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Mawr Classical Review 2006.08.02
C. Moreschini, Boethius, De consolatione philosophiae,
Opuscula theologica. Editio altera. Bibliotheca Teubneriana.
Munich/Leipzig: K.G. Saur, 2005. Pp. xxii, 263.
ISBN 3-598-71278-2. �76.00.
Reviewed by Stefano Martinelli Tempesta, Dipartimento di
Scienze dell'Antichit�, Universit� degli Studi di Milano
(stefano.martinelli@unimi.it) Word count: 2092
words
A soli cinque anni dalla prima (Munich/Leipzig: K.G. Saur
[Bibliotheca Teubneriana], 2000), Moreschini (= M.) pubblica una
seconda volta la sua edizione critica della Consolatio e
degli Opuscula Theologica boeziani in una forma riveduta,
corretta e in parte ampliata. Nel frattempo l'articolo annunciato da
M. a p. v, n. 2, della sua prima edizione, ha visto la luce:
Sulla tradizione manoscritta della consolatio e degli opuscula
theologica di Boezio: proposte per una recensio, in C.
Moreschini, Varia Boethiana, Napoli: M. D'Auria (Storie e
testi, 14), 2003, 77-134. Questo lavoro, unitamente alle pagine
introduttive dell'edizione, fornisce al lettore tutta la
documentazione necessaria al lettore per comprendere i fondamenti
testuali e storico-tradizionali su cui il lavoro ecdotico di M. si �
basato, nonch� i principi metodologici ai quali M. si �
ispirato.
La scelta di M., sulla scia di Peiper (Leipzig: Teubner, 1971) e
di Stewart-Rand (Cambridge, Mass.-London 1918 [Loeb Classical
Library]), di pubblicare insieme il testo della Consolatio e
quello degli Opuscula Theologica trova una giustificazione
storico-tradizionale nel fatto che le due opere si trovano associate
gi� in un buon numero dei manoscritti pi� antichi (s. IX) e di tale
accostamento � stata proposta una possibile origine gi� tardoantica:
la loro storia sembra, dunque, congiunta sin da subito e lo studio
della tradizione degli Opuscula, meno ricca e meno
contaminata di quella della Consolatio, ha permesso a M. di
gettare luce su alcune vicende della storia della tradizione di
quest'ultima, spesso di difficile ricostruzione a causa del gran
numero di manoscritti e dei fenomeni di trasmissione orizzontale che
la caratterizzano fin dalle sue fasi pi� antiche (Moreschini,
Varia Boethiana, cit., 78-79).
Proprio il gran numero di manoscritti1
ha spinto gli editori della Consolatio a circoscrivere la
recensio a un numero limitato di testimoni, considerati
particolarmente autorevoli (quasi sempre per la loro antichit�). A
partire dalla prima edizione scientifica del testo della
Consolatio, quella di Peiper, le basi documentarie degli
apparati critici si sono progressivamente allargate nelle edizioni
successive, quelle cio� di Weinberger (Vindobonae, 1934 [CSEL, 67]),
di B�chner (Heidelberg, 1947) e di Bieler (Turnholti, ed. pr. 1957;
ed. alt. 1984 [CChLat, 94]; M. non segnala la seconda edizione nel
conspectus siglorum, p. xxi), ma, bench� il numero di
manoscritti collazionati fosse giunto a circa una quarantina, quelli
sistematicamente utilizzati per la constitutio textus e
menzionati negli apparati non hanno mai superato la decina. M. ha,
per la prima volta, collazionato praticamente tutti i manoscritti
pi� antichi (ss. IX-X e, in rari casi, XI) della Consolatio
(circa una trentina) e degli Opucula (circa una quindicina) e
ha tentato di darne, per quanto possibile, una classificazione
stemmatica, pur senza disegnare un preciso stemma codicum
(cosa che � stata tentata in passato, ma con esiti piuttosto
differenti, da F. Klingner in Gnomon 16 [1940], 26-32,
recensendo l'edizione di Weinberger). M., una volta eliminati i
descripti e gli inutiles, seleziona una ventina di
manoscritti utili alla costituzione del testo della
Consolatio (circa il doppio di quelli di Bieler) e 14 codici
utili alla costituzione del testo degli Opuscula (a fronte
dei 7 utilizzati da Rand, il quale utilizz� anche l'Ambr. N 60 sup,
ritenuto, invece, da M. apografo eliminando di L). Per la
Consolatio M. individua due famiglie, a (O P M K) e b,
quest'ultima divisa in due sottogruppi, b1 (L T F N R E Mn W C) e b2
(H V Va A G B), per gli Opuscula quattro famiglie, la
Turonensis (Q L T N), strettamente imparentata con la
