Dall'analisi di fonti storiografiche, retoriche e di testi giurisprudenziali si desume una forte attenzione dalla nella prassi dei processi criminale in Roma, tra l'età repubblicana e quella imperiale, alla personalità del reo. La tendenza innata a delinquele, in particolare a commettere crimini di particolare efferetazza, per le rlazioni personali con la vittima, la crudeltà delle sevizie inferte o la riprorevolezza dei motivi che indotto al reato rappresentava un tipico motivo retorico, impiegato nell'oratoria giudiziale criminale come in quella politica (contro congiurati o semplici avversari politici) per avvalorare l'accusa alla pena estrema o, in alternativa, all'esilio lontano dall'Urbe. La terminologia che ricorre negli oratori tardorepubblicani e d'età imperiale appare ripresa nel linguaggio della cancelleria imperiale. Sono discussi in particolare testi di derivazione giurisprudenziale che riproducono il testi di rescritti e mandati imperiali e che mostrano come anche nelle disposizioni inviate al prefetto al pretorio, al prefectus urbi e ai praeses provinciarum per reprimere e previnire crimini di particolare pericolosità per la sicurezza pubblica rilevasse la valutazione complessiva della personalità dell'autore del reato, con specifica attenzione alla sua malvagità d'animo in quanto indice di propensione alla recidiva.

Pena capitale e pericolosità sociale del reo nel mondo romano / N. Donadio. ((Intervento presentato al convegno La persona dell'autore del reato nel diritto criminale dell'antica Roma tenutosi a Napoli nel 2016.

Pena capitale e pericolosità sociale del reo nel mondo romano

N. Donadio
2006

Abstract

Dall'analisi di fonti storiografiche, retoriche e di testi giurisprudenziali si desume una forte attenzione dalla nella prassi dei processi criminale in Roma, tra l'età repubblicana e quella imperiale, alla personalità del reo. La tendenza innata a delinquele, in particolare a commettere crimini di particolare efferetazza, per le rlazioni personali con la vittima, la crudeltà delle sevizie inferte o la riprorevolezza dei motivi che indotto al reato rappresentava un tipico motivo retorico, impiegato nell'oratoria giudiziale criminale come in quella politica (contro congiurati o semplici avversari politici) per avvalorare l'accusa alla pena estrema o, in alternativa, all'esilio lontano dall'Urbe. La terminologia che ricorre negli oratori tardorepubblicani e d'età imperiale appare ripresa nel linguaggio della cancelleria imperiale. Sono discussi in particolare testi di derivazione giurisprudenziale che riproducono il testi di rescritti e mandati imperiali e che mostrano come anche nelle disposizioni inviate al prefetto al pretorio, al prefectus urbi e ai praeses provinciarum per reprimere e previnire crimini di particolare pericolosità per la sicurezza pubblica rilevasse la valutazione complessiva della personalità dell'autore del reato, con specifica attenzione alla sua malvagità d'animo in quanto indice di propensione alla recidiva.
23-mar-2006
pericolosità criminale; animus derelinquendi; praeses provinciae; prefectus urbi; prefectus vigilum
Settore IUS/18 - Diritto Romano e Diritti dell'Antichita'
Pena capitale e pericolosità sociale del reo nel mondo romano / N. Donadio. ((Intervento presentato al convegno La persona dell'autore del reato nel diritto criminale dell'antica Roma tenutosi a Napoli nel 2016.
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