Il termine somalizzazione sembra in questo inizio secolo aver completamente sostituito l’espressione balcanizzazione, suo omologo perfetto per i secoli XIX e XX, per alludere ad un rischio a cui molte crisi internazionali (Siria, Libia, Mali, Afghanistan… vi è in effetti un lungo elenco) potrebbero tendere: il rischio cioè del precipitare nell’anarchia e nel disordine totale, nella lotta settaria, così rappresentata, senza logica e senza sbocco. L’articolo intende analizzare da un punto di vista etnografico uno specifico paesaggio sociale all’interno di queste aree di crisi, in particolare all’interno dell’area somala, per mettere in luce, piuttosto che la disconnessione e l’eccezionalità di queste zone, le forme della loro connessione con il mondo degli Stati più ampio. Il commercio informale transfrontaliero, e la sovrapposizione tra movimenti di beni, di persone e di denaro, è preso ad esempio in questo studio di caso per mostrare le profonde ambiguità e contraddizioni di queste forme di relazione. Dinamiche regionali che intrecciano percorsi di persone e merci, che alimentano confini reali e ideologici, che avvicinano o allontanano gli attori in campo in forme inattese e che sono irriducibili rispetto a macro discorsi fondati sul pericolo di radicalizzazioni islamiche o violenze settarie sono qui proposte come determinanti decisive per poter comprendere i percorsi verso il conflitto e verso la pace nelle aree contemporanee di dissidenza e vuoto statale.

Dissidenze statali contemporanee : guerra, internazionalizzazione e sviluppo informale nel Somaliland / L. Ciabarri. - In: ANTROPOLOGIA. - ISSN 2281-4043. - 2:1(2015), pp. 131-149. [10.14672/ada2015300%25p]

Dissidenze statali contemporanee : guerra, internazionalizzazione e sviluppo informale nel Somaliland

L. Ciabarri
Primo
2015

Abstract

Il termine somalizzazione sembra in questo inizio secolo aver completamente sostituito l’espressione balcanizzazione, suo omologo perfetto per i secoli XIX e XX, per alludere ad un rischio a cui molte crisi internazionali (Siria, Libia, Mali, Afghanistan… vi è in effetti un lungo elenco) potrebbero tendere: il rischio cioè del precipitare nell’anarchia e nel disordine totale, nella lotta settaria, così rappresentata, senza logica e senza sbocco. L’articolo intende analizzare da un punto di vista etnografico uno specifico paesaggio sociale all’interno di queste aree di crisi, in particolare all’interno dell’area somala, per mettere in luce, piuttosto che la disconnessione e l’eccezionalità di queste zone, le forme della loro connessione con il mondo degli Stati più ampio. Il commercio informale transfrontaliero, e la sovrapposizione tra movimenti di beni, di persone e di denaro, è preso ad esempio in questo studio di caso per mostrare le profonde ambiguità e contraddizioni di queste forme di relazione. Dinamiche regionali che intrecciano percorsi di persone e merci, che alimentano confini reali e ideologici, che avvicinano o allontanano gli attori in campo in forme inattese e che sono irriducibili rispetto a macro discorsi fondati sul pericolo di radicalizzazioni islamiche o violenze settarie sono qui proposte come determinanti decisive per poter comprendere i percorsi verso il conflitto e verso la pace nelle aree contemporanee di dissidenza e vuoto statale.
Antropologia; etnografia; guerra; sviluppo; Soamliland
Settore M-DEA/01 - Discipline Demoetnoantropologiche
2015
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