Il fenomeno dei matrimoni di guerra si colloca all’interno di un più vasto contesto storico, quello della presenza degli alleati in Italia e delle relazioni che essi intrattennero con la popolazione civile, non solo femminile. Rapporti non sempre sereni e spesso segnati dall’ambiguità. Per lo più questi militari erano ragazzi giovani, lontani per la prima volta dalle loro famiglie, bisognosi di stabilire un rapporto umano che li allontanasse, almeno psicologicamente, dai problemi e dalle brutture della guerra. Nella Penisola furono presenti, tra il 1943 e il 1946, truppe provenienti da ogni parte del mondo: canadesi, australiani, neo-zelandesi, sudafricani, russi, polacchi, brasiliani, indiani e, ovviamente, americani. L’America era, già prima del conflitto, un mito, alimentato principalmente dal cinema hollywoodiano e dai racconti di coloro che erano emigrati e che ritornavano al paese dopo aver fatto fortuna. Dunque, una certa idea di America era ben presente nell’immaginario collettivo degli Italiani: molte ragazze che durante la guerra avevano avuto rapporti con i soldati americani e che con quei giovani si erano fidanzate o sposate, considerarono la possibilità di trasferirsi negli Stati Uniti un’opportunità. Il fenomeno di quella che si potrebbe definire un’“emigrazione sentimentale” fu certamente rilevante: tra il 1946 e il 1950 entrarono negli Stati Uniti come “spose di guerra” complessivamente, da tutti i teatri di operazioni, circa 120.000 ragazze; le italiane furono poco meno di 10.000. Credere però che tutti i rapporti tra soldati alleati e donne italiane – o, più in generale, donne europee o donne dei paesi occupati – fossero basati su sentimenti genuini, su amori e innamoramenti, sarebbe un’illusione: l’Italia era in quel frangente una nazione in ginocchio, prostrata dalla fame. Nel nostro Paese mancava anche l’essenziale e spesso l’unico modo per sopravvivere, per provvedere a se stessi e al mantenimento della propria famiglia, era prostituirsi. La presenza dei soldati americani sul territorio italiano diede occasione di poter dimostrare in pratica la squallida applicazione della legge della domanda e dell’offerta: la richiesta di sesso a pagamento era altissima da parte delle truppe alleate e le donne sapevano che da questi amanti, anche occasionali, potevano trarre benefici.

America dolce-amara : donne e militari alleati tra Liberazione e Occupazione: mito e contraddizioni / S. Cassamagnaghi. ((Intervento presentato al convegno Presenti nella storia, assenti nella memoria : le donne e la seconda guerra mondiale tenutosi a Roma nel 2015.

America dolce-amara : donne e militari alleati tra Liberazione e Occupazione: mito e contraddizioni

S. Cassamagnaghi
Primo
2015

Abstract

Il fenomeno dei matrimoni di guerra si colloca all’interno di un più vasto contesto storico, quello della presenza degli alleati in Italia e delle relazioni che essi intrattennero con la popolazione civile, non solo femminile. Rapporti non sempre sereni e spesso segnati dall’ambiguità. Per lo più questi militari erano ragazzi giovani, lontani per la prima volta dalle loro famiglie, bisognosi di stabilire un rapporto umano che li allontanasse, almeno psicologicamente, dai problemi e dalle brutture della guerra. Nella Penisola furono presenti, tra il 1943 e il 1946, truppe provenienti da ogni parte del mondo: canadesi, australiani, neo-zelandesi, sudafricani, russi, polacchi, brasiliani, indiani e, ovviamente, americani. L’America era, già prima del conflitto, un mito, alimentato principalmente dal cinema hollywoodiano e dai racconti di coloro che erano emigrati e che ritornavano al paese dopo aver fatto fortuna. Dunque, una certa idea di America era ben presente nell’immaginario collettivo degli Italiani: molte ragazze che durante la guerra avevano avuto rapporti con i soldati americani e che con quei giovani si erano fidanzate o sposate, considerarono la possibilità di trasferirsi negli Stati Uniti un’opportunità. Il fenomeno di quella che si potrebbe definire un’“emigrazione sentimentale” fu certamente rilevante: tra il 1946 e il 1950 entrarono negli Stati Uniti come “spose di guerra” complessivamente, da tutti i teatri di operazioni, circa 120.000 ragazze; le italiane furono poco meno di 10.000. Credere però che tutti i rapporti tra soldati alleati e donne italiane – o, più in generale, donne europee o donne dei paesi occupati – fossero basati su sentimenti genuini, su amori e innamoramenti, sarebbe un’illusione: l’Italia era in quel frangente una nazione in ginocchio, prostrata dalla fame. Nel nostro Paese mancava anche l’essenziale e spesso l’unico modo per sopravvivere, per provvedere a se stessi e al mantenimento della propria famiglia, era prostituirsi. La presenza dei soldati americani sul territorio italiano diede occasione di poter dimostrare in pratica la squallida applicazione della legge della domanda e dell’offerta: la richiesta di sesso a pagamento era altissima da parte delle truppe alleate e le donne sapevano che da questi amanti, anche occasionali, potevano trarre benefici.
10-apr-2015
Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea
Ministero dello Sviluppo economico
America dolce-amara : donne e militari alleati tra Liberazione e Occupazione: mito e contraddizioni / S. Cassamagnaghi. ((Intervento presentato al convegno Presenti nella storia, assenti nella memoria : le donne e la seconda guerra mondiale tenutosi a Roma nel 2015.
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