Il saggio si apre con una ricognizione della pluralità dei rispetti in cui venne e viene formulata la “questione” de “il male”, analizzando il complesso aggregato di fenomeni che vengono qualificati come male, evidenziando il carattere differenziale della nozione di male e l’asimmetria e non complanarità di essa rispetto a quella del bene, e mettendo in luce il suo carattere di ‘idea’ piuttosto che di vero e proprio concetto. Evidenziando come la questione divenga problema e aporia quando sia connessa con la nozione di una divinità buona e onnipotente, e quindi gli sforzi e il fallimento di ogni teodicea, il saggio segue quindi le vie dei percorsi filosofici più di comprensione che di spiegazione: dalla ricerca della fenomenologia del male all’ermeneutica del simbolo e del mito, in particolare biblici. Richiamando infine i grandi modelli teorici in riferimento ai quali si sono costituite nel tempo “costellazioni di posizioni” (il modello del peccato originale, la teoria kantiana del male radicale come sua trasposizione razionale, la tesi arendtiana della banalità del male), si sottolinea in conclusione la valenza teoretica ed etica del confronto col male: quest’ultimo ci è consegnato come un “da pensare”, e insieme qualcosa cui opporsi, sempre di nuovo.
La questione del male / M.C. Bartolomei - In: Il male in questione / M.C. BARTOLOMEI, C. BELLONI, C. BONALDI, U.G.G. DERUNGS, M. DONI, L. GHISLERI, G. LEONELLI, M. TURA ; [a cura di] M.C. Bartolomei. - Milano : Cuem, 2009. - ISBN 9788860011947. - pp. 11-49
La questione del male
M.C. BartolomeiPrimo
2009
Abstract
Il saggio si apre con una ricognizione della pluralità dei rispetti in cui venne e viene formulata la “questione” de “il male”, analizzando il complesso aggregato di fenomeni che vengono qualificati come male, evidenziando il carattere differenziale della nozione di male e l’asimmetria e non complanarità di essa rispetto a quella del bene, e mettendo in luce il suo carattere di ‘idea’ piuttosto che di vero e proprio concetto. Evidenziando come la questione divenga problema e aporia quando sia connessa con la nozione di una divinità buona e onnipotente, e quindi gli sforzi e il fallimento di ogni teodicea, il saggio segue quindi le vie dei percorsi filosofici più di comprensione che di spiegazione: dalla ricerca della fenomenologia del male all’ermeneutica del simbolo e del mito, in particolare biblici. Richiamando infine i grandi modelli teorici in riferimento ai quali si sono costituite nel tempo “costellazioni di posizioni” (il modello del peccato originale, la teoria kantiana del male radicale come sua trasposizione razionale, la tesi arendtiana della banalità del male), si sottolinea in conclusione la valenza teoretica ed etica del confronto col male: quest’ultimo ci è consegnato come un “da pensare”, e insieme qualcosa cui opporsi, sempre di nuovo.Pubblicazioni consigliate
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