Introduzione L’iniziativa internazionale “Ospedali Amici dei Bambini” (Baby Friendly Hospital Initiative - BFHI) nasce nel 1991 da un accordo tra l’OMS ed UNICEF con l’obiettivo di incoraggiare le buone pratiche per la promozione dell’allattamento materno ed aiutare i servizi sanitari a migliorare le pratiche assistenziali, rendendo protagonisti i genitori e sostenendoli nelle scelte per l’alimentazione e la cura dei propri bambini. Sulla base di due capisaldi (Il Decalogo OMS/UNICEF ed il “Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno”) vengono pubblicati dei Criteri Globali necessari per poter superare le fasi di verifica previsti dal percorso Baby Friendly. Questo cammino si compone di tre fasi e può essere intrapreso da qualunque punto nascita. Una volta ottenuto il titolo di BFHI, la struttura deve affrontare una fase di riesame ogni 36 mesi per dimostrare di avere costanza nell’aggiornamento e nel rispetto dei Criteri Globali. La Clinica Ostetrico-Ginecologica Luigi Mangiagalli attualmente è in procinto di iniziare la verifica di Fase 1, la quale prevede il controllo della documentazione per valutarne l’idoneità al percorso di accreditamento. Scopo Lo scopo della ricerca è verificare l’andamento della Clinica Ostetrico-Ginecologica Mangiagalli negli anni 2013, 2014, 2015 e 2016 alla luce dei passi IV°, VI°, e VII° del decalogo OMS/UNICEF per il riconoscimento come “Ospedale Amico dei Bambini”. Materiali e Metodi Lo studio è un'analisi retrospettiva di dati relativi a 2141 puerpere e 2239 neonati assistiti presso la Clinica Ostetrico-Ginecologica Mangiagalli negli anni 2013, 2014, 2015 e 2016. Si tratta di dati anamnestici e riguardanti il percorso nascita per tutte le madri, con particolare attenzione allo skin-to-skin, al rooming-in e al tipo di allattamento durante la degenza ospedaliera. Risultati principali Dall’analisi dei dati raccolti nei quattro anni indagati è emerso che le percentuali di donne che hanno rispettato correttamente il passo IV°, VI° e VII° del Decalogo OMS/UNICEF è ancora molto bassa. Solo il 18%, l’11%, il 12% ed il 10% di puerpere, negli anni esaminati, ha effettuato lo skin to skin per almeno 60 minuti ed entro 5 minuti dalla nascita del figlio, così come descritto nel IV° passo. Il tasso di allattamenti esclusivi al seno non sembra essere migliorato ed il suo valore è ancora piuttosto basso, oscilla tra il 46% ed il 58% , invariata è invece la percentuale di allattamenti complementari, pari circa al 30%. Meno del 50% delle donne ricoverate presso la Clinica ha rispettato le indicazioni di OMS ed UNICEF in merito al Rooming-in, tenendo il proprio neonato con se’ per almeno 23 ore su 24. Si tratta di circa il 35% negli anni 2013, 2014 e 2016, solo per il 2015 il valore aumenta di 11 punti percentuali. Conclusioni e proposte operative I risultati emersi dalla ricerca mostrano distanza dai Criteri Globali richiesti da OMS ed UNICEF per ottenere il riconoscimento come BFHI, equivalenti ad un tasso dell’80% per lo skin to skin, per l’allattamento esclusivo al seno durante la degenza e per il rooming-in. Affinchè i dati possano mostrare un miglioramento è necessario intervenire con dei cambiamenti sostanziali nell’assistenza alle puerpere, a partire dall’immediato post-partum. E’ indispensabile che la pratica dello skin to skin non venga interrotta da pratiche di routine di cura al neonato, rimandabili a due ore dopo il parto, e che anche le puerpere da taglio cesareo possano sperimentare nell’immediato il contatto pelle a pelle con il proprio figlio. Il personale sanitario deve essere preparato e competente nel supportare la donna in allattamento, spiegando con chiarezza le indicazioni del latte in formula solo alle donne che ne hanno reale necessità. Le mamme devono essere sostenute dagli operatori, in particolare durante le ore notturne, così che con più facilità tengano il bimbo con sé, imparando a riconoscere i segnali precoci di fame e incentivando un allattamento a richiesta.

Analisi retrospettiva per l'applicazione dei passi IV°, VI° e VII° del decalogo OMS/UNICEF per gli anni 2013–2016, presso la Clinica Mangiagalli / A. Canziani, L. Bianchi, P.A. Mauri. - [s.l] : Università degli Studi di Milano, 2016 Nov.

