La nascita di una collana di “Fonti e documenti, secc XIII-XVI”, patrocinata dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano nasce dalla doppia consapevolezza che di inquisizione medievale si scrive sempre più diffusamente con ampio divario tra il campo della divulgazione (poco scientifica) e della ricerca scientifica (poco divulgativa). Negli scaffali delle librerie - reali e virtuali - continuano a perpetuarsi stereotipi luoghi comuni a consolidamento delle “verità” dei giudici, non degli inquisiti. Per questa ragione si è pensato di dare avvio ad un progetto di pubblicazione di fonti significative per permettere a specialisti, studenti e lettori curiosi di farsi un’idea diretta. All’edizione critica si aggiunge, possibilmente, la traduzione e un’ampia contestualizzazione storica che dia conto della tradizione del testo, quale elemento fondamentale per comprenderne le ragioni della sopravvivenza dal momento che nel medioevo non esiste un archivio centralizzato e ogni processo ha “vita autonoma”. Per quanto paradossale possa sembrare, non esiste una riflessione seria sui “documenti dell’inquisizione medievale” che sia stata recepita all’interno della medievistica. Lo sforzo dei curatori della collana sembrerebbe essere stato compreso e premiato se il primo volume è andato esaurito entro l’anno dalla pubblicazione, ed è già uscita la ristampa. I primi due volumi riguardano i territori dei valdesi delle Alpi occidentali, negli anni di confine tra medioevo ed età moderna, due tipologie di documenti giudiziari assai diverse, ma entrambe coinvolte in un vasto movimento di dispersione e trasmissione della documentazione valdese. Entrambi svoltisi a Oulx, in val di Susa, mostrano analogie, ma soprattutto differenze. Nel primo caso - I margini dell’eresia. Indagine su un processo inquisitoriale (Oulx, 1492) - abbiamo due singoli interrogatori contro due “barba”, così venivano chiamati i predicatori itineranti valdesi, conservati presso la Cambridge University Library. Nel secondo caso - La valle dei Valdesi. I processi contro Tommaso Guiot, sarto di Pragelato (Oulx, 1495) – si è conservato il processo completo, allogato presso la Bibliothèque Nationale a Parigi, contro un singolo valdese. Si tratta dell’inizio di un ampio progetto che vedrà la pubblicazione dei procedimenti giudiziari contro i valdesi tra fine ‘400 e inizio ‘500, la cui vicenda conservativa – per molti versi simile a quella studiata da John Tedeschi per i processi presso la Trinity College Library di Dublino – è già stata dissodata e ricostruita nel proficuo rapporto tra documentazione e erudizione (M. Benedetti, Il «santo bottino». Circolazione di manoscritti valdesi nell'Europa del Seicento, Torino, Claudiana, 20072). Quali le ragioni dell’interesse per i processi svoltisi in val di Susa? I processi contro barba Martino e Pietro permettono un’analisi che muove dai “margini”, non solo geografici. Invece che partire dai contenuti dei frammenti, le inusualmente ricche annotazioni a margine del manoscritto hanno permesso di individuare un doppio piano di interventi (coevi, del XV-inizi XVI secolo, e posteriori, del XVII secolo). Una doppia serie di interventi rimandano a un doppio piano di itineranza o, meglio, ad una doppia collocazione dell’“errante”. Tale punto di vista, ha permesso di individuare prima le ragioni della creazione dei frammenti da utilizzare come “mappa”, come materiale elaborato per scopi polizieschi, seguendo i nomi dei luoghi frequentati dai barba per trovare altri valdesi, e poi coloro che nel XVII secolo hanno posto note nel margine ha permesso di ricostruire le vicende conservative fino a ricostruire il tragitto conclusosi alla Cambridge University Library. Un’analisi approfondita degli interrogatori dei due barba fa emergere una realtà ben lontana da quella apparente: si tratta veramente di predicatori itineranti valdesi? Il contenuto di una cartula allegata al fascicolo giudiziario proietta i due barba in un orizzonte onomastico composta da identità multiple: valdesi o poveri di Lione, ma anche frati ‘di opinione’, poveri del mondo, “quelli del barilotto” e, infine, cerretani. Le testimonianze indicano un contesto diverso e una inquietudine religiosa diffusa che dall’Italia centrale – e più precisamente da dove si manifesterà la Riforma cappuccina – si sposta verso l’area alpina, in cui i Valdesi a breve si avvicineranno alla Riforma protestante. La provenienza umbra dei due predicatori itineranti apre ad un mondo poco studiato nel XV secolo che illustra riti e credenze che i giudici agevolmente trasformano nei prodromi del sabba attraverso la presenza di diavoli, santi e fate, e addirittura di un ‘gran maestro’. Il secondo volume affronta attraverso l’unico processo completo sopravvissuto la vicenda giudiziaria ed esistenziale di un sarto di Pragelato, nell’alta valle del Chisone, il flagello della crociata del 1488, in un contesto di repressione duratura da parte dei frati Minori, emerge la coesione sociale, oltre che religiosa, di una famiglia – i Guiot – che avrà un ruolo non secondario nell’avvicinamento dei valdesi alla Riforma.

L’attenzione ai margini : percorsi di ricerca (e non solo) / M. Benedetti. - In: GIORNALE DI STORIA. - ISSN 2036-4938. - 16:(2014), pp. 1-11. ((Intervento presentato al convegno Le ultime storie dell'Inquisizione tenutosi a Roma nel 2014.

