Il paper si inserisce in un percorso di studi dedicato all’analisi delle trasformazioni innescate all’interno di strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche dalla loro conversione in società a capitale misto, fondazioni, associazioni di partecipazione. Tali processi, caratteristici dell’ultimo decennio, mirano a coinvolgere soggetti privati, for profit e non-profit, nella proprietà e nel governo di organizzazioni che acquisiscono uno statuto giuridico privatistico, pur rimanendo direttamente o indirettamente sotto controllo pubblico. Nel settore sanitario la creazione di società a capitale misto o di fondazioni sembra rappresentare la forma tipica assunta, in Italia e in altri paesi europei, dai processi di privatizzazione nell’erogazione delle prestazioni diagnostico-terapeutiche, nelle quali si ritiene opportuno limitare fortemente il ricorso alle forme di outsourcing adottate per i servizi “ausiliari” (come le pulizie o i pasti). Nel settore assistenziale questi assetti di tipo “ibrido” costituiscono invece una delle modalità con cui si cerca di accompagnare la trasformazione in senso privatistico delle Ipab, una componente molto rilevante del sistema dei servizi di assistenza. In particolare, ciò sembra vero per casi, come quello lombardo, nel quale la grande maggioranza delle Ipab ha acquisito lo status di fondazione di diritto privato. Tra le finalità principali addotte a sostegno di queste esperienze, raggruppate sotto l’etichetta di public-private partnerships o “collaborazioni pubblico-privato”, vi è la possibilità di acquisire un grado di flessibilità organizzativa e gestionale più elevata rispetto alle strutture pubbliche. In questo senso un passaggio fondamentale sarebbe costituito dal progressivo avvicinamento del trattamento economico-normativo del personale appartenente alle nuove entità a quello applicato nelle strutture private. Ciò dovrebbe avvenire, nel settore sanitario, mediante la sostituzione progressiva del contratto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con quello della sanità privata e, nelle ex-Ipab, con il passaggio graduale dai contratti del SSN o delle Autonomie Locali a quelli in uso nel terzo settore. La compresenza nelle medesime organizzazioni di operatori dello stesso tipo cui si applicano contratti diversi, come accade in vario modo nelle esperienze che fanno riferimento ai due settori, dovrebbe essere risolta mediante un’omogeneizzazione dei trattamenti in direzione della normativa privatistica. L’analisi dei processi di conversione avvenuti in Lombardia ed in Emilia-Romagna mette in evidenza le profonde differenze esistenti, fra i due settori, negli esiti delle privatizzazioni. Se è vero infatti che in entrambi i casi per il personale proveniente dalle organizzazioni pubbliche si continuano ad applicare i contratti in essere prima della trasformazione, appare invece diversa la soluzione raggiunta per affrontare il problema della compresenza tra personale pubblico e privato, nonché nel trattamento da riservare ai neoassunti. Nel settore sanitario il trattamento applicato agli operatori provenienti dal privato, ove presenti, è stato avvicinato a quello del personale di provenienza pubblica. Nel settore socio-assistenziale, invece, si è optato per una separazione delle unità organizzative e degli ambiti di lavoro nei quali è previsto l’impiego di personale proveniente dal settore pubblico e da quello privato, mantenendo le differenze di trattamento tra i due gruppi. Per le nuove assunzioni, inoltre, mentre in ambito sanitario sembra prevalere l’applicazione del contratto del SSN, in quello assistenziale esiste tuttora una forte conflittualità tra datori di lavoro ex-pubblici e sindacati in merito al contratto da adottare. Per spiegare le diversità rilevate possono esser chiamati in causa vari fattori: il diverso peso ricoperto in ambito sanitario e assistenziale dalle organizzazioni private e dalla società civile, molto più forte nel secondo caso che nel primo; la differente legittimazione sociale e istituzionale attribuita alle attività diagnostico-terapeutiche rispetto a quelle di semplice cura della persona, tradizionalmente sottovalutate e delegate ai familiari; la diversa intensità delle pressioni competitive, nel complesso più forti nel settore socio-assistenziale che in quello sanitario. Senza dimenticare il ruolo giocato da tali elementi, questo lavoro vuole porre l’attenzione su altri fattori o dimensioni esplicative. Nell’esito differente riscontrato nei processi di privatizzazione intrapresi nei settori sanitario e socio-assistenziale appare infatti significativo il fatto che i principali gruppi professionali coinvolti siano, rispettivamente, gli infermieri professionali (oltre ai medici, che rappresentano però un caso a parte) e gli operatori di assistenza di base. I primi godono di una posizione favorevole sul mercato del lavoro e hanno ottenuto una notevole capacità di controllo su di esso, così come di influenza sulla regolamentazione della propria occupazione. I secondi, invece, hanno conosciuto un processo di professionalizzazione molto più debole e in buona misura eterodiretto, acquisendo un controllo molto più incerto sul mercato del lavoro, nel quale sono peraltro insidiati dalla presenza di alternative a basso costo e altamente flessibili, come quella rappresentata dalle assistenti familiari o “badanti”. Tale differenza condiziona significativamente anche le strategie del sindacato, la cui forza negoziale nella fase di transizione alla privatizzazione è indebolita, a quanto pare, anche dalla difficoltà di seguire la contrattazione a livello provinciale e aziendale, in un settore, come quello assistenziale, altamente frammentato e segnato dalla presenza di un’ampia pluralità di contratti in uso nel terzo settore, tale da far parlare di “balcanizzazione contrattuale”.

