Scopo del lavoro. La Risonanza Magnetica (RM) riveste ad oggi un importante ruolo nella dia- gnostica ortopedica equina, permettendo di identificare in modo efficace sia alterazioni a carico dei tessuti mineralizzati che dei tessuti molli. Non sempre però tali alterazioni hanno una rilevanza di tipo clinico. Infatti, lesioni croniche caratterizzate dalla presenza di tessuto cicatriziale rimangono visibili anche quando non più responsabili della zoppia dei soggetti esaminati. Inoltre, la presenza di lesioni subdole può non essere riconosciuta attraverso un esame che preveda un protocollo standard. Per ovviare a questi problemi, in medicina umana si è ormai diffuso l’impiego di mezzo di contra- sto (m.d.c.) somministrato per via endovenosa (i.v.). Il m.d.c. consente di discriminare tra lesioni at- tive e in via di guarigione ed identificare lesioni altrimenti poco evidenti. Per quanto attiene il paziente equino a conoscenza degli autori in letteratura esistono solo due stu- di che descrivano l’utilizzo di m.d.c. in RM nella diagnosi di patologie tenodesmiche1,2 e ne preve- dono la somministrazione per via i.v. Nel lavoro proposto da Puchalski et al. (2007), invece, il m.d.c. viene somministrato per via endo-arteriosa (i.a.) ma l’esame è stato condotto per mezzo di un tomografia computerizzata a raggi x. Lo scopo del presente studio è quello di descrivere e confrontare l’utilizzo di m.d.c. sia per via i.v. che per via i.a. in RM, in cavalli affetti da zoppia localizzata alla regione del piede. Materiali e metodi. Nello studio sono stati inclusi cavalli con zoppia localizzata al piede e sotto- posti ad esame RM in cui sia stato somministrato m.d.c. per via i.v. o i.a. Sono state acquisite sequenze T3DT1, Dual Echo, STIR nei differenti piani di scansione. È stato poi somministrato m.d.c. (Gadodiamide) per via i.v. al dosaggio di 0,1 ml/kg attraverso la v.giugulare destra oppure per via i.a. ad un dosaggio di 0,02 ml/kg attraverso la a.arteria radiale o in quella me- tatarsale. Sono quindi state acquisite sequenze T3DT1 in post-contrasto. Per mezzo di un software dedicato, nelle immagini acquisite in pre e post-contrasto è stata misura- ta l’intensità di segnale dei pixel di regioni di interesse (ROI) in punti prestabiliti (in assenza di al- terazioni patologiche) e nelle aree in cui sono state osservate alterazioni a carico delle strutture te- nodesmiche. Per poter valutare il grado di presa di contrasto, sono state calcolate le ratio tra il valore della ROI pre e post-contrasto. Risultati. Nello studio sono stati inclusi 6 soggetti; in 2 cavalli il m.d.c. è stato somministrato per via i.v., in 3 soggetti per via i.a. attraverso l’arteria radiale e in 1 per via i.a. attraverso l’arteria me- tatarsale. In tutti i soggetti, il valore maggiore della ratio è stato osservato a livello di a. digitale palmare me- diale, di articolazione interfalangea distale, di corticale dorsale di P2. Le strutture che hanno dimo- strato un maggior contrast enhancement in presenza di patologia sono state il tendine flessore pro- fondo del dito (DDFT), la spongiosa del navicolare ed i tessuti peritendinei. In assenza di patolo- gia, il DDFT non ha mostrato incremento significativo di segnale dopo somministrazione di m.d.c. Conclusioni. Come descritto da Judy et al. (2010) Le sequenze acquisite in post-contrasto hanno permesso di riconoscere non solo lesioni già visibili in assenza di m.d.c. e di verificare quali tra que- ste fossero responsabili della sintomatologia in atto, ma hanno anche consentito di mettere in evi- denza alterazioni altrimenti non riconoscibili, soprattutto a carico di tessuti peritendinei e legamen- to impari distale. In 4 soggetti è stato riscontrato tessuto cicatriziale che, successivamente all’inoculazione di m.d.c. è stato classificato come “reattivo”. L’elevato valore della ratio della corticale dorsale di P2 osser- vato nel presente lavoro ed in contrasto con quanto descritto in letteratura1, è verosimilmente da ri- tenersi riconducibile ad un artefatto da volume parziale. Nel presente studio è stato verificato come anche in RM sia possibile l’impiego di m.d.c. per via sia i.v. che i.a. I vantaggi derivanti dalla som- ministrazione per via i.a. derivano dal minor dosaggio di m.d.c. richiesto, che consente di contene- re i costi e di ridurre i possibili effetti collaterali legati al farmaco soprattutto in pazienti anziani o affetti da patologie renali ed epatiche. Inoltre, nei cavalli in cui il m.d.c. è stato somministrato per via i.v. i valori delle ratio nei punti prestabiliti (e quindi confrontabili) sono stati inferiori rispetto a quelli ottenuti in cavalli in cui era stata effettuata l’inoculazione i.a. Ulteriori studi sono tuttavia ne- cessari per verificare quale tra le due metodiche di somminitrazione garantisca un migliore contrast enhancement e se la somministrazione i.a. possa essere utilizzata anche in “standing RM”. Concludendo, seppure siano esigui gli studi a riguardo, si può affermare che l’utilizzo di m.d.c. per via sia i.v. che i.a. nell’indagine RM di patologie ortopediche nel cavallo, sia da ritenersi molto uti- le, soprattutto per l’identificazione e la classificazione di patologie tenodesmiche.

