L’intervento prende in esame la novella di madonna Filippa di Giovanni Boccaccio (Decameron VI 7): la protagonista è una donna colta in adulterio che, condotta in tribunale, riesce con la propria sagacia a evitare la condanna a morte prevista dallo statuto del comune di Prato e a far modificare lo statuto stesso. Nella critica si individuano posizioni molto diverse sull’interpretazione della novella: mentre secondo letture recenti Boccaccio evidenzierebbe i rischi insiti nell’esercizio dell’eloquenza e nella pratica giuridica, il contributo intende mostrare che la novella mette in scena un meccanismo sociale di ripensamento e adattamento delle norme alle diverse circostanze. Grazie al discorso di Filippa, che culmina in una battuta estremamente argita, la comunità di Prato si rende conto della necessità di modificare la legge, sostituendo al rispetto inflessibile di principi astratti un diritto fondato sul riconoscimento di inclinazioni naturali e sull’indulgenza nei confronti di errori umani. In questa come in altre novelle del Decameron, l’uso sagace della parola appare un potente fattore di trasformazione della società.
Per Madonna Filippa / G. Baldassari - In: Natura Società Letteratura / [a cura di] A. Campana, F. Giunta. - Prima edizione. - Roma : Adi Editore, 2020. - ISBN 9788890790560. - pp. 1-10 (( Intervento presentato al 22. convegno Natura Società Letteratura tenutosi a Bologna nel 2018.
Per Madonna Filippa
G. Baldassari
2020
Abstract
L’intervento prende in esame la novella di madonna Filippa di Giovanni Boccaccio (Decameron VI 7): la protagonista è una donna colta in adulterio che, condotta in tribunale, riesce con la propria sagacia a evitare la condanna a morte prevista dallo statuto del comune di Prato e a far modificare lo statuto stesso. Nella critica si individuano posizioni molto diverse sull’interpretazione della novella: mentre secondo letture recenti Boccaccio evidenzierebbe i rischi insiti nell’esercizio dell’eloquenza e nella pratica giuridica, il contributo intende mostrare che la novella mette in scena un meccanismo sociale di ripensamento e adattamento delle norme alle diverse circostanze. Grazie al discorso di Filippa, che culmina in una battuta estremamente argita, la comunità di Prato si rende conto della necessità di modificare la legge, sostituendo al rispetto inflessibile di principi astratti un diritto fondato sul riconoscimento di inclinazioni naturali e sull’indulgenza nei confronti di errori umani. In questa come in altre novelle del Decameron, l’uso sagace della parola appare un potente fattore di trasformazione della società.File | Dimensione | Formato | |
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