Nella produzione del latte una delle fasi più importanti e delicate è rappresentata dalla mungitura: infatti una corretta procedura di mungitura è fondamentale per poter mungere in modo rapido ed efficiente, garantendo il benessere dell’animale, riducendo i rischi di infezione mammaria e consentendo l’ottenimento di un latte di buona qualità. Per una corretta mungitura meccanica occorre che le componenti del complesso uomo-bovina–macchina siano in corretto equilibrio tra loro: infatti da un lato l’impianto di mungitura può svolgere un ruolo predisponente nel determinare le patologie dell’apparato mammario, sia per azione traumatica sui capezzoli sia come veicolo attivo di ingresso di agenti patogeni in mammella, dall’altro le operazioni manuali che precedono e seguono la mungitura vera e propria (lavaggio, asciugatura e disinfezione dei capezzoli, eliminazione dei primi getti di latte, massaggio, post-dipping), se non eseguite in modo corretto e nel rispetto del meccanismo fisiologico di eiezione del latte, possono comportare alterazioni delle curve di emissione del latte con effetti sulla qualità e quantità di latte prodotto ed aumento di rischio per la sanità della mammella. Scopo del progetto è stato quello di valutare le interazioni tra modalità di mungitura, fisiologia dell’animale e sanità della mammella. In particolare si sono studiate le relazioni tra la routine di mungitura, le curve di emissione del latte, le condizioni del capezzolo, la sanità della mammella e la quantità e qualità del latte prodotto, con l’intento di individuare i principali punti critici del processo di mungitura e di proporre le soluzioni operative più idonee a salvaguardare la sanità della mammella e ad ottenere una produzione lattea elevata e di qualità. Il lavoro ha coinvolto 6 aziende di bovine da latte di cui 5 commerciali e 1 sperimentale. In tali aziende è stata seguita, attraverso visite mensili (quindicinali nella stalla sperimentale), la lattazione di 84 bovine primipare di razza Frisona. I rilievi hanno riguardato: le curve di emissione del latte, misurate tramite flussometri elettronici (Lactocorder), la determinazione dello spessore dei capezzoli prima e dopo la mungitura, la valutazione delle condizioni di ipercheratosi dell’apice dei capezzoli, l'analisi del latte di ogni quarto mammario con analisi batteriologica e determinazione del contenuto di cellule somatiche, di NAGase e di lisozima. Per ogni bovina in prova sono stati inoltre registrati tutti i dati relativi alla produzione e alla qualità del latte (percentuale di grasso, proteine, cellule somatiche) dell’intera lattazione, derivanti dai controlli funzionali mensili effettuati dalle rispettive Associazioni Provinciali Allevatori (APA). Per quanto riguarda l’individuazione di indicatori di criticità, i risultati dello studio confermano che le caratteristiche della curva di eiezione lattea costituiscono buoni indicatori per l’identificazione rapida delle situazioni problematiche sia in termini di efficienza della mungitura che in termini di stato sanitario della mammella. In particolare la durata della fase di plateau, espressa come valore percentuale sulla durata totale di eiezione lattea, si è rivelata un parametro di notevole interesse. Bovine primipare con un valore percentuale della fase di plateau inferiore al 25% tendono ad essere meno produttive, a presentare una maggior frequenza di curve bimodali, un maggior flusso massimo e un più elevato contenuto di cellule somatiche del latte rispetto a bovine con una percentuale di plateau superiore al 25%. Anche la bimodalità, cioè la presenza di un andamento non continuo della curva di emissione del latte, si conferma un indicatore importante poiché ad un’elevata frequenza di bimodalità corrisponde un’elevata conta di cellule somatiche. La bimodalità risulta legata al tempo di stimolazione, quindi a fattori gestionali, ma anche al flusso massimo e alla durata della fase di plateau, fattori legati all’animale. I dati raccolti confermano la relazione tra elevati livelli di flusso massimo (per primipare: >3,5 kg/min) ed elevate conte di cellule somatiche nel latte. Anche il flusso massimo può quindi essere considerato un indicatore di situazioni a rischio legate alle caratteristiche genetiche dell’animale o alla regolazione dell’impianto di mungitura (vuoto, pulsazione). Infine il contenuto di NAGase del latte si è dimostrato un utile indicatore dello stato sanitario della mammella: i dati osservati evidenziano come gli animali sani siano caratterizzati da un basso contenuto in NAGase e come esista una relazione diretta fra stato sanitario della mammella e contenuto in NAGase. Per quanto concerne l’individuazione dei punti critici del processo di mungitura e la messa a punto di opportune soluzioni operative, il lavoro ha evidenziato come il tempo di stimolazione, ossia il tempo intercorrente tra lo stimolo tattile sul capezzolo e l’attacco del gruppo di mungitura, sia uno dei principali punti critici del processo di mungitura, in quanto il mancato rispetto della corretta tempistica favorisce un’elevata frequenza di bimodalità a cui è associato un aumento del numero di cellule somatiche. I risultati dello studio indicano in un minuto il tempo minimo di stimolazione necessario per mantenere la frequenza di bimodalità entro limiti accettabili e suggeriscono l’adozione di una serie di operazioni (eliminazione dei primi getti, pulizia e/o pre-dipping) che, oltre a indurre l’innesco del meccanismo neuroendocrino dell’eiezione, possono favorire l’ottenimento di un latte di elevata qualità e la salvaguardia della sanità della mammella. L’aumento della frequenza di bimodalità nel corso della lattazione, dovuto alla progressiva diminuzione del riempimento della mammella, consiglia un graduale aumento della durata della stimolazione con l’avanzare della lattazione ed un adattamento della routine di mungitura. Infine la mungitura a vuoto, conseguente ad un non tempestivo stacco del gruppo prendicapezzoli a fine mungitura e che si riscontra soprattutto nel caso di mungitura alla posta con impianti privi di sistema automatico di stacco, sembra costituire un potenziale punto critico, poichè evidenzia una relazione con le cellule somatiche del latte.

