Questa presentazione è ispirata ad una ricerca svolta nella città di Roma nel 2014-2015, focalizzata sul ruolo dell’agricoltura urbana, come strumento di protesta e ridefinizione dello spazio urbano. La ricerca è stata condotta utilizzando un approccio antropologico. L’analisi si è focalizzata su diversi attori, umani e non umani, coinvolti nella gestione dello spazio urbano pubblico. L'indagine è stata sviluppata a partire dalle teorie degli antropologi Philippe Descola e Bruno Latour, che hanno reso evidente come le relazioni tra umani, natura ed ambiente non siano autoevidenti, ma socialmente e culturalmente costruite. Nello studio condotto si è analizzato come l’agricoltura urbana possa essere un importante strumento per concepire e costruire nuove interazioni e configurazioni sociali e spaziali. Nel quadro teorico ci si è inoltre avvalse delle riflessioni elaborate dal sociologo Bauman circa i nuovi ordini spaziali nelle metropoli, e delle elaborazioni attorno all’evoluzione dello spazio urbano italiano fornite dallo storico Bevilacqua. Durante la ricerca si sono analizzate le attività in atto presso numerosi orti urbani e giardini in diverse aree della città. Gli orti urbani studiati presentano alcuni caratteri ricorrenti, legati principalmente al contesto nel quale sono emersi. Ad esempio, l’orto di Garbatella e quello dell’ExSnia rappresentano entrambi tentativi di resistenza contro progetti di speculazione edilizia. Il primo nasce infatti come esperimento di opposizione ad un progetto di costruzione di un parcheggio e di palazzi residenziali sull’area dove attualmente sorge l’orto, il secondo ad un progetto di costruzione di un centro commerciale. Altro aspetto fondamentale ricorrente in molti degli orti urbani analizzati è la volontà da parte degli e delle attivisti/e che li portano avanti di prendersi cura di aree verdi esposte ad abbandono e degrado. Ciò mostra come gli abitanti di queste zone scelgano di non aspettare l’azione delle autorità locali, ma di occuparsi in prima persona con modalità spontanee ed auto-organizzate delle aree in cui vivono. Altro aspetto fondamentale emerso durante il percorso di ricerca è come la creazione di orti urbani autogestiti implementi la creazione di legami sociali del territorio, anche favorendo l’inclusione di migranti, ex-carcerati, persone disabili. Altra forma di agricoltura in città analizzata è quella attuata dal Collettivo Frutta Urbana, gruppo di architetti che ha realizzato una mappatura degli alberi da frutta presenti sul territorio di Roma, e che organizza attività di raccolta e redistribuzione ad associazioni locali. Con modalità maggiormente militanti, i Giardinieri Sovversivi esprimono una forte critica circa l’attuale gestione dello spazio urbano, piantando fiori e piante in aree caratterizzate da un’alta intensità edilizia ed incitando gli abitanti delle aree circostanti a diventare parte al processo di ridefinizione dello spazio pubblico da loro avviato. Tutte le realtà studiate, con diverse configurazioni, mettono in atto pratiche di riappropriazione dello spazio in città. Esse rivendicano gli spazi occupati e ne promuovono un utilizzo pubblico e collettivo, mettendo in discussione i processi decisionali che sottendono la gestione dello spazio in città e la concezione di spazio privato/ pubblico. Tutte queste iniziative riflettono inoltre sul concetto di natura, sui suoi significati, i suoi confini, e sulle interazioni tra umani ed ambiente nel contesto urbano.

Metamorfosi metropolitane: l'agricoltura in città come pratica di riappropriazione dello spazio pubblico / B. Del Monte, V. Sachsé. ((Intervento presentato al 4. convegno Convegno Nazionale della Società Italiana di Antropologia Applicata tenutosi a Trento nel 2016.