Analisi retrospettiva per l'applicazione dei passi IV°, VI° e VII° del decalogo OMS/UNICEF per gli anni 2013–2016, presso la Clinica Mangiagalli

P.A. Mauri
2016

Abstract

Introduzione L’iniziativa internazionale “Ospedali Amici dei Bambini” (Baby Friendly Hospital Initiative - BFHI) nasce nel 1991 da un accordo tra l’OMS ed UNICEF con l’obiettivo di incoraggiare le buone pratiche per la promozione dell’allattamento materno ed aiutare i servizi sanitari a migliorare le pratiche assistenziali, rendendo protagonisti i genitori e sostenendoli nelle scelte per l’alimentazione e la cura dei propri bambini. Sulla base di due capisaldi (Il Decalogo OMS/UNICEF ed il “Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno”) vengono pubblicati dei Criteri Globali necessari per poter superare le fasi di verifica previsti dal percorso Baby Friendly. Questo cammino si compone di tre fasi e può essere intrapreso da qualunque punto nascita. Una volta ottenuto il titolo di BFHI, la struttura deve affrontare una fase di riesame ogni 36 mesi per dimostrare di avere costanza nell’aggiornamento e nel rispetto dei Criteri Globali. La Clinica Ostetrico-Ginecologica Luigi Mangiagalli attualmente è in procinto di iniziare la verifica di Fase 1, la quale prevede il controllo della documentazione per valutarne l’idoneità al percorso di accreditamento. Scopo Lo scopo della ricerca è verificare l’andamento della Clinica Ostetrico-Ginecologica Mangiagalli negli anni 2013, 2014, 2015 e 2016 alla luce dei passi IV°, VI°, e VII° del decalogo OMS/UNICEF per il riconoscimento come “Ospedale Amico dei Bambini”. Materiali e Metodi Lo studio è un'analisi retrospettiva di dati relativi a 2141 puerpere e 2239 neonati assistiti presso la Clinica Ostetrico-Ginecologica Mangiagalli negli anni 2013, 2014, 2015 e 2016. Si tratta di dati anamnestici e riguardanti il percorso nascita per tutte le madri, con particolare attenzione allo skin-to-skin, al rooming-in e al tipo di allattamento durante la degenza ospedaliera. Risultati principali Dall’analisi dei dati raccolti nei quattro anni indagati è emerso che le percentuali di donne che hanno rispettato correttamente il passo IV°, VI° e VII° del Decalogo OMS/UNICEF è ancora molto bassa. Solo il 18%, l’11%, il 12% ed il 10% di puerpere, negli anni esaminati, ha effettuato lo skin to skin per almeno 60 minuti ed entro 5 minuti dalla nascita del figlio, così come descritto nel IV° passo. Il tasso di allattamenti esclusivi al seno non sembra essere migliorato ed il suo valore è ancora piuttosto basso, oscilla tra il 46% ed il 58% , invariata è invece la percentuale di allattamenti complementari, pari circa al 30%. Meno del 50% delle donne ricoverate presso la Clinica ha rispettato le indicazioni di OMS ed UNICEF in merito al Rooming-in, tenendo il proprio neonato con se’ per almeno 23 ore su 24. Si tratta di circa il 35% negli anni 2013, 2014 e 2016, solo per il 2015 il valore aumenta di 11 punti percentuali. Conclusioni e proposte operative I risultati emersi dalla ricerca mostrano distanza dai Criteri Globali richiesti da OMS ed UNICEF per ottenere il riconoscimento come BFHI, equivalenti ad un tasso dell’80% per lo skin to skin, per l’allattamento esclusivo al seno durante la degenza e per il rooming-in. Affinchè i dati possano mostrare un miglioramento è necessario intervenire con dei cambiamenti sostanziali nell’assistenza alle puerpere, a partire dall’immediato post-partum. E’ indispensabile che la pratica dello skin to skin non venga interrotta da pratiche di routine di cura al neonato, rimandabili a due ore dopo il parto, e che anche le puerpere da taglio cesareo possano sperimentare nell’immediato il contatto pelle a pelle con il proprio figlio. Il personale sanitario deve essere preparato e competente nel supportare la donna in allattamento, spiegando con chiarezza le indicazioni del latte in formula solo alle donne che ne hanno reale necessità. Le mamme devono essere sostenute dagli operatori, in particolare durante le ore notturne, così che con più facilità tengano il bimbo con sé, imparando a riconoscere i segnali precoci di fame e incentivando un allattamento a richiesta.
nov-2016
Breastfeeding; skin to skin; kangaroo care; bottle milk; bottle feeding; rooming-in; efficacy; BFHI
Settore MED/47 - Scienze Infermieristiche Ostetrico-Ginecologiche
Working Paper
Analisi retrospettiva per l'applicazione dei passi IV°, VI° e VII° del decalogo OMS/UNICEF per gli anni 2013–2016, presso la Clinica Mangiagalli / A. Canziani, L. Bianchi, P.A. Mauri. - [s.l] : Università degli Studi di Milano, 2016 Nov.
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