L’open access aumenta la visibilità della ricerca svolta da docenti e ricercatori dell’ateneo. Molti enti finanziatori della ricerca (a partire dalla EU) prevedono che le pubblicazioni frutto dei finanziamenti ricevuti siano ad accesso aperto. Anche l’Italia dal 2013 ha una legge sull’open access (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2013;112). L’Ateneo, in quanto membro della LERU, è impegnato nella diffusione e nel sostegno dell’accesso aperto, soprattutto nella sua forma di green open access.(LERU roadmap towards open access link al doc). Per questo il Senato Accademico in data 20 maggio 2014 ha approvato la policy di ateneo sull’open access.
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L’open access si realizza attraverso due vie: la ‘via verde’ (o ‘green road’), ovvero l’autoarchiviazione dei metadati di un contributo scientifico, accompagnata dal testo completo e dalla concessione gratuita, irrevocabile ed universale a tutti gli utilizzatori del diritto d’accesso; la ‘via aurea’, ovvero la pubblicazione di contributi scientifici in sedi editoriali ad accesso aperto.
L’Università si impegna nell’attuazione della ‘via verde’, allo scopo di disseminare i contributi scientifici dei propri ricercatori, rendendoli accessibili al di fuori dei circuiti editoriali commerciali, compatibilmente con il rispetto delle norme sui diritti di autore, consentendo altresì al proprio archivio istituzionale di entrare in rete con gli archivi istituzionali di tutte le altre università predisposti all’Accesso aperto. Simultaneamente all’autoarchiviazione, darà avvio a una politica di promozione e sviluppo delle pubblicazioni ad accesso aperto, ovvero alla ‘via aurea’.
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AIR è l’archivio che accoglie i metadati e i testi dei lavori di docenti e ricercatori dell’ateneo.
Nel momento in cui si caricano i metadati di una pubblicazione è obbligatorio caricare anche il full-text del lavoro di ricerca nella versione che contiene già tutte le correzioni dei revisori ma non ha ancora la formattazione editoriale (cosiddetto post-print). Qualora l’editore lo permetta si deve caricare anche il full-text della versione pubblicata. Ciascun autore dovrà poi decidere se aderire alla policy dell’open access dell’ateneo.
Nel caso l’autore decida di aderire alla policy di open access l’autore dovrà caricare nell’archivio anche il contratto editoriale o fare il copia-incolla della parte del contratto relativa alla cessione dei diritti.
Per coloro che aderiscono alla policy di open access, sarà cura della Amministrazione verificare la situazione di cessione dei diritti e fissare l’embargo sulla versione che può essere resa pubblica.
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L’Ateneo dispone di una piattaforma di e-publishing per la pubblicazione di riviste scientifiche (http://riviste.unimi.it) che permette la pubblicazione sostenibile dei lavori di ricerca.
Le riviste già esistenti sulla piattaforma hanno un’ottima diffusione e sono indicizzate dai principali motori di ricerca generalisti e specialistici. Le riviste UNIMI, che per lo più hanno target e board internazionali, sono incluse nella Directory of Open Access Journal (DOAJ) e alcune di esse sono state sottoposte per l’inclusione in Scopus.
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Dal punto di vista legale, tutto ciò che viene reso pubblico è una pubblicazione. Ai fini della valutazione e della ricerca, invece, al momento valgono come pubblicazioni solo quelle opere che hanno superato il processo di peer review, che siano state accettate da una rivista peer reviewed o da un editore.
Le riviste già esistenti sulla piattaforma hanno un’ottima diffusione e sono indicizzate dai principali motori di ricerca generalisti e specialistici. Le riviste UNIMI, che per lo più hanno target e board internazionali, sono incluse nella Directory of Open Access Journal (DOAJ) e alcune di esse sono state sottoposte per l’inclusione in Scopus.
Attenzione
L’autoarchiviazione riguarda materiale validato con processo di peer review, mentre l’autopubblicazione si riferisce a documenti o opere che non hanno superato alcun vaglio di qualità.
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I documenti depositati in AIR sono tutelati dalla legge sul Diritto d’autore (L. 633/1941 e successive modifiche). L’autore conserva tutti i diritti morali ed economici sul proprio lavoro, sempre che questi ultimi non siano stati ceduti a un editore. L’autore ha la facoltà, se lo vuole, di cedere solo alcuni dei suoi diritti (in proposito, vedi FAQ successiva).
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Il titolare dei diritti d’autore sul proprio lavoro è: l’editore, per i materiali già pubblicati, se i diritti di sfruttamento economico sono sati ceduti con il contratto di edizione; l’autore, per i materiali non ancora pubblicati.
Attenzione
Se la pubblicazione è stata finanziata con fondi pubblici almeno per il 50% e si tratta di pubblicazione in periodico regolare (Legge 12/2013), la pubblicazione sarà per legge in open access con i tempi di embargo fissati dall'editore.
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Le politiche degli editori stranieri vengono censite dal sito Sherpa/Romeo, che classifica gli editori a seconda della posizione rispetto all’autoarchiviazione nei depositi istituzionali o sui siti personali.
La classificazione degli editori secondo il sito Sherpa/Romeo:
editori verdi (è possibile archiviare il pre- e il post-print)
editori blu (è possibile archiviare il post-print ma non il pre-print)
editori gialli (è possibile archiviare il pre-print ma non il post-print)
editori bianchi (non supportano l’autoarchiviazione)
Attenzione
Leggere bene le condizioni di contratto anche degli editori “verdi”, per valutare se l’editore accetta l’archiviazione del post-print nella versione dell’autore o in quella già impaginata per la stampa. In AIR nella maschera di upload del full-text si apre una vista sulla pagina di Sherpa Romeo dedicata alla rivista in cui l'articolo è stato pubblicato.