Le corrette procedure ed i punti critici di controllo della mungitura di bovine da latte ad alta produzione / L. Bava, V. Dapra’, R. Piccinini, A. Sandrucci, A. Tamburini, M. Tonni, L. Zanini, A. Zecconi, M. Zucali. - [s.l] : null, 2008 Jun.

Le corrette procedure ed i punti critici di controllo della mungitura di bovine da latte ad alta produzione

L. Bava;V. Dapra’;R. Piccinini;A. Sandrucci;A. Tamburini;M. Tonni;A. Zecconi;M. Zucali
2008

Abstract

Nella produzione del latte una delle fasi più importanti e delicate è rappresentata dalla mungitura: infatti una corretta procedura di mungitura è fondamentale per poter mungere in modo rapido ed efficiente, garantendo il benessere dell’animale, riducendo i rischi di infezione mammaria e consentendo l’ottenimento di un latte di buona qualità. Per una corretta mungitura meccanica occorre che le componenti del complesso uomo-bovina–macchina siano in corretto equilibrio tra loro: infatti da un lato l’impianto di mungitura può svolgere un ruolo predisponente nel determinare le patologie dell’apparato mammario, sia per azione traumatica sui capezzoli sia come veicolo attivo di ingresso di agenti patogeni in mammella, dall’altro le operazioni manuali che precedono e seguono la mungitura vera e propria (lavaggio, asciugatura e disinfezione dei capezzoli, eliminazione dei primi getti di latte, massaggio, post-dipping), se non eseguite in modo corretto e nel rispetto del meccanismo fisiologico di eiezione del latte, possono comportare alterazioni delle curve di emissione del latte con effetti sulla qualità e quantità di latte prodotto ed aumento di rischio per la sanità della mammella. Scopo del progetto è stato quello di valutare le interazioni tra modalità di mungitura, fisiologia dell’animale e sanità della mammella. In particolare si sono studiate le relazioni tra la routine di mungitura, le curve di emissione del latte, le condizioni del capezzolo, la sanità della mammella e la quantità e qualità del latte prodotto, con l’intento di individuare i principali punti critici del processo di mungitura e di proporre le soluzioni operative più idonee a salvaguardare la sanità della mammella e ad ottenere una produzione lattea elevata e di qualità. Il lavoro ha coinvolto 6 aziende di bovine da latte di cui 5 commerciali e 1 sperimentale. In tali aziende è stata seguita, attraverso visite mensili (quindicinali nella stalla sperimentale), la lattazione di 84 bovine primipare di razza Frisona. I rilievi hanno riguardato: le curve di emissione del latte, misurate tramite flussometri elettronici (Lactocorder), la determinazione dello spessore dei capezzoli prima e dopo la mungitura, la valutazione delle condizioni di ipercheratosi dell’apice dei capezzoli, l'analisi del latte di ogni quarto mammario con analisi batteriologica e determinazione del contenuto di cellule somatiche, di NAGase e di lisozima. Per ogni bovina in prova sono stati inoltre registrati tutti i dati relativi alla produzione e alla qualità del latte (percentuale di grasso, proteine, cellule somatiche) dell’intera lattazione, derivanti dai controlli funzionali mensili effettuati dalle rispettive Associazioni Provinciali Allevatori (APA). Per quanto riguarda l’individuazione di indicatori di criticità, i risultati dello studio confermano che le caratteristiche della curva di eiezione lattea costituiscono buoni indicatori per l’identificazione rapida delle situazioni problematiche sia in termini di efficienza della mungitura che in termini di stato sanitario della mammella. In particolare la durata della fase di plateau, espressa come valore