Una nuova diffusa paura verso i gruppi cosiddetti "nomadi" appartenenti all'etnia e alla cultura Rom e Sinti, e soprattutto il modello di reazione cittadina del cosiddetto "presidio" sembrano aver inizio nel 2006 ad Opera, in provincia di Milano, caso fallimentare di gestione del fenomeno "campi nomadi". Analizzando la mobilitazione cittadina di rifiuto verso l'installazione del campo temporaneo, si possono in effetti notare forme classiche di discriminazione prodotte da una cultura razzista, ma anche forme di partecipazione violenta legate ad una disgregazione sociale che ha radici ben più profonde. Una ricostruzione accurata degli eventi che hanno portato alla situazione emergenziale, alla mobilitazione dei cittadini e alla gestione fallimentare del conflitto, attraverso il ruolo dei diversi attori in campo, indica un processo di creazione dell'emergenza funzionale alla diffusione dell'insicurezza percepita e della paura. Ma la precarietà delle condizioni socio-economiche dei gruppi sociali più svantaggiati sembra essere la vera base su cui si fondano e si diffondono paura e conflitto. La presenza di un gruppo sociale da identificare facilmente come nemico, risponde ad una necessità di identificazione e partecipazione che non trova più risposte soddisfacenti in altre ideologie. La risposta delle istituzioni locali pare intrappolata tra la l'incapacità di dare risposte sul fronte della frattura presuntamente culturale cittadino-straniero, e l'impossibilità di trovare soluzioni alle fratture economiche che sottostanno alla nascita dei conflitti di convivenza: un dilemma di difficile soluzione.

Opera : emergenza e partecipazione politica / P. Ponti, R. L. - In: Politiche possibili : Abitare le città con i rom e i sinti / [a cura di] T. Vitale. - Roma : Carocci, 2009. - ISBN 9788843050499. - pp. 59-68

Opera : emergenza e partecipazione politica

P. Ponti
Primo
;
2009

Abstract

Una nuova diffusa paura verso i gruppi cosiddetti "nomadi" appartenenti all'etnia e alla cultura Rom e Sinti, e soprattutto il modello di reazione cittadina del cosiddetto "presidio" sembrano aver inizio nel 2006 ad Opera, in provincia di Milano, caso fallimentare di gestione del fenomeno "campi nomadi". Analizzando la mobilitazione cittadina di rifiuto verso l'installazione del campo temporaneo, si possono in effetti notare forme classiche di discriminazione prodotte da una cultura razzista, ma anche forme di partecipazione violenta legate ad una disgregazione sociale che ha radici ben più profonde. Una ricostruzione accurata degli eventi che hanno portato alla situazione emergenziale, alla mobilitazione dei cittadini e alla gestione fallimentare del conflitto, attraverso il ruolo dei diversi attori in campo, indica un processo di creazione dell'emergenza funzionale alla diffusione dell'insicurezza percepita e della paura. Ma la precarietà delle condizioni socio-economiche dei gruppi sociali più svantaggiati sembra essere la vera base su cui si fondano e si diffondono paura e conflitto. La presenza di un gruppo sociale da identificare facilmente come nemico, risponde ad una necessità di identificazione e partecipazione che non trova più risposte soddisfacenti in altre ideologie. La risposta delle istituzioni locali pare intrappolata tra la l'incapacità di dare risposte sul fronte della frattura presuntamente culturale cittadino-straniero, e l'impossibilità di trovare soluzioni alle fratture economiche che sottostanno alla nascita dei conflitti di convivenza: un dilemma di difficile soluzione.
Rom ; conflitti ; governo locale ; partecipazione ; discriminazione ; razzismo
2009
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