Nonostante i rischi d’instabilità e di violenza relativamente elevati che caratterizzano l’Africa in relazione alle altre aree del globo, nel lungo periodo il continente africano ha compiuto importanti passi verso una maggiore stabilità. La regione è da anni attraversata da profonde trasformazioni di carattere economico, politico e sociale. Da un punto di vista economico, gli stati africani hanno attraversato, tra il 2000 e il 2014, una fase di crescita eccezionalmente rapida e sostenuta. Sotto un profilo politico, l’adozione di riforme democratiche ha favorito l’introduzione di meccanismi elettorali e delegittimato il ricorso a colpi di Stato. Infine, la crescita demografica del continente ha registrato tassi straordinariamente elevati. L’insieme di questi mutamenti ha prodotto ripercussioni sulla stabilità del continente. Tuttavia, negli ultimi anni, una serie di nuove crisi testimonia come il percorso sin qui compiuto resti incompleto e precario. L’emergere, il diffondersi e il perdurare di numerosi conflitti armati in Africa sono strettamente legati a un irrisolto problema di debolezza statale. I paesi africani contemporanei nascono come prodotto dell’occupazione coloniale, che lasciò in eredità alle classi dirigenti degli stati indipendenti confini nazionali poco sensibili alle realtà sociali, apparati amministrativi poco sviluppati, e sistemi economici deboli e strutturati attorno agli interessi europei. Lo Stato africano nasce debole in capacità politico-amministrative, coerenza sociale, risorse economiche, e tali elementi di debolezza si riflettono, ancora oggi, sui processi di state-building e nation-building. Il contesto di diffusa fragilità statale si è combinato con una grande frequenza di guerre civili, la cui incidenza temporale, però, non è coerente. Tra il 2005 e il 2010, i conflitti armati in Africa subsahariana risultavano ben più circoscritti, e il continente appariva, nel suo complesso, un’area più stabile e sicura rispetto al passato; tra il 2010 e il 2016, tuttavia, si è registrato l’emergere di un certo numero di nuove crisi. Elemento di novità è rappresentato dall’ascesa del fattore religioso.In passato, raramente le identità e le divisioni generate da fedi diverse venivano chiamate in causa tra le ragioni di spiegazione dei conflitti, seppur la religione offrisse potenzialmente una forte base per l’insorgere di crisi. Il fattore religioso ha acquisito, oggi, una rilevanza evidente e crescente. La mobilitazione religiosa non si sviluppa soltanto in contrapposizione ad altre religioni, né la religione agisce da sola nel motivare i gruppi che imbracciano le armi, ma interagisce con altri fattori nel facilitare l’emergere di violenze, di natura etnica, sociale ed economica. Il Sahel, che rappresenta oggi il crocevia dell’instabilità africana, vede significativamente rivendicazioni di natura religiosa, sostenute da gruppi armati vicini ad al-Qāʿida nel Maghreb Islamico, intrecciarsi a istanze socio-economiche, legate alla marginalizzazione delle regioni settentrionali del Mali, e comunitarie, in relazione alle ribellioni autonomiste e secessioniste di parte delle comunità tuareg. In Nigeria e nel bacino del lago Ciad, l’insurrezione armata di Boko Haram è alimentata da motivazioni sociali e politiche, accanto alle ragioni di mobilitazione ideologica fornite dal fondamentalismo islamico. Nel Corno d’Africa, infine, il fattore religioso alimenta la ribellione di al-Shabaab tanto quanto le rivendicazioni politiche per il governo della Somalia, l’irredentismo nei confronti di territori abitati da popolazioni somale e le dinamiche di conflittualità geopolitica nella regione. Accanto ai conflitti a base religiosa, poi, diversi altri conflitti armati tra opposte fazioni, originati da situazioni di crisi politica o etnica, contribuiscono ad ampliare le aree di tensione nella regione subsahariana, aggravando l’instabilità del continente.

Dal Sahel al Corno d’Africa: l’arco di instabilità e le aree di crisi in Africa subsahariana / G. Carbone, C. Casola. - [s.l] : ISPI, 2016.

