Il paper studia gli strumenti partecipativi per l’integrazione giovanile nei quartieri periferici della Valbisagno (Genova), attuati per limitare gli effetti di disuguaglianze etniche e sociali su dispersione scolastica, transizione al lavoro e microcriminalità (specie dei giovani immigrati). Questi prevedono un alto livello di coinvolgimento sia dei destinatari, in vista di sviluppare empowerment e capability, sia degli operatori, in ottica di governance e sussidiarietà. L’obiettivo è ottenere recupero sociale attraverso l’attivazione in percorsi di riqualificazione urbana, attuando un’integrazione fra politiche locali ed una commistione fra sapere esperto di assistenti sociali ed urbanisti e sapere sociale dei destinatari. Sono stati attivati vari interventi specifici, a loro volta inseriti in un contesto di politiche similari a livello superiore (PianoRegolatoreSociale, Piani di Zona, BilancioPartecipativo). A fronte di obiettivi dichiarati e così ampi interventi, gli operatori denunciano il carattere retorico di marketing elettorale, descrivendo scarso impatto di politiche forgiate sul modello dell’adulto italiano. La questione è studiata attraverso interviste in profondità a testimoni privilegiati sia agli attori coinvolti in funzione di mediazione (operatori-educatori), sia a gruppi informali dei giovani stessi, a partire dal locale centro sociale, che pur essendo uno dei pochi punti di aggregazione del quartiere e svolgendo attività solidali non coperte dalle istituzioni pubbliche, è da queste visto con sospetto ed escluso dai laboratori partecipativi. Si è tentato di verificare se si registri empowerment e capacità di voice per gruppi deboli, o se viceversa si introducano nuove forme di potere per gli interessi organizzati perpetrando l’esclusione. Si cerca poi di controllare se si arrivi ad una decisione, se questa sia implementata e nel modo deciso con i destinatari, il ruolo attribuito al sapere profano, se le pratiche abbiano comportato un cambiamento nelle relazioni. Gli intervistati da un lato riconoscono piccoli grandi successi ottenuti grazie agli interventi altrimenti irrealizzabili, dall’altro imputano ai decision-makers la colpa del fallimento, attraverso taglio di fondi e chiusura di buone pratiche. Con ripercussioni sulle risposte di destinatari, per cui politiche ridondanti ma inefficaci producono aspettative frustrate e persino ulteriore scollamento dal tessuto sociale allargato, e operatori frustrati nel loro impegno profuso al di là degli incarichi formali. Descrivere un esempio concreto può essere utile a superare la sterile contrapposizione fra scettici e sostenitori della partecipazione. Un esame equilibrato che noti i piccoli progressi, senza farli sembrare grandi vittorie ma riconoscendone le potenzialità senza preclusioni dettate dal pessimismo, dimostrerebbe gli effetti benefici che le pratiche hanno avuto, e che le difficoltà nascerebbero più dallo scarso supporto istituzionale che non dalla partecipazione in sé.

Politiche sociali inefficaci e attivazione dei destinatari in ambito giovanile : il caso di una periferia urbana / V. Lastrico. ((Intervento presentato al 5. convegno Espanet Conference tenutosi a Roma nel 2012.

Politiche sociali inefficaci e attivazione dei destinatari in ambito giovanile : il caso di una periferia urbana

V. Lastrico
Primo
2012

Abstract

Il paper studia gli strumenti partecipativi per l’integrazione giovanile nei quartieri periferici della Valbisagno (Genova), attuati per limitare gli effetti di disuguaglianze etniche e sociali su dispersione scolastica, transizione al lavoro e microcriminalità (specie dei giovani immigrati). Questi prevedono un alto livello di coinvolgimento sia dei destinatari, in vista di sviluppare empowerment e capability, sia degli operatori, in ottica di governance e sussidiarietà. L’obiettivo è ottenere recupero sociale attraverso l’attivazione in percorsi di riqualificazione urbana, attuando un’integrazione fra politiche locali ed una commistione fra sapere esperto di assistenti sociali ed urbanisti e sapere sociale dei destinatari. Sono stati attivati vari interventi specifici, a loro volta inseriti in un contesto di politiche similari a livello superiore (PianoRegolatoreSociale, Piani di Zona, BilancioPartecipativo). A fronte di obiettivi dichiarati e così ampi interventi, gli operatori denunciano il carattere retorico di marketing elettorale, descrivendo scarso impatto di politiche forgiate sul modello dell’adulto italiano. La questione è studiata attraverso interviste in profondità a testimoni privilegiati sia agli attori coinvolti in funzione di mediazione (operatori-educatori), sia a gruppi informali dei giovani stessi, a partire dal locale centro sociale, che pur essendo uno dei pochi punti di aggregazione del quartiere e svolgendo attività solidali non coperte dalle istituzioni pubbliche, è da queste visto con sospetto ed escluso dai laboratori partecipativi. Si è tentato di verificare se si registri empowerment e capacità di voice per gruppi deboli, o se viceversa si introducano nuove forme di potere per gli interessi organizzati perpetrando l’esclusione. Si cerca poi di controllare se si arrivi ad una decisione, se questa sia implementata e nel modo deciso con i destinatari, il ruolo attribuito al sapere profano, se le pratiche abbiano comportato un cambiamento nelle relazioni. Gli intervistati da un lato riconoscono piccoli grandi successi ottenuti grazie agli interventi altrimenti irrealizzabili, dall’altro imputano ai decision-makers la colpa del fallimento, attraverso taglio di fondi e chiusura di buone pratiche. Con ripercussioni sulle risposte di destinatari, per cui politiche ridondanti ma inefficaci producono aspettative frustrate e persino ulteriore scollamento dal tessuto sociale allargato, e operatori frustrati nel loro impegno profuso al di là degli incarichi formali. Descrivere un esempio concreto può essere utile a superare la sterile contrapposizione fra scettici e sostenitori della partecipazione. Un esame equilibrato che noti i piccoli progressi, senza farli sembrare grandi vittorie ma riconoscendone le potenzialità senza preclusioni dettate dal pessimismo, dimostrerebbe gli effetti benefici che le pratiche hanno avuto, e che le difficoltà nascerebbero più dallo scarso supporto istituzionale che non dalla partecipazione in sé.
set-2012
politiche sociali ; giovani ; devianza giovanile ; democrazia partecipativa ; sofferenza urbana ; periferie ; partecipazione ; educazione ; politiche giovanili ; immigrazione ; latinos ; dispersione scolastica ; Genova ; conflitto ; appartenenza locale ; capitale sociale ; urbanistica partecipata ; urbanistica ; edilizia popolare ; stigma ; baby gang
Settore SPS/10 - Sociologia dell'Ambiente e del Territorio
Settore SPS/08 - Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi
Settore SPS/11 - Sociologia dei Fenomeni Politici
Network for European Social Policy Analysis (ESPAnet)
http://www.espanet-italia.net/images/conferenza2012/PAPER%202012/Sessione_Q/Q_4_LASTRICO.pdf
Politiche sociali inefficaci e attivazione dei destinatari in ambito giovanile : il caso di una periferia urbana / V. Lastrico. ((Intervento presentato al 5. convegno Espanet Conference tenutosi a Roma nel 2012.
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