L’attenzione ai margini : percorsi di ricerca (e non solo)

M. Benedetti
Primo
2014

Abstract

La nascita di una collana di “Fonti e documenti, secc XIII-XVI”, patrocinata dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano nasce dalla doppia consapevolezza che di inquisizione medievale si scrive sempre più diffusamente con ampio divario tra il campo della divulgazione (poco scientifica) e della ricerca scientifica (poco divulgativa). Negli scaffali delle librerie - reali e virtuali - continuano a perpetuarsi stereotipi luoghi comuni a consolidamento delle “verità” dei giudici, non degli inquisiti. Per questa ragione si è pensato di dare avvio ad un progetto di pubblicazione di fonti significative per permettere a specialisti, studenti e lettori curiosi di farsi un’idea diretta. All’edizione critica si aggiunge, possibilmente, la traduzione e un’ampia contestualizzazione storica che dia conto della tradizione del testo, quale elemento fondamentale per comprenderne le ragioni della sopravvivenza dal momento che nel medioevo non esiste un archivio centralizzato e ogni processo ha “vita autonoma”. Per quanto paradossale possa sembrare, non esiste una riflessione seria sui “documenti dell’inquisizione medievale” che sia stata recepita all’interno della medievistica. Lo sforzo dei curatori della collana sembrerebbe essere stato compreso e premiato se il primo volume è andato esaurito entro l’anno dalla pubblicazione, ed è già uscita la ristampa. I primi due volumi riguardano i territori dei valdesi delle Alpi occidentali, negli anni di confine tra medioevo ed età moderna, due tipologie di documenti giudiziari assai diverse, ma entrambe coinvolte in un vasto movimento di dispersione e trasmissione della documentazione valdese. Entrambi svoltisi a Oulx, in val di Susa, mostrano analogie, ma soprattutto differenze. Nel primo caso - I margini dell’eresia. Indagine su un processo inquisitoriale (Oulx, 1492) - abbiamo due singoli interrogatori contro due “barba”, così venivano chiamati i predicatori itineranti valdesi, conservati presso la Cambridge University Library. Nel secondo caso - La valle dei Valdesi. I processi contro Tommaso Guiot, sarto di Pragelato (Oulx, 1495) – si è conservato il processo completo, allogato presso la Bibliothèque Nationale a Parigi, contro un singolo valdese. Si tratta dell’inizio di un ampio progetto che vedrà la pubblicazione dei procedimenti giudiziari contro i valdesi tra fine ‘400 e inizio ‘500, la cui vicenda conservativa – per molti versi simile a quella studiata da John Tedeschi per i processi presso la Trinity College Library di Dublino – è già stata dissodata e ricostruita nel proficuo rapporto tra documentazione e erudizione (M. Benedetti, Il «santo bottino». Circolazione di manoscritti valdesi nell'Europa del Seicento, Torino, Claudiana, 20072). Quali le ragioni dell’interesse per i processi svoltisi in val di Susa? I processi contro barba Martino e Pietro permettono un’analisi che muove dai “margini”, non solo geografici. Invece che partire dai contenuti dei frammenti, le inusualmente ricche annotazioni a margine del manoscritto hanno permesso di individuare un doppio piano di interventi (coevi, del XV-inizi XVI secolo, e posteriori, del XVII secolo). Una doppia serie di interventi rimandano a un doppio piano di itineranza o, meglio, ad una doppia collocazione dell’“errante”. Tale punto di vista, ha permesso di individuare prima le ragioni della creazione dei frammenti da utilizzare come “mappa”, come materiale elaborato per scopi polizieschi, seguendo i nomi dei luoghi frequentati dai barba per trovare altri valdesi, e poi coloro che nel XVII secolo hanno posto note nel margine ha permesso di ricostruire le vicende conservative fino a ricostruire il tragitto conclusosi alla Cambridge University Library. Un’analisi approfondita degli interrogatori dei due barba fa emergere una realtà ben lontana da quella apparente: si tratta veramente di predicatori itineranti valdesi? Il contenuto di una cartula allegata al fascicolo giudiziario proietta i due barba in un orizzonte onomastico composta da identità multiple: valdesi o poveri di Lione, ma anche frati ‘di opinione’, poveri del mondo, “quelli del barilotto” e, infine, cerretani. Le testimonianze indicano un contesto diverso e una inquietudine religiosa diffusa che dall’Italia centrale – e più precisamente da dove si manifesterà la Riforma cappuccina – si sposta verso l’area alpina, in cui i Valdesi a breve si avvicineranno alla Riforma protestante. La provenienza umbra dei due predicatori itineranti apre ad un mondo poco studiato nel XV secolo che illustra riti e credenze che i giudici agevolmente trasformano nei prodromi del sabba attraverso la presenza di diavoli, santi e fate, e addirittura di un ‘gran maestro’. Il secondo volume affronta attraverso l’unico processo completo sopravvissuto la vicenda giudiziaria ed esistenziale di un sarto di Pragelato, nell’alta valle del Chisone, il flagello della crociata del 1488, in un contesto di repressione duratura da parte dei frati Minori, emerge la coesione sociale, oltre che religiosa, di una famiglia – i Guiot – che avrà un ruolo non secondario nell’avvicinamento dei valdesi alla Riforma.
inquisizione; eretici; valdesi; santo bottino
Settore M-STO/01 - Storia Medievale
Settore M-STO/07 - Storia del Cristianesimo e delle Chiese
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
2014
http://www.giornaledistoria.net/
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