Con la “Vera Istoria” il lettore polacco di media cultura (e tal è il destinatario implicito dell’opuscolo) otteneva, oserei dire, due, se non tre opere in un libro solo. Un compendio storico che, oltre a delineare, per la prima volta nella storiografia polacca, il quadro storico del vicino, ma poco conosciuto paese d’oltremare, riportava, con dovizia di particolari, la recentissima, drammatica vicenda dei grandi di questo mondo – l’attuale coppia regnante svedese, quasi un reportage o, se vogliamo, una cronaca scandalosa. Al tempo stesso, e direi soprattutto, veniva consegnato al lettore un avvincente romanzo d’amore e d’avventura, scritto per commuovere, dilettare ed edificare, strutturato abilmente da Kromer-umanista secondo i migliori schemi del genere, solo che invece del Mediterraneo in tempesta vi è il Baltico a stringere le navi nella morsa del ghiaccio; i danesi, i Freibeuter di Lubecca e gli eserciti del tiranno moscovita recitano il ruolo dei pirati; mentre nella parte dell’antagonista principale, la cui minacciosa presenza aleggia su tutto il racconto, vediamo il folle re Erik, ritratto a modo degli imperatori psicopatici di Tacito e Svetonio, e affiancato dal suo demoniaco sgherro Persson. Le scene, abilmente drammatizzate, della follia omicida, del pentimento e infine del comportamento di Erik in prigionia sono dei veri capolavori di pathografìa, i primi nella letteratura polacca, modellati, tra l’altro, su Ercole furioso di Seneca e sui Pharsalia di Lucano – la loro alta qualità artistica spinse lo slavista belga Claude Backvis ad esclamare: “La figure d'Eric possède ici un dynamisme tout shakespearien”. In poche parole: la “Vera Istoria” di Kromer, considerata da un punto di vista estetico, per la qualità della narrazione e del linguaggio, è da considerarsi uno dei più alti – nonostante il “basso” indirizzo dell’opuscolo – esempi della prosa narrativa polacca del ‘500. In ultimo luogo, la “Vera Istoria” può essere interpretata come un’opera di propaganda, quasi una sorta di volantino elettorale. Non me la sentirei di accettare senza riserve l’ardita ipotesi avanzata 60 anni fa dal già citato Backvis che ha visto nella “Vera Istoria” il prodotto del complotto internazionale papista-gesuitico, con lo scopo di riportare la Svezia, attraverso la sperata unione personale con la Respublica polacco-lituana, all’obbedienza romana. Non è da escludere, tuttavia, che l’opuscolo di Kromer fosse pubblicato anche per preparare il terreno per la prossima candidatura svedese al trono polacco, in particolare al giovane Sigismondo, educato dalla madre nella fede cattolica e sotto la curatela dei padri gesuiti. In ogni caso, durante le diete del 1573 e del 1587, convocate per eleggere il nuovo sovrano, gli oratori che perorano la causa del giovane Vasa polacco non mancano di sottolineare, naturalmente, la sua discendenza jagellonica e il suo attaccamento al cattolicesimo, ma nel contempo – giocando sulle emozioni degli elettori – ricordano immancabilmente le immense disgrazie seguite dall’inaudita grazia divina, che ha vissuto da bambino insieme alla sua valorosa e virtuosa madre. Le disgrazie note a tutti – anche grazie alla “Vera Istoria” di Kromer.

Le pene d’amore sul Baltico: la vera istoria de’ miserabili casi del Principe Finlandese Giovanni e della Principessa Polacca Caterina (1570) / G. Franczak. ((Intervento presentato al convegno Ponti con la Scandinavia=Bridges to Scandinavia tenutosi a Milano nel 2013.

Le pene d’amore sul Baltico: la vera istoria de’ miserabili casi del Principe Finlandese Giovanni e della Principessa Polacca Caterina (1570)

G. Franczak
Primo
2013

Abstract

Con la “Vera Istoria” il lettore polacco di media cultura (e tal è il destinatario implicito dell’opuscolo) otteneva, oserei dire, due, se non tre opere in un libro solo. Un compendio storico che, oltre a delineare, per la prima volta nella storiografia polacca, il quadro storico del vicino, ma poco conosciuto paese d’oltremare, riportava, con dovizia di particolari, la recentissima, drammatica vicenda dei grandi di questo mondo – l’attuale coppia regnante svedese, quasi un reportage o, se vogliamo, una cronaca scandalosa. Al tempo stesso, e direi soprattutto, veniva consegnato al lettore un avvincente romanzo d’amore e d’avventura, scritto per commuovere, dilettare ed edificare, strutturato abilmente da Kromer-umanista secondo i migliori schemi del genere, solo che invece del Mediterraneo in tempesta vi è il Baltico a stringere le navi nella morsa del ghiaccio; i danesi, i Freibeuter di Lubecca e gli eserciti del tiranno moscovita recitano il ruolo dei pirati; mentre nella parte dell’antagonista principale, la cui minacciosa presenza aleggia su tutto il racconto, vediamo il folle re Erik, ritratto a modo degli imperatori psicopatici di Tacito e Svetonio, e affiancato dal suo demoniaco sgherro Persson. Le scene, abilmente drammatizzate, della follia omicida, del pentimento e infine del comportamento di Erik in prigionia sono dei veri capolavori di pathografìa, i primi nella letteratura polacca, modellati, tra l’altro, su Ercole furioso di Seneca e sui Pharsalia di Lucano – la loro alta qualità artistica spinse lo slavista belga Claude Backvis ad esclamare: “La figure d'Eric possède ici un dynamisme tout shakespearien”. In poche parole: la “Vera Istoria” di Kromer, considerata da un punto di vista estetico, per la qualità della narrazione e del linguaggio, è da considerarsi uno dei più alti – nonostante il “basso” indirizzo dell’opuscolo – esempi della prosa narrativa polacca del ‘500. In ultimo luogo, la “Vera Istoria” può essere interpretata come un’opera di propaganda, quasi una sorta di volantino elettorale. Non me la sentirei di accettare senza riserve l’ardita ipotesi avanzata 60 anni fa dal già citato Backvis che ha visto nella “Vera Istoria” il prodotto del complotto internazionale papista-gesuitico, con lo scopo di riportare la Svezia, attraverso la sperata unione personale con la Respublica polacco-lituana, all’obbedienza romana. Non è da escludere, tuttavia, che l’opuscolo di Kromer fosse pubblicato anche per preparare il terreno per la prossima candidatura svedese al trono polacco, in particolare al giovane Sigismondo, educato dalla madre nella fede cattolica e sotto la curatela dei padri gesuiti. In ogni caso, durante le diete del 1573 e del 1587, convocate per eleggere il nuovo sovrano, gli oratori che perorano la causa del giovane Vasa polacco non mancano di sottolineare, naturalmente, la sua discendenza jagellonica e il suo attaccamento al cattolicesimo, ma nel contempo – giocando sulle emozioni degli elettori – ricordano immancabilmente le immense disgrazie seguite dall’inaudita grazia divina, che ha vissuto da bambino insieme alla sua valorosa e virtuosa madre. Le disgrazie note a tutti – anche grazie alla “Vera Istoria” di Kromer.
13-nov-2013
Settore L-LIN/21 - Slavistica
Le pene d’amore sul Baltico: la vera istoria de’ miserabili casi del Principe Finlandese Giovanni e della Principessa Polacca Caterina (1570) / G. Franczak. ((Intervento presentato al convegno Ponti con la Scandinavia=Bridges to Scandinavia tenutosi a Milano nel 2013.
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