Comparazione del constrast enhancement in esami ortopedici ad RM del paziente equino tramite bassi volumi di mezzo di contrasto inoculati per via arteriosa distrettuale e giugulare / D. De Zani, D. Giancamillo, G. Ravasio, D.D. Zani. ((Intervento presentato al 19. convegno SIVE-FEEVA tenutosi a Arezzo nel 2013.

Comparazione del constrast enhancement in esami ortopedici ad RM del paziente equino tramite bassi volumi di mezzo di contrasto inoculati per via arteriosa distrettuale e giugulare

D. De Zani;D. Giancamillo;G. Ravasio;D.D. Zani
2013

Abstract

Scopo del lavoro. La Risonanza Magnetica (RM) riveste ad oggi un importante ruolo nella dia- gnostica ortopedica equina, permettendo di identificare in modo efficace sia alterazioni a carico dei tessuti mineralizzati che dei tessuti molli. Non sempre però tali alterazioni hanno una rilevanza di tipo clinico. Infatti, lesioni croniche caratterizzate dalla presenza di tessuto cicatriziale rimangono visibili anche quando non più responsabili della zoppia dei soggetti esaminati. Inoltre, la presenza di lesioni subdole può non essere riconosciuta attraverso un esame che preveda un protocollo standard. Per ovviare a questi problemi, in medicina umana si è ormai diffuso l’impiego di mezzo di contra- sto (m.d.c.) somministrato per via endovenosa (i.v.). Il m.d.c. consente di discriminare tra lesioni at- tive e in via di guarigione ed identificare lesioni altrimenti poco evidenti. Per quanto attiene il paziente equino a conoscenza degli autori in letteratura esistono solo due stu- di che descrivano l’utilizzo di m.d.c. in RM nella diagnosi di patologie tenodesmiche1,2 e ne preve- dono la somministrazione per via i.v. Nel lavoro proposto da Puchalski et al. (2007), invece, il m.d.c. viene somministrato per via endo-arteriosa (i.a.) ma l’esame è stato condotto per mezzo di un tomografia computerizzata a raggi x. Lo scopo del presente studio è quello di descrivere e confrontare l’utilizzo di m.d.c. sia per via i.v. che per via i.a. in RM, in cavalli affetti da zoppia localizzata alla regione del piede. Materiali e metodi. Nello studio sono stati inclusi cavalli con zoppia localizzata al piede e sotto- posti ad esame RM in cui sia stato somministrato m.d.c. per via i.v. o i.a. Sono state acquisite sequenze T3DT1, Dual Echo, STIR nei differenti piani di scansione. È stato poi somministrato m.d.c. (Gadodiamide) per via i.v. al dosaggio di 0,1 ml/kg attraverso la v.giugulare destra oppure per via i.a. ad un dosaggio di 0,02 ml/kg attraverso la a.arteria radiale o in quella me- tatarsale. Sono quindi state acquisite sequenze T3DT1 in post-contrasto. Per mezzo di un software dedicato, nelle immagini acquisite in pre e post-contrasto è stata misura- ta l’intensità di segnale dei pixel di regioni di interesse (ROI) in punti prestabiliti (in assenza di al- terazioni patologiche) e nelle aree in cui sono state osservate alterazioni a carico delle strutture te- nodesmiche. Per poter valutare il grado di presa di contrasto, sono state calcolate le ratio tra il valore della ROI pre e post-contrasto. Risultati. Nello