Metamorfosi metropolitane: l'agricoltura in città come pratica di riappropriazione dello spazio pubblico

B. Del Monte;
2016

Abstract

Questa presentazione è ispirata ad una ricerca svolta nella città di Roma nel 2014-2015, focalizzata sul ruolo dell’agricoltura urbana, come strumento di protesta e ridefinizione dello spazio urbano. La ricerca è stata condotta utilizzando un approccio antropologico. L’analisi si è focalizzata su diversi attori, umani e non umani, coinvolti nella gestione dello spazio urbano pubblico. L'indagine è stata sviluppata a partire dalle teorie degli antropologi Philippe Descola e Bruno Latour, che hanno reso evidente come le relazioni tra umani, natura ed ambiente non siano autoevidenti, ma socialmente e culturalmente costruite. Nello studio condotto si è analizzato come l’agricoltura urbana possa essere un importante strumento per concepire e costruire nuove interazioni e configurazioni sociali e spaziali. Nel quadro teorico ci si è inoltre avvalse delle riflessioni elaborate dal sociologo Bauman circa i nuovi ordini spaziali nelle metropoli, e delle elaborazioni attorno all’evoluzione dello spazio urbano italiano fornite dallo storico Bevilacqua. Durante la ricerca si sono analizzate le attività in atto presso numerosi orti urbani e giardini in diverse aree della città. Gli orti urbani studiati presentano alcuni caratteri ricorrenti, legati principalmente al contesto nel quale sono emersi. Ad esempio, l’orto di Garbatella e quello dell’ExSnia rappresentano entrambi tentativi di resistenza contro progetti di speculazione edilizia. Il primo nasce infatti come esperimento di opposizione ad un progetto di costruzione di un parcheggio e di palazzi residenziali sull’area dove attualmente sorge l’orto, il secondo ad un progetto di costruzione di un centro commerciale. Altro aspetto fondamentale ricorrente in molti degli orti urbani analizzati è la volontà da parte degli e delle attivisti/e che li portano avanti di prendersi cura di aree verdi esposte ad abbandono e degrado. Ciò mostra come gli abitanti di queste zone scelgano di non aspettare l’azione delle autorità locali, ma di occuparsi in prima persona con modalità spontanee ed auto-organizzate delle aree in cui vivono. Altro aspetto fondamentale emerso durante il percorso di ricerca è come la creazione di orti urbani autogestiti implementi la creazione di legami sociali del territorio, anche favorendo l’inclusione di migranti, ex-carcerati, persone disabili. Altra forma di agricoltura in città analizzata è quella attuata dal Collettivo Frutta Urbana, gruppo di architetti che ha realizzato una mappatura degli alberi da frutta presenti sul territorio di Roma, e che organizza attività di raccolta e redistribuzione ad associazioni locali. Con modalità maggiormente militanti, i Giardinieri Sovversivi esprimono una forte critica circa l’attuale gestione dello spazio urbano, piantando fiori e piante in aree caratterizzate da un’alta intensità edilizia ed incitando gli abitanti delle aree circostanti a diventare parte al processo di ridefinizione dello spazio pubblico da loro avviato. Tutte le realtà studiate, con diverse configurazioni, mettono in atto pratiche di riappropriazione dello spazio in città. Esse rivendicano gli spazi occupati e ne promuovono un utilizzo pubblico e collettivo, mettendo in discussione i processi decisionali che sottendono la gestione dello spazio in città e la concezione di spazio privato/ pubblico. Tutte queste iniziative riflettono inoltre sul concetto di natura, sui suoi significati, i suoi confini, e sulle interazioni tra umani ed ambiente nel contesto urbano.
19-dic-2016
Agricoltura urbana; riappropriazione dello spazio pubblico; neoliberismo
Settore M-DEA/01 - Discipline Demoetnoantropologiche
Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Sociologia e Metodologia della ricerca
Metamorfosi metropolitane: l'agricoltura in città come pratica di riappropriazione dello spazio pubblico / B. Del Monte, V. Sachsé. ((Intervento presentato al 4. convegno Convegno Nazionale della Società Italiana di Antropologia Applicata tenutosi a Trento nel 2016.
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