In the last years, the study of the mafia phenomenon has increasingly found an ‘academic citizenship’ through a prolific plurality of disciplines and approaches. Around the definition of mafia, scholars have developed a rich debate that has intertwined different sensibilities and perspectives: mafia as a culture, mafia as a legal order, mafia as a power, mafia as a company, mafia as an organization. Scientific literature, however, shows a significant void in the description of criminal experiences that have characteristics similar to the mafia model but are not attributable to the mafia, i.e. to organizations characterized by historicity, by models of self-representation, by defined and specific cultural codes. Yet, the current criminal scenario returns an effervescent ‘picture’, populated by interpenetrations and hybridizations between models and organizations, offering contexts in which the boundaries between legal and legal are increasingly blurred and indecipherable. The research questions of the thesis, therefore, investigate the boundary between and other criminal phenomena and the possibility that criminal groups without any link with mafia organizations develop systems of conduct close to those most typically expressed by mafia organizations. In particular, we investigate the ‘contextual factors’ (institutional, economic, social and cultural factors) that facilitate the spontaneous ‘birth’ on a territory of these peculiar, autochthonous criminal groups. To try to answer these questions we have chosen two case studies located in the valleys of Bergamo, a province about 50 kilometres away from Milan, in Northern Italy. The first case concerns the municipality of Foppolo, a small village in the upper Brembana valley (about 180 inhabitants), in which a group of local administrators and entrepreneurs, endowed with strong legitimation and consent, has monopolized economic and administrative local life for over a decade, through a collusive system and practices of micro-violence and social control. The second case study concerns the ‘Locatelli Construction’, a company from Grumello del Monte, a town in the Val Calepio, founded in 1950s, which – simultaneously to the great economic crisis of 2007-2008 – has systematically developed illegal waste disposal (a traditional activity of mafia groups) and corruption, through a very close relationship with the surrounding social fabric, made up of control of the local labour market, connections with local politicians, symbolic violence, legitimation and justificationism. Both events outline an institutionalization of illicit practices. The two case studies are analysed through a qualitative research based on a dataset of about 30 semi-structured interviews with judges, police officers, journalists, trade unionists, officials, and on the analysis of judicial documents, institutional reports, newspapers archives. The theoretical framework (a sociological framework) draws from specific studies on criminal organizations and is combined with the sociology of the organization and economic sociology. Crossing the results of the case studies with the literature on mafia, the final aim of the thesis is to reach a comparison between the peculiar features of mafia model and the outputs from case studies, in order to observe points of contact and differences, and to elaborate the appropriate definition of the observed phenomena.

Negli anni recenti, lo studio del fenomeno mafioso ha trovato sempre più “cittadinanza accademica”, attraverso una feconda pluralità di discipline e di approcci, sia in Italia sia nel resto del mondo. Sulla definizione di mafia, gli autori hanno sviluppato un ricco dibattito capace di intrecciare sensibilità e prospettive diverse: la mafia come cultura, la mafia come ordinamento giuridico, la mafia come impresa, la mafia come organizzazione. La letteratura, tuttavia, mostra un vuoto rilevante nella descrizione di quei fenomeni che presentano caratteristiche simili al modello mafioso, ma che non posseggono la storicità, i modelli di autorappresentazione, i codici culturali definiti e specifici che contraddistinguono le mafie. Eppure, lo scenario criminale attuale restituisce un quadro effervescente, popolato di compenetrazioni e ibridazioni tra modelli e organizzazioni, disegnando contesti in cui i confini tra legale e legale sono sempre più labili e indecifrabili. Le domande di ricerca della presente tesi indagano proprio il confine tra il fenomeno mafioso e altre manifestazioni criminali, nonché la possibilità per cui gruppi criminali senza alcun legame con organizzazioni mafiosi sviluppino sistemi di condotte prossimi a quelle più tipicamente espressi dalle mafie sia nei territori tradizionali sia in quelli di più recente insediamento; in particolare, si indagano i fattori di contesto – istituzionali, economici, sociali e culturali – che facilitano la nascita spontanea su un territorio di queste forme autoctone di criminalità organizzata. A un tentativo di risposta si giunge attraverso l’analisi di due casi di studio localizzati nelle valli di Bergamo, provincia a circa 50 chilometri di distanza da Milano, nel Nord Italia. Il primo è il comune di Foppolo, un piccolo villaggio dell’alta valle Brembana (180 abitanti circa), al centro di una importante inchiesta della procura di Bergamo, in cui un gruppo di amministratori locali e imprenditori, dotati di forte legittimazione e consenso, ha monopolizzato la vita economica e amministrativa per oltre un decennio, attraverso pratiche collusive, di micro-violenza e di controllo sociale. Il secondo caso di studio riguarda la Locatelli Costruzioni, storica impresa di Grumello del Monte, località della Val Calepio, che ha sviluppato in modo sistematico pratiche di smaltimento illecito di rifiuti (attività tradizionale della mafia) e di corruzione, costruendo uno strettissimo rapporto col tessuto sociale di riferimento, fatto di controllo del mercato locale del lavoro, legittimazione e giustificazione. In entrambe le vicende, si delinea una istituzionalizzazione delle pratiche illecite. I due casi di studio sono analizzati attraverso una ricerca qualitativa basata su un dataset di circa 30 interviste semi-strutturate a magistrati, poliziotti, giornalisti, sindacalisti, amministratori locali, funzionari pubblici, e sull’analisi di atti giudiziari, documenti istituzionali, archivi di giornale. La cornice teorica di riferimento, d’impronta sociologica, attinge agli studi specifici in materia di organizzazioni criminali e si combina alla sociologia dell’organizzazione e alla sociologia economica. Incrociando le risultanze dei casi di studio con la letteratura sui temi di mafia, criminalità organizzata e criminalità economica, e fornito un tentativo di risposta alle domande di ricerca, lo scopo conclusivo dell’elaborato è giungere una comparazione tra i tratti peculiari – consolidati in letteratura – del modello mafioso e gli output dei casi di studio nei medesimi tratti, al fine di osservare punti di contatto e differenze, e per elaborare l’appropriata definizione applicabile ai fenomeni osservati. Ciò che verrà messo in evidenza – in costante ottica comparativa con le definizioni consolidate di mafia – sono dunque i fattori di genesi, la morfologia organizzativa, le similitudini e le differenze con le mafie tradizionali nel modus operandi, nell’amministrazione della violenza e nel profilo degli attori, la centralità del capitale sociale e del rapporto con la comunità in cui il fenomeno si inserisce.