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In Italia, purtroppo, non esiste un sito di riferimento paragonabile a Sherpa che dia delle indicazioni univoche sulle politiche editoriali degli editori italiani, ma solo accordi di volta in volta negoziati da autori ed editori. Qualche editore ha cominciato a registrarsi in Sherpa.
Attenzione
L’art. 42 della legge sul Diritto d’autore (n.633/1941) stabilisce che l'autore di un articolo su rivista ha il diritto di riprodurlo altrove, purché citi gli estremi della prima pubblicazione, a meno che non sia stato esplicitamente pattuito il contrario.
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È certamente più facile plagiare un lavoro pubblicato in rete che un lavoro pubblicato su carta. Tuttavia la pubblicazione in rete gode di maggiore visibilità rispetto a quella su carta e quindi diventa anche più facile scoprire un eventuale plagio.
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Ogni contratto contiene delle specifiche limitazioni ai diritti di sfruttamento economico dell’autore, anche se per la legge italiana il contratto di edizione può durare al massimo 20 anni.
In generale, i contratti standard prevedono che l'autore non possa:
- riutilizzare, rivedere o adattare l'opera;
- riprodurre copie dell'opera a scopo didattico;
- rendere consultabile l'opera all'interno di un archivio online. Attenzione
L’editore può ottenere in sede di contratto il diritto di prelazione (priorità) – della durata di 10 anni - anche sulle opere successive dell’autore, impedendogli di pubblicare con un altro editore.
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Per gli editori stranieri spesso i contratti proposti sono online e risulta difficile modificarli, tuttavia la possibilità di includere il proprio lavoro in un archivio digitale è spesso inclusa nelle clausole del contratto.
Per gli editori nazionali: non è obbligatorio accettare il contratto proposto dall'editore.
Solitamente con il contratto di edizione l'autore trasferisce all'editore i diritti in forma esclusiva, ma è sempre possibile proporre all’editore le seguenti alternative:
- una cessione dei diritti in forma non esclusiva;
- una licenza Creative Commons;
- una cessione solo di alcuni diritti di sfruttamento economico e non di tutti.
L’autore può inoltre chiedere di avere il diritto di pubblicare nell’archivio istituzionale, come avviene per tutti gli editori stranieri, proponendo una modifica del contratto.
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È sempre necessario stipulare un contratto, ma non è obbligatorio trasferire tutti i diritti.
Naturalmente l’editore può rifiutarsi di pubblicare un articolo se l’autore non vuole firmare il contratto predefinito.
Tuttavia è anche possibile che l’editore accetti una piccola modifica del contratto concedendo all’autore il diritto all’autoarchivazione in un archivio istituzionale come AIR.
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Sì. È sempre bene conoscere in anticipo l’atteggiamento dell’editore verso l’archiviazione del pre-print di un articolo.
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Le licenze Creative Commons sono contratti che permettono agli autori di mantenere il copyright sulle loro creazioni, concedendole però in licenza gratuita per certi usi e a determinate condizioni.
Le licenze Creative Commons si applicano solo alle opere per cui l’autore non ha già ceduto i diritti ad un editore.
Con la distribuzione della propria opera al pubblico, l'autore rinuncia ad alcuni dei diritti di copyright per rendere disponibile la propria opera, permettendo eventualmente successivi aggiornamenti e contributi.
A differenza delle regole sul diritto d’autore, che si applicano obbligatoriamente a tutte le opere creative, tutelate a prescindere dalla volontà dell’autore, le licenze Creative Commons sono facoltative e frutto della volontà dell’autore, a cui viene sempre e comunque garantita la paternità dell’opera accanto alla più ampia diffusione e condivisione con gli utenti.
Le licenze hanno lo scopo di facilitare il processo di condivisione delle opere chiarendo fin da subito, in un linguaggio chiaro e interpretabile anche dai motori di ricerca, quali diritti l’autore concede ai fruitori dell’opera. L’autore che associa alla sua opera una licenza Creative Commons offre alla comunità, a determinate condizioni, alcuni dei diritti esclusivi che la legge sul diritto d'autore gli riconosce.
Ci sono motori di ricerca, come Google e Yahoo!, che permettono di ricercare i materiali che rispondono a specifiche licenze, citando semplicemente l'autore, mentre un sistema di metadati permette di verificare lo status della licenza scelta per l'opera in modo che esso sia leggibile dai computer connessi in rete.
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Non sempre un editore accetta di pubblicare un’opera gravata da licenze di qualsiasi tipo. Pertanto è sempre consigliabile, prima di firmare un contratto di edizione, di verificare la politica editoriale dell’editore e di leggere attentamente il contratto, valutando la possibilità di cedere solo alcuni dei diritti (ad esempio quello di stampa ma non quello di archiviazione online).
Attenzione
Ci sono casi di editori che si rifiutano di pubblicare opere già pubblicate sotto licenza Creative Commons.
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L’utente di AIR può utilizzare solo i documenti disponibili in full-text esclusivamente per scopi di ricerca e/o studio.
È comunque escluso qualsiasi uso commerciale.
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L’autore che non scelga di aderire alla policy di open access di Ateneo avrà sempre e comunque a disposizione il proprio lavoro per tutti gli utilizzi relativi ad avanzamenti di carriera, presentazione di progetti ecc. e in futuro avrà sempre la facoltà di cambiare idea e di renderlo consultabile a tutti.