Processi di privatizzazione dei servizi di cura e disuguaglianze nel lavoro : il caso delle collaborazioni pubblico-privato / S. Neri. - In: SOCIOLOGIA DEL LAVORO. - ISSN 0392-5048. - 2008:110(2008), pp. 119-131. (Intervento presentato al convegno Le disuguaglianze oggi : territori, società, lavoro tenutosi a Napoli nel 2007).

Processi di privatizzazione dei servizi di cura e disuguaglianze nel lavoro : il caso delle collaborazioni pubblico-privato

S. Neri
Primo
2008

Abstract

Il paper si inserisce in un percorso di studi dedicato all’analisi delle trasformazioni innescate all’interno di strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche dalla loro conversione in società a capitale misto, fondazioni, associazioni di partecipazione. Tali processi, caratteristici dell’ultimo decennio, mirano a coinvolgere soggetti privati, for profit e non-profit, nella proprietà e nel governo di organizzazioni che acquisiscono uno statuto giuridico privatistico, pur rimanendo direttamente o indirettamente sotto controllo pubblico. Nel settore sanitario la creazione di società a capitale misto o di fondazioni sembra rappresentare la forma tipica assunta, in Italia e in altri paesi europei, dai processi di privatizzazione nell’erogazione delle prestazioni diagnostico-terapeutiche, nelle quali si ritiene opportuno limitare fortemente il ricorso alle forme di outsourcing adottate per i servizi “ausiliari” (come le pulizie o i pasti). Nel settore assistenziale questi assetti di tipo “ibrido” costituiscono invece una delle modalità con cui si cerca di accompagnare la trasformazione in senso privatistico delle Ipab, una componente molto rilevante del sistema dei servizi di assistenza. In particolare, ciò sembra vero per casi, come quello lombardo, nel quale la grande maggioranza delle Ipab ha acquisito lo status di fondazione di diritto privato. Tra le finalità principali addotte a sostegno di queste esperienze, raggruppate sotto l’etichetta di public-private partnerships o “collaborazioni pubblico-privato”, vi è la possibilità di acquisire un grado di flessibilità organizzativa e gestionale più elevata rispetto alle strutture pubbliche. In questo senso un passaggio fondamentale sarebbe costituito dal progressivo avvicinamento del trattamento economico-normativo del personale appartenente alle nuove entità a quello applicato nelle strutture private. Ciò dovrebbe avvenire, nel settore sanitario, mediante la sostituzione progressiva del contratto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con quello della sanità privata e, nelle ex-Ipab, con il passaggio graduale dai contratti del SSN o delle Autonomie Locali a quelli in uso nel terzo settore. La compresenza nelle medesime organizzazioni di operatori dello stesso tipo cui si applicano contratti diversi, come accade in vario modo nelle esperienze che fanno riferimento ai due settori, dovrebbe essere risolta mediante un’omogeneizzazione dei trattamenti in direzione della normativa privatistica. L’analisi dei processi di conversione avvenuti in Lombardia ed in Emilia-Romagna mette in evidenza le profonde differenze esistenti, fra i due settori, negli esiti delle privatizzazioni. Se è vero infatti che in entrambi i casi per il personale proveniente dalle organizzazioni pubbliche