Corbeiensis (H J X Y), entrambe derivate da un capostipite
imparentato con il capostipite della famiglia Floriacensis (O
Z U), mentre della quarta famiglia, quella Dionysiana (D) �
difficile stabilire la parentela con le altre (M. utilizza anche S,
un manoscritto del s. X-XI che presenta lezioni buone tratte dalla
famiglia Turonensis contaminata con quella
Floriacensis). L'esistenza di un archetipo all'origine della
tradizione della Consolatio sembra confermata da un certo
numero di errori comuni a tutti i manoscritti (per esempio:
Cons. I 4, 19; I 4, 139; II 1, 14; II 1, 8; III 10, 31; IV 4,
1; IV 4, 18-21; IV 6, 40; IV 6, 42; V II,1) e l'individuazione di
due (a e b) o tre (a, b1 e b2) edizioni in epoca precarolingia,
origine di tutti i manoscritti e causa della loro contaminazione
(Moreschini, Varia Boethiana, cit., 131), sembra confermare
la ricostruzione di F. Troncarelli,2
secondo cui sarebbero esistiti due prototipi dell'edizione
cassiodoriana di Boezio, come lo studioso deduce dall'esistenza di
codici raggruppabili sulla base dei diversi formati, nonch� sulla
base di altri elementi di carattere squisitamente codicologico. Si
tratta, tuttavia, di una convergenza soltanto apparente, poich� le
ricerche di Troncarelli si fondano soltanto sulle caratteristiche
esterne e materiali dei manufatti, non sulla collazione dei testi in
essi contenuti, sicch�, a mio parere, l'ipotesi di un'origine
cassiodoriana della tradizione della Consolatio (e forse
anche degli Opuscula) non pu� dirsi confermata dalle
collazioni di M., che conducono a individuare raggruppamenti
stemmatici non coincidenti con quelli codicologici.
Possiamo quindi confermare, nella sostanza, il giudizio formulato
da J. Magee nella recensione alla prima edizione di M. in BMCR 2001.05.20,
in cui � stato effettuato un confronto con l'edizione della
Consolatio di Bieler: il lavoro di M. rappresenta un sicuro
progresso, rispetto alle edizioni precedenti, sia per quanto
concerne la recensio, bench� limitata ai manoscritti pi�
antichi, sia per quanto riguarda le informazioni fornite in
apparato, anche in relazione a fatti grafici di una certa
importanza. Si devono, tuttavia, ancora consultare le edizioni
precedenti, in particolare quelle di Weinberger e di Bieler, sia per
l'apparatus fontium (da integrarsi soprattutto con J. Gruber,
Kommentar zu Boethius, De consolatione Philosophiae,
Berlin-New York: De Gruyter, 1978), sia per avere informazioni su
alcune congetture e sulle lezioni di alcuni manoscritti andati
perduti nei bombardamenti della seconda guerra mondiale (Mettensis,
Bibl. Mun. 377 e Bonnensis, Bibl. Univers. 175). Si tratta spesso di
informazioni non essenziali e, quindi, ragionevolmente omesse da M.
nella sua edizione, che si propone come editio minor
(Moreschini, Varia Boethiana, cit., 86), ma, in qualche caso,
poteva risultare non inutile segnalare al lettore la presenza di un
problema testuale, mediante la menzione di proposte di emendazione
(anche non risolutive) in apparato, come per esempio in relazione ai
problemi prosodici a I 4, 2 ('egit'), 6 ('exagitantis') e 11
('saevos'), sui quali ha richiamato l'attenzione gi� Magee (BMCR 2001.05.20).
Risulta inoltre un po' scomoda l'assenza (nel testo o in un secondo
apparato) dell'identificazione dei passi citati da Boezio,
ricavabile soltanto dall'indice (243).
Rispetto alla prima (Mor.1), la seconda edizione (Mor.2) presenta
alcune rilevanti novit�: anzitutto M. corregge alcuni errori (per
esempio Cons. I 1, 5 in apparato Mor.1 omette 'saltem'
davanti a T; I 1, 1 'adtitisse' Mor.1, 'adstitisse' Mor.2; III 2, 4
'mortales' om. err. Mor.1, habet Mor.2; IV 2, 23 'acerbitate' om.
err. Mor.1, habet Mor.2), integra informazioni omesse nell'apparato
in Mor.1 (per esempio: Cons. I 1, 15 in apparato Mor.2
aggiunge 'heu ex eheu E2'; p. 5, l. 17 in apparato Mor.2
aggiunge 'extrema T, vel -o corr. T2'; I 3, 7 in apparato in luogo
della menzione della lezione di F 'treicius' Mor.2 segnala 'treicio
Va, corr. Va2'; ecc.), ne elimina alcune altre (per esempio: p. 12,
l. 14 in apparato Mor. 2 elimina 'et Comm.' dopo 'exempla L2'; p.
