Dopo una fase in cui Mussolini aveva ribadito che il fascismo non sarebbe mai stato “merce d’esportazione” si assiste, tra il 1925 e il 1930, a un proliferare di iniziative di segno esattamente opposto. Il libro ricostruisce la complessa dinamica politica e intellettuale del cosiddetto “universalismo fascista”, ovvero quella particolare corrente di pensiero che si affermò in alcuni settori del nascente regime che partiva dal presupposto che il fascismo, in toto o in parte potesse essere riapplicato oltre frontiera. Il primo importante tentativo, il Centro internazionale di studi sul Fascismo di Losanna, fu un fallimento; e altrettanto difficile fu l’iniziativa di alcuni esponenti di punta dei Fasci italiani all’estero (Bonservizi, Pellizzi). Ma dopo il 1928 le cose cambiarono. Favorito in modo particolare dalla dottrina corporativa (letta come unica soluzione al duplice fallimento del marxismo applicato e del capitalismo alla volta del decennio), l’universalismo si affermò attraverso un proliferare di riviste e di associazioni. Tra esse, l’”Antieuropa” di Asvero Gravelli (e con essa il periodico “Ottobre”) fu senza dubbio la più originale e importante. L’obiettivo degli “universalisti”, quindi, fu quello di rendere “seducente” il fascismo non tanto (e non solo) a chi all’estero lo aveva già abbracciato, ma anche a quegli ambienti conservatori e persino moderatamente progressisti che avrebbero potuto mutuarne alcuni precetti. Il sogno di Mussolini, abbozzato con il Convegno Volta sull’Europa del 1932, sarebbe stato quello di un continente se non fascista, perlomeno fascistizzato.

Antieuropa : il fascismo universale di Mussolini / M. Cuzzi. - Milano : M&B, 2006. - ISBN 8874510500. (Saggi)

Antieuropa : il fascismo universale di Mussolini

M. Cuzzi
Primo
2006

Abstract

Dopo una fase in cui Mussolini aveva ribadito che il fascismo non sarebbe mai stato “merce d’esportazione” si assiste, tra il 1925 e il 1930, a un proliferare di iniziative di segno esattamente opposto. Il libro ricostruisce la complessa dinamica politica e intellettuale del cosiddetto “universalismo fascista”, ovvero quella particolare corrente di pensiero che si affermò in alcuni settori del nascente regime che partiva dal presupposto che il fascismo, in toto o in parte potesse essere riapplicato oltre frontiera. Il primo importante tentativo, il Centro internazionale di studi sul Fascismo di Losanna, fu un fallimento; e altrettanto difficile fu l’iniziativa di alcuni esponenti di punta dei Fasci italiani all’estero (Bonservizi, Pellizzi). Ma dopo il 1928 le cose cambiarono. Favorito in modo particolare dalla dottrina corporativa (letta come unica soluzione al duplice fallimento del marxismo applicato e del capitalismo alla volta del decennio), l’universalismo si affermò attraverso un proliferare di riviste e di associazioni. Tra esse, l’”Antieuropa” di Asvero Gravelli (e con essa il periodico “Ottobre”) fu senza dubbio la più originale e importante. L’obiettivo degli “universalisti”, quindi, fu quello di rendere “seducente” il fascismo non tanto (e non solo) a chi all’estero lo aveva già abbracciato, ma anche a quegli ambienti conservatori e persino moderatamente progressisti che avrebbero potuto mutuarne alcuni precetti. Il sogno di Mussolini, abbozzato con il Convegno Volta sull’Europa del 1932, sarebbe stato quello di un continente se non fascista, perlomeno fascistizzato.
2006
Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea
Antieuropa : il fascismo universale di Mussolini / M. Cuzzi. - Milano : M&B, 2006. - ISBN 8874510500. (Saggi)
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