si continuano ad applicare i contratti in essere prima della trasformazione, appare invece diversa la soluzione raggiunta per affrontare il problema della compresenza tra personale pubblico e privato, nonché nel trattamento da riservare ai neoassunti. Nel settore sanitario il trattamento applicato agli operatori provenienti dal privato, ove presenti, è stato avvicinato a quello del personale di provenienza pubblica. Nel settore socio-assistenziale, invece, si è optato per una separazione delle unità organizzative e degli ambiti di lavoro nei quali è previsto l’impiego di personale proveniente dal settore pubblico e da quello privato, mantenendo le differenze di trattamento tra i due gruppi. Per le nuove assunzioni, inoltre, mentre in ambito sanitario sembra prevalere l’applicazione del contratto del SSN, in quello assistenziale esiste tuttora una forte conflittualità tra datori di lavoro ex-pubblici e sindacati in merito al contratto da adottare. Per spiegare le diversità rilevate possono esser chiamati in causa vari fattori: il diverso peso ricoperto in ambito sanitario e assistenziale dalle organizzazioni private e dalla società civile, molto più forte nel secondo caso che nel primo; la differente legittimazione sociale e istituzionale attribuita alle attività diagnostico-terapeutiche rispetto a quelle di semplice cura della persona, tradizionalmente sottovalutate e delegate ai familiari; la diversa intensità delle pressioni competitive, nel complesso più forti nel settore socio-assistenziale che in quello sanitario. Senza dimenticare il ruolo giocato da tali elementi, questo lavoro vuole porre l’attenzione su altri fattori o dimensioni esplicative. Nell’esito differente riscontrato nei processi di privatizzazione intrapresi nei settori sanitario e socio-assistenziale appare infatti significativo il fatto che i principali gruppi professionali coinvolti siano, rispettivamente, gli infermieri professionali (oltre ai medici, che rappresentano però un caso a parte) e gli operatori di assistenza di base. I primi godono di una posizione favorevole sul mercato del lavoro e hanno ottenuto una notevole capacità di controllo su di esso, così come di influenza sulla regolamentazione della propria occupazione. I secondi, invece, hanno conosciuto un processo di professionalizzazione molto più debole e in buona misura eterodiretto, acquisendo un controllo molto più incerto sul mercato del lavoro, nel quale sono peraltro insidiati dalla presenza di alternative a basso costo e altamente flessibili, come quella rappresentata dalle assistenti familiari o “badanti”. Tale differenza condiziona significativamente anche le strategie del sindacato, la cui forza negoziale nella fase di transizione alla privatizzazione è indebolita, a quanto pare, anche dalla difficoltà di seguire la contrattazione a livello provinciale e aziendale, in un settore, come quello assistenziale, altamente frammentato e segnato dalla presenza di un’ampia pluralità di contratti in uso nel terzo settore, tale da far parlare di “balcanizzazione contrattuale”.
lavoro ; welfare state ; disuguaglianze ; servizi di cura ; sanità ; assistenza
Settore SPS/09 - Sociologia dei Processi economici e del Lavoro
2008
AIS-ELO
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