CRIMINALITÀ E COMUNITÀ. IL CASO DELLE VALLI BERGAMASCHE / L. Bonzanni ; tutor: A. Ganzaroli ; coordinatore: F. Dalla Chiesa. Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, 2020 Jun 18. 32. ciclo, Anno Accademico 2019. [10.13130/bonzanni-luca_phd2020-06-18].

CRIMINALITÀ E COMUNITÀ. IL CASO DELLE VALLI BERGAMASCHE

L. Bonzanni
2020

Abstract

In the last years, the study of the mafia phenomenon has increasingly found an ‘academic citizenship’ through a prolific plurality of disciplines and approaches. Around the definition of mafia, scholars have developed a rich debate that has intertwined different sensibilities and perspectives: mafia as a culture, mafia as a legal order, mafia as a power, mafia as a company, mafia as an organization. Scientific literature, however, shows a significant void in the description of criminal experiences that have characteristics similar to the mafia model but are not attributable to the mafia, i.e. to organizations characterized by historicity, by models of self-representation, by defined and specific cultural codes. Yet, the current criminal scenario returns an effervescent ‘picture’, populated by interpenetrations and hybridizations between models and organizations, offering contexts in which the boundaries between legal and legal are increasingly blurred and indecipherable. The research questions of the thesis, therefore, investigate the boundary between and other criminal phenomena and the possibility that criminal groups without any link with mafia organizations develop systems of conduct close to those most typically expressed by mafia organizations. In particular, we investigate the ‘contextual factors’ (institutional, economic, social and cultural factors) that facilitate the spontaneous ‘birth’ on a territory of these peculiar, autochthonous criminal groups. To try to answer these questions we have chosen two case studies located in the valleys of Bergamo, a province about 50 kilometres away from Milan, in Northern Italy. The first case concerns the municipality of Foppolo, a small village in the upper Brembana valley (about 180 inhabitants), in which a group of local administrators and entrepreneurs, endowed with strong legitimation and consent, has monopolized economic and administrative local life for over a decade, through a collusive system and practices of micro-violence and social control. The second case study concerns the ‘Locatelli Construction’, a company from Grumello del Monte, a town in the Val Calepio, founded in 1950s, which – simultaneously to the great economic crisis of 2007-2008 – has systematically developed illegal waste disposal (a traditional activity of mafia groups) and corruption, through a very close relationship with the surrounding social fabric, made up of control of the local labour market, connections with local politicians, symbolic violence, legitimation and justificationism. Both events outline an institutionalization of illicit practices. The two case studies are analysed through a qualitative research based on a dataset of about 30 semi-structured interviews with judges, police officers, journalists, trade unionists, officials, and on the analysis of judicial documents, institutional reports, newspapers archives. The theoretical framework (a sociological framework) draws from specific studies on criminal organizations and is combined with the sociology of the organization and economic sociology. Crossing the results of the case studies with the literature on mafia, the final aim of the thesis is to reach a comparison between the peculiar features of mafia model and the outputs from case studies, in order to observe points of contact and differences, and to elaborate the appropriate definition of the observed phenomena.
18-giu-2020
