azione di governo alla politica dell’assolutismo illuminato, all’ideologia del pubblico bene, che individuava nella promozione dei diversi rami dell’economia e nel miglioramento delle condizioni di vita dei sudditi, i presupposti essenziali di un rafforzamento del potere sovrano sul piano interno, del controllo del territorio, e su quello esterno, della difesa e delle relazioni internazionali con gli altri stati. A questo si legò la realizzazione di grandi opere pubbliche volte a promuovere un rilancio dell’economia del paese. La via seguita in forma privilegiata per assegnare lavori pubblici di grande portata nel XVIII secolo fu l’aggiudicazione di appalti mediante asta pubblica. Non è un caso se proprio da questo periodo cominciò ad affermarsi un nuovo ceto di appaltatori, che con le forniture allo stato avrebbe costruito le sue fortune e la sua ascesa sociale. Per contro va tenuto in considerazione il fatto che erano poche le imprese in grado di assumersi l’incarico di condurre a termine grandi opere, affrontando i tempi lunghi della corresponsione dei pagamenti da parte della regia camera, pertanto il principio della concorrenza fra le società appaltatrici restò più teorico che reale. Il sistema d’appalto poi, fin dalle sue origini, si mostrava viziato da procedure non sempre cristalline per aggiudicarsi i contratti, da accordi preventivi che annullavano di fatto la concorrenza, da procedure d’urgenza che lasciavano ampi margini per favorire alcune società a scapito di altre. Questi temi complessi ruotavano attorno alla realizzazione del Naviglio di Paderno, un grande progetto portato a compimento nel 1777, che fu un vero e proprio banco di prova del riformismo austriaco.

Prefazione / A. Dattero (L'uomo, la terra e l'acqua). - In: Il Naviglio di Paderno : un'opera pubblica nella Lombardia del secondo Settecento / A. Castagna. - Prima edizione. - Milano : Biblion, 2016 Dec. - ISBN 978-88-98490-58-5. - pp. 13-16

Prefazione

A. Dattero
Primo
2016

Abstract

Il governo delle acque e la realizzazione di opere pubbliche volte a promuovere l’economia di un paese modificandone il paesaggio è una pratica cui l’uomo si è dedicato da tempi molto antichi. Una pratica assai complessa, perché può trovare una concretizzazione solamente attraverso l’intersezione di piani di lavoro molto diversi fra di loro. La Lombardia nel XVIII secolo attraversava una congiuntura particolarmente favorevole per la realizzazione di opere di grande impatto, e anche per una valutazione degli esiti che tali imprese potevano sortire. I sovrani austriaci avevano ispirato la propria azione di governo alla politica dell’assolutismo illuminato, all’ideologia del pubblico bene, che individuava nella promozione dei diversi rami dell’economia e nel miglioramento delle condizioni di vita dei sudditi, i presupposti essenziali di un rafforzamento del potere sovrano sul piano interno, del controllo del territorio, e su quello esterno, della difesa e delle relazioni internazionali con gli altri stati. A questo si legò la realizzazione di grandi opere pubbliche volte a promuovere un rilancio dell’economia del paese. La via seguita in forma privilegiata per assegnare lavori pubblici di grande portata nel XVIII secolo fu l’aggiudicazione di appalti mediante asta pubblica. Non è un caso se proprio da questo periodo cominciò ad affermarsi un nuovo ceto di appaltatori, che con le forniture allo stato avrebbe costruito le sue fortune e la sua ascesa sociale. Per contro va tenuto in considerazione il fatto che erano poche le imprese in grado di assumersi l’incarico di condurre a termine grandi opere, affrontando i tempi lunghi della corresponsione dei pagamenti da parte della regia camera, pertanto il principio della concorrenza fra le società appaltatrici restò più teorico che reale. Il sistema d’appalto poi, fin dalle sue origini, si mostrava viziato da procedure non sempre cristalline per aggiudicarsi i contratti, da accordi preventivi che annullavano di fatto la concorrenza, da procedure d’urgenza che lasciavano ampi margini per favorire alcune società a scapito di altre. Questi temi complessi ruotavano attorno alla realizzazione del Naviglio di Paderno, un grande progetto portato a compimento nel 1777, che fu un vero e proprio banco di prova del riformismo austriaco.
Lombardia Austriaca; XVIII secolo; Riforme; Assolutismo Illuminato; Naviglio di Paderno
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
Settore SPS/03 - Storia delle Istituzioni Politiche
dic-2016
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