In molte discipline sportive il modello della prestazione richiede la ripetizione, spesso in successione rapida, di un elevato numero di salti o di rimbalzi realizzati in modalità ciclica o con differenti forme di impulso. Per descrivere la capacità di eseguire efficacemente queste azioni motorie si è proposto di utilizzare il termine resistenza ai salti, intendendo con esso la capacità di mantenere l’efficienza prestativa del gesto, realizzato in condizioni di regime pliometrico o di lavoro a carattere pliometrico, nonostante l’affaticamento. Nelle azioni di balzo eseguite con modalità intermittente, come nel caso della pallavolo o effettuate in forma ciclica, come in alcune discipline dell’atletica leggera, ci si chiede quali siano i meccanismi che intervengono a limitare la prestazione. Dopo avere illustrato, nella prima parte (cfr. n. 72) alcuni lavori di ricerca che si sono occupati di questo argomento, rivolti a sforzi di tipo molto prolungato, in questa seconda parte si illustrano alcune evidenze scientifiche basate su studi nei quali sono stati valutati gli effetti di serie di 100 salti e rimbalzi realizzati in particolari condizioni sperimentali, che sembrerebbero assegnare, nel processo di affaticamento conseguente ad una successione ripetuta di salti, maggiore importanza alle caratteristiche di tipo neuromuscolare piuttosto che alle cosiddette qualità aerobiche, e le conseguenze applicative che se ne ricavano.

La resistenza ai salti : pliometria e affaticamento pliometrico (parte seconda) / G. Cometti, G. Alberti. - In: SDS. SCUOLA DELLO SPORT. - ISSN 1125-1891. - 26:73(2007 Jun), pp. 15-22.

La resistenza ai salti : pliometria e affaticamento pliometrico (parte seconda)

G. Alberti
Ultimo
2007

Abstract

In molte discipline sportive il modello della prestazione richiede la ripetizione, spesso in successione rapida, di un elevato numero di salti o di rimbalzi realizzati in modalità ciclica o con differenti forme di impulso. Per descrivere la capacità di eseguire efficacemente queste azioni motorie si è proposto di utilizzare il termine resistenza ai salti, intendendo con esso la capacità di mantenere l’efficienza prestativa del gesto, realizzato in condizioni di regime pliometrico o di lavoro a carattere pliometrico, nonostante l’affaticamento. Nelle azioni di balzo eseguite con modalità intermittente, come nel caso della pallavolo o effettuate in forma ciclica, come in alcune discipline dell’atletica leggera, ci si chiede quali siano i meccanismi che intervengono a limitare la prestazione. Dopo avere illustrato, nella prima parte (cfr. n. 72) alcuni lavori di ricerca che si sono occupati di questo argomento, rivolti a sforzi di tipo molto prolungato, in questa seconda parte si illustrano alcune evidenze scientifiche basate su studi nei quali sono stati valutati gli effetti di serie di 100 salti e rimbalzi realizzati in particolari condizioni sperimentali, che sembrerebbero assegnare, nel processo di affaticamento conseguente ad una successione ripetuta di salti, maggiore importanza alle caratteristiche di tipo neuromuscolare piuttosto che alle cosiddette qualità aerobiche, e le conseguenze applicative che se ne ricavano.
Settore M-EDF/02 - Metodi e Didattiche delle Attivita' Sportive
giu-2007
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