percentuale sulla durata totale di eiezione lattea, si è rivelata un parametro di notevole interesse. Bovine primipare con un valore percentuale della fase di plateau inferiore al 25% tendono ad essere meno produttive, a presentare una maggior frequenza di curve bimodali, un maggior flusso massimo e un più elevato contenuto di cellule somatiche del latte rispetto a bovine con una percentuale di plateau superiore al 25%. Anche la bimodalità, cioè la presenza di un andamento non continuo della curva di emissione del latte, si conferma un indicatore importante poiché ad un’elevata frequenza di bimodalità corrisponde un’elevata conta di cellule somatiche. La bimodalità risulta legata al tempo di stimolazione, quindi a fattori gestionali, ma anche al flusso massimo e alla durata della fase di plateau, fattori legati all’animale. I dati raccolti confermano la relazione tra elevati livelli di flusso massimo (per primipare: >3,5 kg/min) ed elevate conte di cellule somatiche nel latte. Anche il flusso massimo può quindi essere considerato un indicatore di situazioni a rischio legate alle caratteristiche genetiche dell’animale o alla regolazione dell’impianto di mungitura (vuoto, pulsazione). Infine il contenuto di NAGase del latte si è dimostrato un utile indicatore dello stato sanitario della mammella: i dati osservati evidenziano come gli animali sani siano caratterizzati da un basso contenuto in NAGase e come esista una relazione diretta fra stato sanitario della mammella e contenuto in NAGase. Per quanto concerne l’individuazione dei punti critici del processo di mungitura e la messa a punto di opportune soluzioni operative, il lavoro ha evidenziato come il tempo di stimolazione, ossia il tempo intercorrente tra lo stimolo tattile sul capezzolo e l’attacco del gruppo di mungitura, sia uno dei principali punti critici del processo di mungitura, in quanto il mancato rispetto della corretta tempistica favorisce un’elevata frequenza di bimodalità a cui è associato un aumento del numero di cellule somatiche. I risultati dello studio indicano in un minuto il tempo minimo di stimolazione necessario per mantenere la frequenza di bimodalità entro limiti accettabili e suggeriscono l’adozione di una serie di operazioni (eliminazione dei primi getti, pulizia e/o pre-dipping) che, oltre a indurre l’innesco del meccanismo neuroendocrino dell’eiezione, possono favorire l’ottenimento di un latte di elevata qualità e la salvaguardia della sanità della mammella. L’aumento della frequenza di bimodalità nel corso della lattazione, dovuto alla progressiva diminuzione del riempimento della mammella, consiglia un graduale aumento della durata della stimolazione con l’avanzare della lattazione ed un adattamento della routine di mungitura. Infine la mungitura a vuoto, conseguente ad un non tempestivo stacco del gruppo prendicapezzoli a fine mungitura e che si riscontra soprattutto nel caso di mungitura alla posta con impianti privi di sistema automatico di stacco, sembra costituire un potenziale punto critico, poichè evidenzia una relazione con le cellule somatiche del latte.
giu-2008
Settore VET/05 - Malattie Infettive degli Animali Domestici
Settore AGR/19 - Zootecnica Speciale
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=3902&SezioneId=2811000000&action=Documento
Working Paper
Le corrette procedure ed i punti critici di controllo della mungitura di bovine da latte ad alta produzione / L. Bava, V. Dapra’, R. Piccinini, A. Sandrucci, A. Tamburini, M. Tonni, L. Zanini, A. Zecconi, M. Zucali. - [s.l] : null, 2008 Jun.
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