Perché la democrazia che è, principalmente, un regime di libertà può degenerare in schiavitù? La questione non è nuova e figura già nel pensiero politico di Platone ed Aristotele per i quali questa deriva si inscrive nella natura del regime stesso. La ritroviamo ancora nei primi pensatori della democrazia moderna, in particolare in Alexis de Tocqueville, secondo cui la democrazia è continuamente messa a confronto con una temibile alternativa: promuovere il piacere della libertà o, al contrario, degradarsi in schiavitù dei costumi e delle opinioni. Che tale schiavitù democratica – una tendenza per la quale la democrazia si auto-distrugge – non sia l’esito di una costrizione esterna ma rinviene le sue risorse nella volontà dell’individuo è noto da tempo grazie al concetto di servitù volontaria di Etienne de la Boetie. Perché allora parlare di nuove schiavitù? Perché oggi non è più tempo e luogo di scrivere “contro qualcuno”. È cambiata la figura del padrone, non c’è più un padrone personale, un tiranno che tiene in suo potere una moltitudine spaventata, ma un padrone anonimo, senza volto né nome che instaura un nuovo tipo di dominio e nuove schiavitù. Sono proprio queste nuove schiavitù – analizzate dal punto di vista antropologico, economico, etico, sociologico e filosofico-politico – l’oggetto del presente volume con la finalità di ripensare, alla luce dei problemi del nostro tempo, la libertà civile (individuale e politica).

Lo schiavo felice / C.H. Delacampagne, C. Fleury, B. Magni, M. Marzano, T. Ménissier, J. de Saint Victor - In: Critica delle nuove schiavitù / Ch. Delacampagne, C.Fleury, B. Magni, M. Marzano, T. Ménissier, J. de Saint-Victor ; [a cura di] Y.-C. Zarka. - Lecce : Pensa Multimedia, 2009. - ISBN 978-88-8232-678-4. - pp. 36-51

Lo schiavo felice

B. Magni;
2009

Abstract

Perché la democrazia che è, principalmente, un regime di libertà può degenerare in schiavitù? La questione non è nuova e figura già nel pensiero politico di Platone ed Aristotele per i quali questa deriva si inscrive nella natura del regime stesso. La ritroviamo ancora nei primi pensatori della democrazia moderna, in particolare in Alexis de Tocqueville, secondo cui la democrazia è continuamente messa a confronto con una temibile alternativa: promuovere il piacere della libertà o, al contrario, degradarsi in schiavitù dei costumi e delle opinioni. Che tale schiavitù democratica – una tendenza per la quale la democrazia si auto-distrugge – non sia l’esito di una costrizione esterna ma rinviene le sue risorse nella volontà dell’individuo è noto da tempo grazie al concetto di servitù volontaria di Etienne de la Boetie. Perché allora parlare di nuove schiavitù? Perché oggi non è più tempo e luogo di scrivere “contro qualcuno”. È cambiata la figura del padrone, non c’è più un padrone personale, un tiranno che tiene in suo potere una moltitudine spaventata, ma un padrone anonimo, senza volto né nome che instaura un nuovo tipo di dominio e nuove schiavitù. Sono proprio queste nuove schiavitù – analizzate dal punto di vista antropologico, economico, etico, sociologico e filosofico-politico – l’oggetto del presente volume con la finalità di ripensare, alla luce dei problemi del nostro tempo, la libertà civile (individuale e politica).
democrazia ; schiavitù ; patologie
Settore SPS/01 - Filosofia Politica
2009
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