studio sono stati inclusi 6 soggetti; in 2 cavalli il m.d.c. è stato somministrato per via i.v., in 3 soggetti per via i.a. attraverso l’arteria radiale e in 1 per via i.a. attraverso l’arteria me- tatarsale. In tutti i soggetti, il valore maggiore della ratio è stato osservato a livello di a. digitale palmare me- diale, di articolazione interfalangea distale, di corticale dorsale di P2. Le strutture che hanno dimo- strato un maggior contrast enhancement in presenza di patologia sono state il tendine flessore pro- fondo del dito (DDFT), la spongiosa del navicolare ed i tessuti peritendinei. In assenza di patolo- gia, il DDFT non ha mostrato incremento significativo di segnale dopo somministrazione di m.d.c. Conclusioni. Come descritto da Judy et al. (2010) Le sequenze acquisite in post-contrasto hanno permesso di riconoscere non solo lesioni già visibili in assenza di m.d.c. e di verificare quali tra que- ste fossero responsabili della sintomatologia in atto, ma hanno anche consentito di mettere in evi- denza alterazioni altrimenti non riconoscibili, soprattutto a carico di tessuti peritendinei e legamen- to impari distale. In 4 soggetti è stato riscontrato tessuto cicatriziale che, successivamente all’inoculazione di m.d.c. è stato classificato come “reattivo”. L’elevato valore della ratio della corticale dorsale di P2 osser- vato nel presente lavoro ed in contrasto con quanto descritto in letteratura1, è verosimilmente da ri- tenersi riconducibile ad un artefatto da volume parziale. Nel presente studio è stato verificato come anche in RM sia possibile l’impiego di m.d.c. per via sia i.v. che i.a. I vantaggi derivanti dalla som- ministrazione per via i.a. derivano dal minor dosaggio di m.d.c. richiesto, che consente di contene- re i costi e di ridurre i possibili effetti collaterali legati al farmaco soprattutto in pazienti anziani o affetti da patologie renali ed epatiche. Inoltre, nei cavalli in cui il m.d.c. è stato somministrato per via i.v. i valori delle ratio nei punti prestabiliti (e quindi confrontabili) sono stati inferiori rispetto a quelli ottenuti in cavalli in cui era stata effettuata l’inoculazione i.a. Ulteriori studi sono tuttavia ne- cessari per verificare quale tra le due metodiche di somminitrazione garantisca un migliore contrast enhancement e se la somministrazione i.a. possa essere utilizzata anche in “standing RM”. Concludendo, seppure siano esigui gli studi a riguardo, si può affermare che l’utilizzo di m.d.c. per via sia i.v. che i.a. nell’indagine RM di patologie ortopediche nel cavallo, sia da ritenersi molto uti- le, soprattutto per l’identificazione e la classificazione di patologie tenodesmiche.
feb-2013
Settore VET/09 - Clinica Chirurgica Veterinaria
Comparazione del constrast enhancement in esami ortopedici ad RM del paziente equino tramite bassi volumi di mezzo di contrasto inoculati per via arteriosa distrettuale e giugulare / D. De Zani, D. Giancamillo, G. Ravasio, D.D. Zani. ((Intervento presentato al 19. convegno SIVE-FEEVA tenutosi a Arezzo nel 2013.
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