13, l. 36 in apparato Mor.2 elimina 'aliquis Comm.' dopo 'quis eras.
P2'; p. 17, l. 25 in apparato Mor. 2 elimina 'Comm.' dopo 'A'; ecc.)
e opera scelte testuali differenti (per esempio: Cons. I 3, 3
'sidera' invece di 'nubila'; II 1, 8 'su<mm>is' invece di
'su<ae v>is'; III 10, 31 '[bonum]' invece di 'bonum'; IV 5, 3
'regat', contro tutti gli editori precedenti, invece di 'legat'). M.
offre, inoltre, la collazione di due manoscritti in pi� (non
segnalati, per�, in Mor.2 nel conspectus siglorum, xix-xxi),
uno per la Consolatio, Ha (Harleianus 2685, del s. IX),
appartenente alla famiglia b2 (Moreschini, Varia Boethiana,
cit., 117-118), e uno per gli Opuscula, Co (Cantabrig., Corp.
Christ. Coll. 206, del s. IX), appartenente alla famiglia
Corbeiensis (Moreschini, Varia Boethiana, cit., 88).
M. menziona, infine, nell'apparato degli Opuscula (anche in
questo caso, per�, manca la segnalazione nel conspectus
siglorum, xxi), le lezioni di alcuni testimoni indiretti di et�
carolingia (Godescalco d'Orbais, Giovanni Scoto Eriugena, Ratamno di
Corbie e Hincmarus di Reims: Moreschini, Varia Boethiana,
cit., 102-105).
Le collazioni, come, gi� constatava Magee nella recensione a
Mor.1 sulla base del controllo di un microfilm di V (Vat. Lat. 3363,
s. IX), sono pi� fededegne di quelle degli editori precedenti. Ho
effettuato alcuni controlli autoptici su R (Ambr. H 31 sup., s.
IX-X) e posso confermare, in relazione a Mor.2, il giudizio di Magee
su Mor.1. Ho notato soltanto qualche piccola svista, come per
esempio: p. 27, ll. 7-8, nella sottoscrizione R non ha 'PATR.', ma
'PATRIC.'; p. 28, l. 13, 'presentem' (manca la segnalazione della
correzione sopralineare di R1 'praeferentem'); p. 28, l. 14, la
lezione 'adyto' in R � post correctionem in rasura; p. 29, l.
22, manca in apparato la segnalazione del fatto che 'recta' �
lezione di R ante correctionem (ut vid.), mentre R2
introduce 'recto'; p. 30, l. 52, R2 non ha 'exacerbares', come
sembra doversi dedurre dall'apparato di M., ma 'exacerbabis'; p. 57,
l. 5, nella sottoscrizione R omette 'ATQUE'; p. 126, l. 142, in R
non viene omessa la parola daimas, ma ne sopravvive soltanto una
parte, da.
Il lettore constata, insomma, un ulteriore progresso rispetto
all'edizione precedente, anche se alcuni errori sono sfuggiti alla
revisione. Essi, � bene sottolinearlo, non sono comunque tali da
inficiare il valore dell'edizione, che, nei limiti imposti dal suo
carattere di editio minor, costituisce un importante
progresso nella conoscenza della trasmissione pi� antica del testo
boeziano e nella sua costituzione.3
Ecco alcuni esempi: p. 12, l. 9 (testo), M. omette 'residens' dopo
'saepe'; p. 14, l. 62 (apparato), il codice N � menzionato come
testimone sia della lezione 'quin', sia della lezione 'atqui in'; p.
33, l. 43 (apparato) 'tamenne' leggi 'tamenne'; p. 83, l. 75
(apparato) 'Schepss.' leggi 'Schepss'; p. 118, l. 141,
� omesso il numero del paragrafo, 42, davanti a 'Nam'; p. 120, IV 5,
3 (apparato), 'Grubes' leggi 'Gruber'; p. 166, l. 21
(apparato), bisogna aggiungere 'Co' fra i testimoni della lezione
'sane' e segnalare che supra lineam vi si legge 'pro nunc';4
p. 167, l. 36 (apparato), bisogna aggiungere J tra D e O come
portatore della variante 'unus deus';5
p. 173, l. 183 (apparato), manca la segnalazione dell'omissione di
'vero' da parte di Co e D;6
p. 262 (indice) 'hupostaois' leggi 'hupostasis'.