Negli anni recenti, lo studio del fenomeno mafioso ha trovato sempre più “cittadinanza accademica”, attraverso una feconda pluralità di discipline e di approcci, sia in Italia sia nel resto del mondo. Sulla definizione di mafia, gli autori hanno sviluppato un ricco dibattito capace di intrecciare sensibilità e prospettive diverse: la mafia come cultura, la mafia come ordinamento giuridico, la mafia come impresa, la mafia come organizzazione. La letteratura, tuttavia, mostra un vuoto rilevante nella descrizione di quei fenomeni che presentano caratteristiche simili al modello mafioso, ma che non posseggono la storicità, i modelli di autorappresentazione, i codici culturali definiti e specifici che contraddistinguono le mafie. Eppure, lo scenario criminale attuale restituisce un quadro effervescente, popolato di compenetrazioni e ibridazioni tra modelli e organizzazioni, disegnando contesti in cui i confini tra legale e legale sono sempre più labili e indecifrabili. Le domande di ricerca della presente tesi indagano proprio il confine tra il fenomeno mafioso e altre manifestazioni criminali, nonché la possibilità per cui gruppi criminali senza alcun legame con organizzazioni mafiosi sviluppino sistemi di condotte prossimi a quelle più tipicamente espressi dalle mafie sia nei territori tradizionali sia in quelli di più recente insediamento; in particolare, si indagano i fattori di contesto – istituzionali, economici, sociali e culturali – che facilitano la nascita spontanea su un territorio di queste forme autoctone di criminalità organizzata. A un tentativo di risposta si giunge attraverso l’analisi di due casi di studio localizzati nelle valli di Bergamo, provincia a circa 50 chilometri di distanza da Milano, nel Nord Italia. Il primo è il comune di Foppolo, un piccolo villaggio dell’alta valle Brembana (180 abitanti circa), al centro di una importante inchiesta della procura di Bergamo, in cui un gruppo di amministratori locali e imprenditori, dotati di forte legittimazione e consenso, ha monopolizzato la vita economica e amministrativa per oltre un decennio, attraverso pratiche collusive, di micro-violenza e di controllo sociale. Il secondo caso di studio riguarda la Locatelli Costruzioni, storica impresa di Grumello del Monte, località della Val Calepio, che ha sviluppato in modo sistematico pratiche di smaltimento illecito di rifiuti (attività tradizionale della mafia) e di corruzione, costruendo uno strettissimo rapporto col tessuto sociale di riferimento, fatto di controllo del mercato locale del lavoro, legittimazione e giustificazione. In entrambe le vicende, si delinea una istituzionalizzazione delle pratiche illecite. I due casi di studio sono analizzati attraverso una ricerca qualitativa basata su un dataset di circa 30 interviste semi-strutturate a magistrati, poliziotti, giornalisti, sindacalisti, amministratori locali, funzionari pubblici, e sull’analisi di atti giudiziari, documenti istituzionali, archivi di giornale. La cornice teorica di riferimento, d’impronta sociologica, attinge agli studi specifici in materia di organizzazioni criminali e si combina alla sociologia dell’organizzazione e alla sociologia economica. Incrociando le risultanze dei casi di studio con la letteratura sui temi di mafia, criminalità organizzata e criminalità economica, e fornito un tentativo di risposta alle domande di ricerca, lo scopo conclusivo dell’elaborato è giungere una comparazione tra i tratti peculiari – consolidati in letteratura – del modello mafioso e gli output dei casi di studio nei medesimi tratti, al fine di osservare punti di contatto e differenze, e per elaborare l’appropriata definizione applicabile ai fenomeni osservati. Ciò che verrà messo in evidenza – in costante ottica comparativa con le definizioni consolidate di mafia – sono dunque i fattori di genesi, la morfologia organizzativa, le similitudini e le differenze con le mafie tradizionali nel modus operandi, nell’amministrazione della violenza e nel profilo degli attori, la centralità del capitale sociale e del rapporto con la comunità in cui il fenomeno si inserisce.
Settore SPS/09 - Sociologia dei Processi economici e del Lavoro
mafia; criminalità organizzata; criminalità economica; criminalità ambientale; corruzione; Bergamo ; organized crime; economic crime; environmental crime
GANZAROLI, ANDREA
DALLA CHIESA, FERNANDO
Doctoral Thesis
CRIMINALITÀ E COMUNITÀ. IL CASO DELLE VALLI BERGAMASCHE / L. Bonzanni ; tutor: A. Ganzaroli ; coordinatore: F. Dalla Chiesa. Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, 2020 Jun 18. 32. ciclo, Anno Accademico 2019. [10.13130/bonzanni-luca_phd2020-06-18].
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