LA SCOLIOSI: PRESENTE E FUTURO. ANALISI DEL GRADO DI EVOLUTIVITA’

Giuseppina Bernardelli

 

La scoliosi è una deformazione permanente della colonna vertebrale in cui è presente una curva laterale sul piano frontale e una rotazione dei corpi vertebrali.
La rotazione e la cuneizzazione dei corpi vertebrali sono costanti e rendono la deformità evolutiva in modo variabile.
La rotazione e la evoluzione sono inoltre caratteristiche peculiari della scoliosi: è per questo motivo che si differenzia la scoliosi strutturata dall’atteggiamento scoliotico.
Il nome “scoliosi” deriva dal termine greco skoliosis (incurvamento) che a sua volta deriva dal termine skolios (curvo). E’ conosciuta e studiata fin dall’antichità: nel 300 a.C. Ippocrate, dopo aver classificato le varie deformità angolari della colonna, ideò una serie di strumenti per ridurre le curve anomale.
L’incidenza della scoliosi è di circa 1,9%; colpisce prevalentemente le femmine rispetto ai maschi (rapporto 7:1- altri Autori 4:1); in particolare le femmine hanno maggiore probabilità di sviluppare scoliosi gravi (8:1). Le probabilità di un figlio di una madre scoliotica di sviluppare la scoliosi sono 10 volte maggiori rispetto ad un individuo figlio di madre sana (ereditarietà dominante a penetranza ed espressività variabile legata al cromosoma X).
Il 70-80% delle scoliosi sono idiopatiche, il restante 20-30% di altra natura.
La diagnosi di scoliosi si basa su:

  • Anamnesi: ricerca di precedenti familiari, circostanze della gravidanza e del parto, storia della malattia per individuare l’epoca di inizio; ricerca di altre patologie.
  • Valutazione clinica del bambino in ortostatismo: (equilibrio del bacino, asimmetria delle scapole e delle mammelle, triangolo della taglia, strapiombo) e in flessione a 80° per valutare il gibbo (scoliosi a livello dorsale)
  • Valutazione dinamica clinica dei movimenti della colonna: in flessione, estensione, inclinazione laterale e rotazione
  • Valutazione della radiografia: che deve essere eseguita in ortostatismo sotto carico (valutazione del tipo e della sede della curva, misurazione degli angoli e delle curva, del grado di rotazione dei corpi vertebrali e del segno di Risser).

Nel corso della storia della Medicina, si sono susseguite varie teorie circa la eziopatogenesi della scoliosi: attualmente la teoria più accreditata è quella secondo la quale la scoliosi sia dovuta ad uno squilibrio tra lo sviluppo scheletrico e quello muscolare. Per questo motivo le scoliosi idiopatiche compaiono prevalentemente nell’età infantile e prepubere, periodi in cui l’accrescimento osseo è elevato. Secondo questa teoria, le vertebre facenti parti della curva scoliotica sarebbero sottoposte ad un assorbimento asimmetrico del carico statico e dinamico: il peso graverebbe sulla colonna e sulla parte della vertebra rivolta verso il lato della concavità in modo maggiore rispetto a quanto non avvenga dal lato della convessità. Pertanto, essendo la vertebra in crescita, essa crescerà più liberamente e in maggior misura dal lato della convessità dove è sottoposta ad un carico minore piuttosto che dal lato della concavità.
Ne consegue che la scoliosi si aggrava quando la colonna è in accrescimento e, a seguito all’aggravamento della curva, si accentua con un meccanismo di autoaccellerazione, anche l’asimmetria del carico sulle vertebre.
Per questi motivi una scoliosi in età prepubere, sebbene debba essere attentamente valutata e monitorata, impone minori attenzioni di quante non se ne debbano porre di fronte ad una scoliosi nel corso del periodo di rapido accrescimento vertebrale che corrisponde alla comparsa di alcuni segni clinici sia nei maschi che nelle femmine anche se in epoche differenti. Questa fase di crescita particolarmente rapida della colonna, la cui durata varia tra 10 e 18 mesi, è inoltre caratterizzata da un segno radiografico preciso, legato al processo di ossificazione del nucleo apofisario iliaco (il segno di Risser) che segna la fine dell’accrescimento dello scheletro.
La percentuale delle scoliosi che evolvono varia in base alla gravità della curva  e all’età: una scoliosi minore di 30° in età prepubere evolve nel 50% dei casi; una scoliosi maggiore di 30° in età prepubere evolve nel 2% dei casi. Una scoliosi minore di 30° in età post-pubere non evolve, una scoliosi maggiore di 30° in età post-pubere evolve nel 100% dei casi.
Alla prima visita, la prognosi della scoliosi idiopatica dipende dal gravità della curva: una scoliosi minore di 30° non evolve nel 30-60% dei casi; una scoliosi maggiore di 30° evolve nel 98% dei casi prima della maturità ossea.
Una scoliosi minore di 50° ha una elevata probabilità di stabilizzarsi in età adulta e una scoliosi maggiore di 50° avrà una evoluzione lenta e costante.
Esiste percentualmente anche una relazione tra sede e rischio di peggioramento: le scoliosi toraciche hanno le maggiori probabilità di peggioramento rispetto a quelle toraco-lombari e lombari.
E’ possibile quindi concludere affermando che la prognosi della scoliosi, ovvero il giudizio clinico sulla sua possibile evolutività, dipende da diversi fattori come età, maturazione scheletrica, menarca, sede, rotazione dei corpi vertebrali ed entità della curva  e che la precocità nella comparsa di deformità si accompagna ad una prognosi peggiore come la localizzazione della curva influisce sulla evoluzione della scoliosi.
Le scoliosi paralitiche, spesso su base poliomielitica, hanno una prognosi più severa rispetto alle scoliosi idiopatiche:

  • compaiono più precocemente
  • vi è una asimmetria dei muscoli del tronco che favorisce l’evolutività
  • evolvono in maniera più severa nel periodo della spinta pubertaria e in maniera grave in età adulta con gravi deformazioni scheletriche

L’obiettivo della terapia della scoliosi è quello di prevenire l’evoluzione delle deformità.
Il trattamento della scoliosi può essere di tipo medico, fisioterapico e chirurgico. Il trattamento medico ortopedico consiste in una attenta osservazione clinica e radiografica, nella prescrizione di corsetti allo scopo di correggere la curva, mantenere la correzione o contenerne la evoluzione; il trattamento fisioterapico consiste in ginnastica correttiva.
Il trattamento chirurgico è riservato alle scoliosi con gravi deformità.

 

stampa