Dal Sahel al Corno d’Africa: l’arco di instabilità e le aree di crisi in Africa subsahariana

G. Carbone
Primo
;
2016

Abstract

Nonostante i rischi d’instabilità e di violenza relativamente elevati che caratterizzano l’Africa in relazione alle altre aree del globo, nel lungo periodo il continente africano ha compiuto importanti passi verso una maggiore stabilità. La regione è da anni attraversata da profonde trasformazioni di carattere economico, politico e sociale. Da un punto di vista economico, gli stati africani hanno attraversato, tra il 2000 e il 2014, una fase di crescita eccezionalmente rapida e sostenuta. Sotto un profilo politico, l’adozione di riforme democratiche ha favorito l’introduzione di meccanismi elettorali e delegittimato il ricorso a colpi di Stato. Infine, la crescita demografica del continente ha registrato tassi straordinariamente elevati. L’insieme di questi mutamenti ha prodotto ripercussioni sulla stabilità del continente. Tuttavia, negli ultimi anni, una serie di nuove crisi testimonia come il percorso sin qui compiuto resti incompleto e precario. L’emergere, il diffondersi e il perdurare di numerosi conflitti armati in Africa sono strettamente legati a un irrisolto problema di debolezza statale. I paesi africani contemporanei nascono come prodotto dell’occupazione coloniale, che lasciò in eredità alle classi dirigenti degli stati indipendenti confini nazionali poco sensibili alle realtà sociali, apparati amministrativi poco sviluppati, e sistemi economici deboli e strutturati attorno agli interessi europei. Lo Stato africano nasce debole in capacità politico-amministrative, coerenza sociale, risorse economiche, e tali elementi di debolezza si riflettono, ancora oggi, sui processi di state-building e nation-building. Il contesto di diffusa fragilità statale si è combinato con una grande frequenza di guerre civili, la cui incidenza temporale, però, non è coerente. Tra il 2005 e il 2010, i conflitti armati in Africa subsahariana risultavano ben più circoscritti, e il continente appariva, nel suo complesso, un’area più stabile e sicura rispetto al passato; tra il 2010 e il 2016, tuttavia, si è registrato l’emergere di un certo numero di nuove crisi. Elemento di novità è rappresentato dall’ascesa del fattore religioso.In passato, raramente le identità e le divisioni generate da fedi diverse venivano chiamate in causa tra le ragioni di spiegazione dei conflitti, seppur la religione offrisse potenzialmente una forte base per l’insorgere di crisi. Il fattore religioso ha acquisito, oggi, una rilevanza evidente e crescente. La mobilitazione religiosa non si sviluppa soltanto in contrapposizione ad altre religioni, né la religione agisce da sola nel motivare i gruppi che imbracciano le armi, ma interagisce con altri fattori nel facilitare l’emergere di violenze, di natura etnica, sociale ed economica. Il Sahel, che rappresenta oggi il crocevia dell’instabilità africana, vede significativamente rivendicazioni di natura religiosa, sostenute da gruppi armati vicini ad al-Qāʿida nel Maghreb Islamico, intrecciarsi a istanze socio-economiche, legate alla marginalizzazione delle regioni settentrionali del Mali, e comunitarie, in relazione alle ribellioni autonomiste e secessioniste di parte delle comunità tuareg. In Nigeria e nel bacino del lago Ciad, l’insurrezione armata di Boko Haram è alimentata da motivazioni sociali e politiche, accanto alle ragioni di mobilitazione ideologica fornite dal fondamentalismo islamico. Nel Corno d’Africa, infine, il fattore religioso alimenta la ribellione di al-Shabaab tanto quanto le rivendicazioni politiche per il governo della Somalia, l’irredentismo nei confronti di territori abitati da popolazioni somale e le dinamiche di conflittualità geopolitica nella regione. Accanto ai conflitti a base religiosa, poi, diversi altri conflitti armati tra opposte fazioni, originati da situazioni di crisi politica o etnica, contribuiscono ad ampliare le aree di tensione nella regione subsahariana, aggravando l’instabilità del continente.
2016
Africa; conflitti; Sahel; Corno d'Africa
Settore SPS/04 - Scienza Politica
http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/affariinternazionali/osservatorio/approfondimenti/PI0122App.pdf
Working Paper
Dal Sahel al Corno d’Africa: l’arco di instabilità e le aree di crisi in Africa subsahariana / G. Carbone, C. Casola. - [s.l] : ISPI, 2016.
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