La corretta comprensione dei meccanismi patogenetici alla base dell’insufficienza epatica ed una diagnosi istologica del tipo di danno epatico, rappresentano gli strumenti più importanti per affrontare nel modo più efficace possibile l’aspetto terapeutico. Parte di questa relazione sarà dedicata alla discussione degli aspetti terapeutici più specifici dell’insufficienza epatica, che presenta notevoli aspetti di complessità, legati alla moltitudine delle funzioni epatiche ed alle ripercussioni che il malfunzionamento del fegato può avere su altri organi ed apparati come lo stomaco, l’intestino, il pancreas, il sistema circolatorio, il sistema endocrino. Il primo passo per la terapia delle patologie epatiche è rappresentato dalla rimozione di tutti quei fattori ambientali, dietetetici o farmacologici che possono contribuire ad aggravare il danno a carico del parenchima. La terapia dell’insufficienza epatica verrà affrontata con l’esempio di casi clinici esemplificativi di come la gestione ed il monitoraggio del paziente debbano essere costanti e la terapia modulata in funzione dell’evoluzione del quadro clinico. Una delle principali difficoltà nella terapia del paziente epatopatico, risiede nel mantenere un equilibrio ideale tra la necessità di somministrare farmaci e l’attenzione a non sovraccaricare di lavoro una ghiandola deficitaria (il fegato), una delle cui funzioni principali è proprio la detossificazione e la metabolizzazione delle sostanze esogene. Parte della relazione sarà dedicata alla gestione terapeutica più “specifica” della sindrome da insufficienza epatica, basata sulla correzione degli squilibri idro-elettrolitici, sulla regolazione del pH intestinale e della flora microbica intestinale mediante l’impiego di lattulosio ed antibiotici/chemioterapici come la neomicina od il metronidazolo, sul controllo dell’ascite con diuretici (furosemide e spironolattone), sul controllo del vomito, dell’anoressia e dei disturbi della coagulazione. In funzione della diagnosi istologica della patologia epatica, verranno poi fornite indicazioni relativamente all’impiego di farmaci per il controllo dell’evoluzione della malattia: la scelta di agenti detossificanti come il glutatione, l’impiego della colchicina come antifibrotico, la gestione del prednisolone o di altri immunomodulatori per le epatiti croniche. Infine verrà discusso l’impiego di altre sostanze come la silimarina, l’acido ursodesossicolico, i sali di zinco, la carnitina, la taurina, la vitamina E, i donatori di gruppi sulfidrilici quali integratori della terapia delle patologie epatiche nel cane e nel gatto.

Approccio terapeutico alle patologie epatiche. Non solo “epatoprotettori” / S. Faverzani. ((Intervento presentato al convegno Seminario Approccio Clinico alle Patologie Eppatiche del Cane tenutosi a Sarzana (SP) nel 207.

Approccio terapeutico alle patologie epatiche. Non solo “epatoprotettori”

S. Faverzani
Primo
2007

Abstract

La corretta comprensione dei meccanismi patogenetici alla base dell’insufficienza epatica ed una diagnosi istologica del tipo di danno epatico, rappresentano gli strumenti più importanti per affrontare nel modo più efficace possibile l’aspetto terapeutico. Parte di questa relazione sarà dedicata alla discussione degli aspetti terapeutici più specifici dell’insufficienza epatica, che presenta notevoli aspetti di complessità, legati alla moltitudine delle funzioni epatiche ed alle ripercussioni che il malfunzionamento del fegato può avere su altri organi ed apparati come lo stomaco, l’intestino, il pancreas, il sistema circolatorio, il sistema endocrino. Il primo passo per la terapia delle patologie epatiche è rappresentato dalla rimozione di tutti quei fattori ambientali, dietetetici o farmacologici che possono contribuire ad aggravare il danno a carico del parenchima. La terapia dell’insufficienza epatica verrà affrontata con l’esempio di casi clinici esemplificativi di come la gestione ed il monitoraggio del paziente debbano essere costanti e la terapia modulata in funzione dell’evoluzione del quadro clinico. Una delle principali difficoltà nella terapia del paziente epatopatico, risiede nel mantenere un equilibrio ideale tra la necessità di somministrare farmaci e l’attenzione a non sovraccaricare di lavoro una ghiandola deficitaria (il fegato), una delle cui funzioni principali è proprio la detossificazione e la metabolizzazione delle sostanze esogene. Parte della relazione sarà dedicata alla gestione terapeutica più “specifica” della sindrome da insufficienza epatica, basata sulla correzione degli squilibri idro-elettrolitici, sulla regolazione del pH intestinale e della flora microbica intestinale mediante l’impiego di lattulosio ed antibiotici/chemioterapici come la neomicina od il metronidazolo, sul controllo dell’ascite con diuretici (furosemide e spironolattone), sul controllo del vomito, dell’anoressia e dei disturbi della coagulazione. In funzione della diagnosi istologica della patologia epatica, verranno poi fornite indicazioni relativamente all’impiego di farmaci per il controllo dell’evoluzione della malattia: la scelta di agenti detossificanti come il glutatione, l’impiego della colchicina come antifibrotico, la gestione del prednisolone o di altri immunomodulatori per le epatiti croniche. Infine verrà discusso l’impiego di altre sostanze come la silimarina, l’acido ursodesossicolico, i sali di zinco, la carnitina, la taurina, la vitamina E, i donatori di gruppi sulfidrilici quali integratori della terapia delle patologie epatiche nel cane e nel gatto.
6-mag-2007
dog; liver disease; treatment
Settore VET/08 - Clinica Medica Veterinaria
Approccio terapeutico alle patologie epatiche. Non solo “epatoprotettori” / S. Faverzani. ((Intervento presentato al convegno Seminario Approccio Clinico alle Patologie Eppatiche del Cane tenutosi a Sarzana (SP) nel 207.
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