Gravidanze oltre la morte

Prendendo spunto dal caso di una bambina nata da una donna in stato di morte cerebrale, dopo che per quattordici settimane Ostetrici e Rianimatori mantennero le funzioni omeostatiche della madre per permettere al feto di svilupparsi e poter vivere, gli Autori discutono le questioni etiche e giuridiche sollevate da queste evenienze, relative alla liceità (o doverosità) dei trattamenti di sostegno vitale sul corpo della donna per consentire al feto di raggiungere una sufficiente maturità polmonare; alla strumentalizzazione del suo corpo; al ruolo da riconoscere alla volontà dei familiari e in primis del padre del nascituro; alla corretta valutazione dei costi per la Sanità. Al fine di evitare trattamenti palesemente futili, si sollecita la redazione di linee-guida cliniche condivise in ordine al limite inferiore di età gestazionale al quale valga la pena tentare di far sopravvivere il feto.