Per lo storico della diplomazia, che si occupa del periodo che precede la prima guerra mondiale, non risulta semplice porre la prima Conferenza di pace dell''Aja (1899) nella debita cornice: infatti, come è facile notare scorrendo la storiografia, si è affermata spesso la tendenza a non considerarla affatto o a menzionarla frettolosamente, in quanto priva di risultati concreti . L’atmosfera che si respira in Europa alla fine dell’Ottocento è senz’ombra di dubbio un’atmosfera di guerra e di profonda, quasi insanabile tensione tra le Potenze e la convocazione di una conferenza per dibattere il tema degli armamenti e della risoluzione pacifica delle controversie internazionali ne è, in qualche modo, una concreta conferma; come lo sono le iniziative da parte dei governi francese e inglese in epoca precedente al 1898 e le testimonianze variegate, ma pur sempre importanti, del ‘fenomeno pacifista’. Solo considerando le voci che, da metà Ottocento, discutono - sul piano politico, scientifico, sociale e anche ideale - lo stato di pace armata delle relazioni internazionali, è possibile porre la prima conferenza dell’Aja nella debita cornice. Infatti, coloro che si sono cimentati in un’analisi storica volta a decifrare i contorni di quel «sistema dell’Aja» che inaugura effettivamente un nuovo modo d’intendere le relazioni tra gli stati, fondato - almeno formalmente - sul diritto internazionale, hanno necessariamente dovuto rivalutare l’influenza che l’opinione pubblica ha esercitato in questo processo . D’altra parte, se si pensa all’evoluzione dei sistemi politici nella maggioranza dei Paesi europei dalla metà del XIX secolo in avanti, è evidente che i governi iniziano ad essere sempre più condizionati dalla pressione e dal ‘controllo’ dell’opinione pubblica, per quanto poco ancora, forse, lo vogliano riconoscere. Pur con i limiti indicati si inaugurava così una nuova stagione, una stagione in cui, soprattutto per gli affari internazionali, gli stati avrebbero dovuto rispondere delle proprie scelte di fronte - anche e prima di tutto - all’opinione pubblica, e non solo del loro paese ma di una più generale società internazionale civile. I risultati conseguiti all’Aja rappresentano, in qualche modo, dei percorsi tracciati, quegli stessi che l’affranta società internazionale del primo dopoguerra avrebbe tentato di intraprendere di nuovo, mediante l’istituzione della Società delle Nazioni e che, l’ancor più devastata società internazionale del secondo dopoguerra, avrebbe definitivamente scelto per affermare il 26 giugno 1945 un’alternativa alla guerra, con l’elaborazione della Carta delle Nazioni Unite.

"The Happy Presage for the Century" : la prima Conferenza di pace dell'Aja (1899) / S.M. Pizzetti - In: Le sfide della pace : istituzioni e movimenti intellettuali e politici tra Otto e Novecento / [a cura di] A. Canavero, G. Formigoni, G. Vecchio. - Milano : LED, 2008. - ISBN 9788879164054. - pp. 21-70

"The Happy Presage for the Century" : la prima Conferenza di pace dell'Aja (1899)

S.M. Pizzetti
Primo
2008

Abstract

Per lo storico della diplomazia, che si occupa del periodo che precede la prima guerra mondiale, non risulta semplice porre la prima Conferenza di pace dell''Aja (1899) nella debita cornice: infatti, come è facile notare scorrendo la storiografia, si è affermata spesso la tendenza a non considerarla affatto o a menzionarla frettolosamente, in quanto priva di risultati concreti . L’atmosfera che si respira in Europa alla fine dell’Ottocento è senz’ombra di dubbio un’atmosfera di guerra e di profonda, quasi insanabile tensione tra le Potenze e la convocazione di una conferenza per dibattere il tema degli armamenti e della risoluzione pacifica delle controversie internazionali ne è, in qualche modo, una concreta conferma; come lo sono le iniziative da parte dei governi francese e inglese in epoca precedente al 1898 e le testimonianze variegate, ma pur sempre importanti, del ‘fenomeno pacifista’. Solo considerando le voci che, da metà Ottocento, discutono - sul piano politico, scientifico, sociale e anche ideale - lo stato di pace armata delle relazioni internazionali, è possibile porre la prima conferenza dell’Aja nella debita cornice. Infatti, coloro che si sono cimentati in un’analisi storica volta a decifrare i contorni di quel «sistema dell’Aja» che inaugura effettivamente un nuovo modo d’intendere le relazioni tra gli stati, fondato - almeno formalmente - sul diritto internazionale, hanno necessariamente dovuto rivalutare l’influenza che l’opinione pubblica ha esercitato in questo processo . D’altra parte, se si pensa all’evoluzione dei sistemi politici nella maggioranza dei Paesi europei dalla metà del XIX secolo in avanti, è evidente che i governi iniziano ad essere sempre più condizionati dalla pressione e dal ‘controllo’ dell’opinione pubblica, per quanto poco ancora, forse, lo vogliano riconoscere. Pur con i limiti indicati si inaugurava così una nuova stagione, una stagione in cui, soprattutto per gli affari internazionali, gli stati avrebbero dovuto rispondere delle proprie scelte di fronte - anche e prima di tutto - all’opinione pubblica, e non solo del loro paese ma di una più generale società internazionale civile. I risultati conseguiti all’Aja rappresentano, in qualche modo, dei percorsi tracciati, quegli stessi che l’affranta società internazionale del primo dopoguerra avrebbe tentato di intraprendere di nuovo, mediante l’istituzione della Società delle Nazioni e che, l’ancor più devastata società internazionale del secondo dopoguerra, avrebbe definitivamente scelto per affermare il 26 giugno 1945 un’alternativa alla guerra, con l’elaborazione della Carta delle Nazioni Unite.
pace ; società internazionale ; diritto internazionale ; diplomazia ; Europa ; relazioni internazionali
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
2008
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