Un'ultima osservazione: pare condivisibile in linea generale, nel
contesto di un'editio minor la scelta di non tenere conto
della testimonianza della versione greca della Consolatio
realizzata da Massimo Planude. Gi� Weinberger, che pure accoglieva
in alcuni punti congetture che si basavano su una retroversione
della traduzione planudea (IV 3, 13 'extremum'; IV 4, 31 'caeco'),
aveva ridimensionato il valore testimoniale che a essa aveva
attribuito Sp. Bases in Ath�na 4 (1982), 341-363. Una generale
sopravvalutazione del suo valore testimoniale sta probabilmente alla
base anche del giudizio del pi� recente editore della versione
planudea, M. Papathomopoulos,7
dato che non vedo prove stringenti della parentela della traduzione
con T (Tegernseensis 765, Mon. Clm 18765, s. IX in.), sostenuta
dallo studioso greco (ed. cit., xlv, liii). Resta per� vero, a mio
parere, che all'intelligente attivit� filologica di Planude vada
riservato comunque un posto nell'apparato critico, anche di
un'edizione 'essenziale', per almeno due ragioni: anzitutto Planude
� autore e ispiratore di alcune congetture menzionate in apparato
anche da M. (in un caso la lezione, ritrovata da M. anche in un
isolato manoscritto del s. XI, Pc, � accolta nel testo, come aveva
gi� fatto Weinberger: IV 4, 31 'caeco'). Si veda per esempio II 2, 5
'habes' ('debes' di Peiper � gi� in Planude), III 3, 25 'sed natura'
('sed <deus> natura' di Bieler si ispira alla versione
planudea), ecc. In secondo luogo, per quanto possa risultare ovvio,
a Planude va riconosciuta almeno la priorit� rispetto al Glareanus
(Basileae 1546) nella restituzione dei passi greci, che il dotto
monaco trovava variamente corrotti nei manoscritti latini. A
prescindere dal restauro delle citazioni di autori noti (che Planude
poteva recuperare sia a memoria, sia mediante il controllo dei
manoscritti che circolavano), degne di nota e di menzione in
apparato sono almeno i due casi di I 4, 38 dove la lezione 'the�i �
gi� in Planude, e di V 2, 1, dove l'emistichio omerico, che nei
manoscritti latini � collegato alla prosa precedente, � attribuito
al carme gi� da Planude, ben prima di Engelbrecht.
Notes:
1.
Un censimento di tutti i manoscritti boeziani � tuttora in corso:
Aa. Vv., Codices Boethiani. A Conspectus of Manuscripts of the
Works of Boethius, I-III, London - Turin, 1995-2001. 2.
F. Troncarelli, Cogitatio Mentis. L'eredit� di Boezio nell'Alto
Medioevo, Napoli: D'Auria (Storie e testi, 16), 2005, libro in
cui lo studioso ripubblica in forma aggiornata e ampliata, ma con
meno tavole, il suo lavoro precedente: Boethiana aetas. Modelli
grafici e fortuna manoscritta della Consolatio Philosophiae tra IX e
XII secolo, Alessandria: Dell'Orso 1987. 3.
In una futura editio maior si dovr� comunque dare conto sia
dei manoscritti antichi scartati come inutiles ma non
descripti (come Pb e Cant per la Consolatio o Mp. e
gli Excerpta Monacensia per gli Opuscula), sia dei
contributi della tradizione pi� recente, che non si esaurisce
comunque nella cosiddetta vulgata a partire dai codici del s.
XIV (B. Kottler, 'The Vulgate Tradition of the Consolatio
Philosophiae in the XIVth Century', Medieval Studies 17
[1955], 209-214), sia, infine di un maggior numero di informazioni
testuali ricavabili dai correttori dei manoscritti, dalle versioni e
dalla tradizione indiretta. Un'editio maior deve, infatti, a
mio parere, servire anche allo studioso della storia del testo
boeziano, non solo a chi lo voglia leggere nella sua forma pi�
prossima all'originale. 4.
Moreschini, Varia Boethiana, cit., 89. 5.
Moreschini, Varia Boethiana, cit., 89. 6.
Moreschini, Varia Boethiana, cit., 89. 7.
Anicii Manlii Severini Boethii De consolatione Philosophiae,
traduction grecque de Maxime Planude, �d. crit. par M.
Papathomopoulos, Athens-Paris-Bruxelles: The Academy of
Athens-Vrin-Ousia, 1999.
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