Per chi ha funzioni educative - in quanto genitore o docente di bambini, preadolescenti o adolescenti - sapere che essi sono connessi e hanno una vita online comporta molte responsabilità. La situazione, dal punto di vista pedagogico, è molto simile a quella in cui un minore deve ottenere l’autorizzazione a poter circolare su strada con il proprio ciclomotore. Non è un’autorizzazione che si può dare in modo improvvisato e sprovveduto. Ci si deve, infatti, sincerare che il minore che desidera muoversi su un mezzo dotato di motore, abbia tutte le competenze per gestire la nuova attività in modo sicuro e ben regolato. Ma si deve anche aiutarlo a prevedere l’eventuale “sregolatezza” degli altri, a prevenire non solo l’incidente auto-causato, ma anche quello del quale potrebbe rimanere vittima. Ecco, quindi, che allenare un minore a rispettare le distanze di sicurezza, ad avere non due ma quattro occhi, a utilizzare il casco e quant’altro, si rivela un passaggio necessario, oltre che utile. Con le tecnologie e la vita online, più o meno è la stessa cosa. Perché quando entrano nella loro vita online, è come se i minori venissero messi “metaforicamente” su strada, in un mondo complesso e globale. Certo in gioco non c’è l’incolumità fisica, come avviene col motorino, ma non sono poche le conseguenze e gli effetti avversi e indesiderati che si possono verificare e ripercuotere sul loro equilibrio psico-emotivo. I minori online, in quanto tali, rappresentano una fascia da proteggere ed educare al tempo stesso, in quanto portatrice di specifiche vulnerabilità e di precisi bisogni formativi ed educativi.
Quale privacy? genitori, figli e la vita online / A. Pellai. - In: CONFLITTI. - ISSN 2239-5318. - 17:4(2018), pp. 46-47.
Quale privacy? genitori, figli e la vita online
A. Pellai
2018
Abstract
Per chi ha funzioni educative - in quanto genitore o docente di bambini, preadolescenti o adolescenti - sapere che essi sono connessi e hanno una vita online comporta molte responsabilità. La situazione, dal punto di vista pedagogico, è molto simile a quella in cui un minore deve ottenere l’autorizzazione a poter circolare su strada con il proprio ciclomotore. Non è un’autorizzazione che si può dare in modo improvvisato e sprovveduto. Ci si deve, infatti, sincerare che il minore che desidera muoversi su un mezzo dotato di motore, abbia tutte le competenze per gestire la nuova attività in modo sicuro e ben regolato. Ma si deve anche aiutarlo a prevedere l’eventuale “sregolatezza” degli altri, a prevenire non solo l’incidente auto-causato, ma anche quello del quale potrebbe rimanere vittima. Ecco, quindi, che allenare un minore a rispettare le distanze di sicurezza, ad avere non due ma quattro occhi, a utilizzare il casco e quant’altro, si rivela un passaggio necessario, oltre che utile. Con le tecnologie e la vita online, più o meno è la stessa cosa. Perché quando entrano nella loro vita online, è come se i minori venissero messi “metaforicamente” su strada, in un mondo complesso e globale. Certo in gioco non c’è l’incolumità fisica, come avviene col motorino, ma non sono poche le conseguenze e gli effetti avversi e indesiderati che si possono verificare e ripercuotere sul loro equilibrio psico-emotivo. I minori online, in quanto tali, rappresentano una fascia da proteggere ed educare al tempo stesso, in quanto portatrice di specifiche vulnerabilità e di precisi bisogni formativi ed educativi.File | Dimensione | Formato | |
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