Per legge, dalla fine del 2010, gli stranieri già residenti nel nostro Paese e intenzionati a richiedere il “permesso CE per soggiornanti di lungo periodo” devono dimostrare di possedere un livello minimo di conoscenza dell’italiano. L’articolo ripercorre il contenuto di questa normativa, soffermandosi sui suoi aspetti operativi e sulle procedure per la somministrazione del test volto all’elicitazione e verifica del profilo di competenza richiesto (corrispondente all’A2 del QCER). Se la legge dimostra di considerare la lingua come irrinunciabile fattore coesivo, allineandosi peraltro a quanto già stabilito in numerosi Paesi europei, diversamente da questi ultimi in Italia il settore formativo versa in condizioni deficitarie. Anche in questa prospettiva critica, l’articolo svolge una rassegna sulla recezione della legge: sostanzialmente positiva da parte dell’opinione pubblica, più circostanziata e criticata da parte dagli addetti ai lavori e, per ragioni diverse, dagli stessi stranieri. Si propone infine un’analisi del test di italiano, così come è stato finora somministrato, cioè sulla base del Vademecum diffuso dal Miur, ma anche tenendo contrastivamente d’occhio le linee guida precedentemente indicate dagli Enti certificatori.
Un lasciapassare per l'Italia : La legge Maroni e l'obbligo del test di italiano per stranieri / G. Sergio. - In: ITALIANO LINGUADUE. - ISSN 2037-3597. - III:1(2011), pp. 53-64.
Un lasciapassare per l'Italia : La legge Maroni e l'obbligo del test di italiano per stranieri
G. SergioPrimo
2011
Abstract
Per legge, dalla fine del 2010, gli stranieri già residenti nel nostro Paese e intenzionati a richiedere il “permesso CE per soggiornanti di lungo periodo” devono dimostrare di possedere un livello minimo di conoscenza dell’italiano. L’articolo ripercorre il contenuto di questa normativa, soffermandosi sui suoi aspetti operativi e sulle procedure per la somministrazione del test volto all’elicitazione e verifica del profilo di competenza richiesto (corrispondente all’A2 del QCER). Se la legge dimostra di considerare la lingua come irrinunciabile fattore coesivo, allineandosi peraltro a quanto già stabilito in numerosi Paesi europei, diversamente da questi ultimi in Italia il settore formativo versa in condizioni deficitarie. Anche in questa prospettiva critica, l’articolo svolge una rassegna sulla recezione della legge: sostanzialmente positiva da parte dell’opinione pubblica, più circostanziata e criticata da parte dagli addetti ai lavori e, per ragioni diverse, dagli stessi stranieri. Si propone infine un’analisi del test di italiano, così come è stato finora somministrato, cioè sulla base del Vademecum diffuso dal Miur, ma anche tenendo contrastivamente d’occhio le linee guida precedentemente indicate dagli Enti certificatori.File | Dimensione | Formato | |
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